La serie: A Murder At The End Of The World, 2023. Creato da: Brit Marling e Zal Batmanglij. Cast: Emma Corrin, Clive Owen, Harris Dickinson, Brit Marling, Alice Braga, Joan Chen. Genere: Thriller, giallo. Durata: 7 episodi da 60 minuti.
Dove l’abbiamo visto: Su Disney+, in anteprima.
Trama: Darby e altri otto ospiti sono stati invitati da un miliardario solitario (Clive Owen) a partecipare a un ritiro in una località remota e affascinante. Quando uno degli altri ospiti viene trovato morto, Darby deve usare tutte le sue capacità per dimostrare che si tratta di un omicidio.
“This is the end, my only friend, the end”. “Questa è la fine, la mia unica amica, la fine”. È con le note lisergiche e oscure dei Doors che si apre la storia che vi raccontiamo nella recensione di A Murder at the End of the World, la serieFX composta da sette episodi ambientata nel remoto e isolato compound di un miliardario solitario, disponibile da martedì 14 novembre su Disney+. La serie debutta con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio ogni settimana. A Murder at the End of the World è una serie molto attesa; è infatti creata e diretta da Brit Marling e Zal Batmanglij, le due menti dietro il successo di The O.A., serie particolarissima (amata oppure odiata, senza mezzi termini), andata in onda su Netflix e poi cancellata dopo la seconda stagione. A Murder at the End of the World è una serie apparentemente più tradizionale, un thriller investigativo. Ma è una storia molto particolare, raccontata con quell’atmosfera sospesa ed esistenziale che ci riporta ad alcuni momenti di The O.A. Si tratta di trovare un colpevole, ma anche di trovare sé stessi. Insomma, un giallo ma con dentro molti altri colori.
La trama: Darby Hart, investigatrice dilettante
Al centro di A Murder at the End of the World c’è un nuovo tipo di detective: un investigatore dilettante della generazione Z e un hacker esperto di tecnologia di nome Darby Hart (Emma Corrin). Darby e altri otto ospiti sono stati invitati da un miliardario solitario (Clive Owen) a partecipare a un ritiro in una località remota e affascinante. Quando uno degli altri ospiti viene trovato morto, Darby deve usare tutte le sue capacità per dimostrare che si tratta di un omicidio, contro una marea di interessi contrastanti e prima che l’assassino faccia una nuova vittima.
Emma Corrin, Cappuccetto Rosso della generazione Z
Quelle insinuanti note dei Doors fuoriuscivano da un paio di cuffie. E quelle cuffie erano indossate da Darby, l’intrigante protagonista interpretata da Emma Corrin, una sorta di Cappuccetto Rosso della generazione Z. Il cappuccio di una felpa rossa in testa, i capelli biondi e corti pettinati in avanti, piercing alle orecchie: Darby è una Clarice Sterling dilettante e gentilmente punk. È investigatrice e autrice di libri, intuitiva e deduttiva come una novella Sherlock Holmes, ma anche sensibile e fragile come può esserlo una ragazza di oggi che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. La seguiamo in vari momenti della sua vita: la risoluzione del delitto in quel resort remoto tra i ghiacci, resa più difficile dal fatto che la vittima, Bill, era stato un suo amore; la soluzione di un vecchio caso che, anni prima, aveva risolto proprio insieme a Bill; gli inizi da detective quando, da ragazzina, aiutava il padre.
Emma Corrin, magnetica e carismatica
Assistere a queste storie è un modo per rivedere sullo schermo una nuova, versatile, intensa Emma Corrin. La Diana della stagione 4 di The Crown non ha più i capelli cotonati di Lady D, ma corti, biondi (e poi rosa), con una frangia che cade sulla fronte (un po’ come la Madonna del video di Papa Don’t Preach), e dei piccoli piercing alle orecchie. E degli occhi verde acqua che, come gemme, si incastonano in un volto che – pare un ossimoro – è allo stesso tempo spigoloso e dolce. È un volto carismatico, che riempie lo schermo, che ci ipnotizza e ci aggancia alla storia. Per una serie un elemento che catturi l’attenzione, al di là della trama della storia, è fondamentale. È interessante che un’attrice così giovane sia già così magnetica e carismatica.
Brit Marling e Zal Batmanglij, viaggi tra mondi diversi
Intorno a Emma Corrin si muove un thriller che cambia più volte strada. Per tutto il primo episodio sembra un tipo di storia, e solo alla fine capiamo in che mondo siamo davvero. Ma le due storie continuano a intrecciarsi e a rubarsi la scena a vicenda. Assistiamo così a un thriller su un serial killer, una cosa tra Mindhunter e True Detective, e contemporaneamente a un giallo classico in un luogo chiuso, alla Agatha Christie, ma raggelato e avvolto dalla tecnologia. Brit Marling e Zal Batmanglij, come avevano fatto nella seconda stagione di The O.A., ambientano le loro storie tra le nuove tecnologie, la Realtà Aumentata, l’Intelligenza Artificiale. Il che rende tutto ancora più complesso e intrigante. Quello che ci affascina di questa coppia creativa è la capacità di lasciarci sospesi tra più dimensioni, tra diverse percezioni, di farci viaggiare in mondi in cui, da soli, non potremmo andare. La magia del cinema, e della serialità, è sempre stata questa.
La recensione in breve
Come vi spieghiamo nella recensione di A Murder at the End of the World è una serie apparentemente tradizionale, un thriller investigativo. Ma è una storia molto particolare, raccontata con quell’atmosfera sospesa ed esistenziale che ci riporta ad alcuni momenti di The O.A. Si tratta di trovare un colpevole, ma anche di trovare se stessi. Insomma, un giallo ma con dentro molti altri colori.
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Voto CinemaSerieTv