Netflix ha rimosso il tag LGBTQ per Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer dopo le polemiche dei giorni scorsi. La scelta di inserire la serie con Evan Peters in quella categoria aveva infatti scatenato un contraccolpo online, suscitando reazioni negative sui social e domande sul motivo di questa categorizzazione, con gli spettatori che si chiedevano se fosse da ricollegare alla sessualità del killer oppure delle sue vittime.
In Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, Evan Peters interpreta il serial killer che ha ucciso 17 persone tra il 1978 e il 1991. La serie true crime, prodotta da Ryan Murphy, ha battuto il record su Netflix ed è diventata la serie (nuova) più vista nella prima settimana di rilascio, battendo anche il fenomeno Squid Game. Per quanto riguarda il tag LGBTQ, Variety ha segnalato che la rimozione del tag sarebbe avvenuta venerdì 23 settembre, ovvero due giorni dopo la premiere della serie. Questa categorizzazione viene solitamente usata per show come Sex Education o comunque serie più “romanzate”, ed è per questo che gli spettatori hanno accusato Netflix di romanticizzare Dahmer e di rappresentare male il pubblico LGBTQ.
Nei giorni che hanno seguito il debutto di Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, le famiglie delle vittime di Dahmer hanno puntato il dito contro Netflix, accusandolo principalmente di non averli contattati prima di rilasciare la serie. “Non sto dicendo a nessuno cosa guardare ma se siete davvero curiosi delle vittime, sappiate che la mia famiglia (gli Isbell) è incazzata per questo spettacolo“, ha scritto Eric Perry, cugino di Errol Lindsey. Nel suo tweet di legge anche: “Ricreare mia cugina che ha avuto un crollo emotivo in tribunale di fronte all’uomo che ha torturato e ucciso suo fratello è SELVAGGIO“.
Rita Isbell, la donna rappresentata nella scena in tribunale a cui fa riferimento Eric Perry, ha invece dichiarato: “Sento che Netflix avrebbe dovuto chiedere se ci dispiacesse o come ci siamo sentiti mentre veniva realizzata la serie. Non mi hanno chiesto nulla. L’hanno fatto e basta. Potrei anche capirlo se dessero parte del denaro ai figli delle vittime. Le vittime hanno figli e nipoti. Se lo spettacolo li avvantaggiasse in qualche modo, sarebbe meno duro. È triste che stiano semplicemente facendo soldi con questa tragedia. Questa è solo avidità“. Ha quindi concluso: “L’episodio con me è stata l’unica parte che ho visto. Non ho visto l’intera serie. Non ho bisogno di guardarla. L’ho vissuto. So esattamente cosa è successo“.