Penn Badgley ironizza su Netflix e di come ha fatto sì che i fan si “innamorassero” di serial killer come Jeffrey Dahmer. L’attore di You interpreta lui stesso un assassino proprio sul servizio streaming. Badgley ha criticato la “strana” idea che i fan siano attratti da assassini realmente esistiti dopo aver visto serie come Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer con Evan Peters. L’attore ha anche affermato che la responsabilità del fenomeno “ricade interamente sulle spalle di Netflix” in un’intervista rilasciata a Entertainment Tonight per promuovere la quarta stagione del suo serial killer drama.
@entertainmenttonight Penn Badgley has a message for those of you who are a little TOO obsessed with Joe Goldberg and serial kworders 💀 #younetflix #pennbadgley #joegoldberg ♬ original sound – Entertainment Tonight
Nella video intervista per Entertainment Tonight, Badgley ha dichiarato: “Ad essere onesti, con il nostro show, ci si deve innamorare di Joe. È colpa nostra“. E ha aggiunto: “Ted Bundy? È colpa vostra. Jeffrey Dahmer? È colpa di Netflix. È tutta colpa di Netflix“. I crimini del serial killer e cannibale Dahmer sono stati nuovamente messi in luce dalla serie di Ryan Murphy, che ha avuto come protagonista Peters. Tra il 1978 e il 1991, Jeffrey Dahmer ha violentato, ucciso e cannibalizzato 17 giovani uomini nel Wisconsin e nell’Ohio. Fu condannato nel 1992 e ucciso in prigione due anni dopo, all’età di 34 anni.
La serie è stata colpita da una feroce reazione da parte delle famiglie delle vittime di Dahmer, che hanno affermato di non essere state consultate prima della produzione dello show. Lo showrunner Murphy ha dichiarato di aver contattato 20 familiari e amici delle vittime prima di realizzare il nuovo show di Netflix su Jeffrey Dahmer, ma “nemmeno una persona ha risposto”, settimane dopo che gli Isbell avevano criticato la serie per aver “fatto soldi sulla loro tragedia” senza autorizzazione.
“Abbiamo fatto ricerche per molto tempo“, ha detto parlando dello show durante un evento a settembre. “Nel corso dei tre anni e mezzo in cui l’abbiamo scritta e lavorata, abbiamo contattato circa 20 famiglie e amici delle vittime per cercare di ottenere un contributo, di parlare con le persone, e non una sola persona ci ha risposto in questo processo“.