La serie: Alice in Borderland, 2020. Regia: Shinsuke Sato. Genere: Distopico, thriller, drama, sci-fi. Durata: 50 minuti ca. /8 episodi. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa.
Trama: La Shibuya deserta della prima stagione lascia spazio a una Shibuya devastata e coperta di vegetazione nella seconda stagione, dove Arisu e Usagi devono scoprire i misteri di Borderland per tornare nel proprio mondo.
È arrivata due anni fa su Netflix proprio a dicembre e ha fatto parlare di sé nel suo piccolo, per poi tornare in auge con l’arrivo lo scorso anno di Squid Game, rivelatosi un nuovo fenomeno mondiale per la piattaforma, proveniente sempre dal mondo asiatico. Eccoci qui, due anni dopo, di nuovo in periodo natalizio, con la recensione di Alice in Borderland 2, la serie giapponese tratta dall’omonimo manga di Haro Aso. Una serie rinnovata a suo tempo dopo due settimane dal rilascio degli episodi dal colosso dello streaming, che ci dà l’impressione di essere sempre stata pensata per due stagioni, con però una possibile apertura verso il futuro.
La trama: dove eravamo rimasti?
La trama di Alice in Borderland è in parte intuibile fin dal titolo. Il serial rileggeva la favola di Alice nel Paese delle Meraviglie raccontando la storia di Arisu (Kento Yamazaki), un ex-studente universitario disoccupato e appassionato di videogiochi, che si ritrova improvvisamente in una Tokyo desolata vittima di un blackout. Insieme a lui i migliori amici Chōta (Yūki Morinaga) e Karube (Keita Machida): il trio si ritrova presto catapultato in una serie di giochi pericolosi e malati che devono vincere per poter sopravvivere. Nel corso della prima stagione, loro non ce l’hanno fatta, lui sì. Insieme a lui Usagi (Tao Tsuchiya), una ragazza solitaria e triste a cui è appena morto il padre, con cui ha deciso di fare squadra. Avevamo lasciato i protagonisti alla fine del ciclo inaugurale con la Spiaggia, luogo dove si era riunito un nutrito gruppo di sopravvissuti capitanati dal Cappellaio, che pensava di poter battere i Master Game al loro stesso gioco. Un’incendio aveva permesso a Arisu e Usagi di arrivare al covo dei Dealer, coloro che promuovevano il gioco lavorando per i Game Master pur di sopravvivere. Qui però avevano scoperto che in realtà c’era un altro livello e un’altra Master, una certa Mira (Riisa Naka), figura giovane e misteriosa, da dover battere per poter continuare.
La trama: una Shibuya devastata e coperta di vegetazione
Con vecchie conoscenze e new entry nel gioco, la seconda stagione di Alice in Borderland riprende proprio da lì, mantenendo l’atmosfera da videogioco e da thriller distopico che aveva caratterizzato i primi episodi. Il quartiere di Shibuya deserto e desolato del ciclo inaugurale, che omaggiava il western e le zombie story nominate dai protagonisti all’inizio della storia, lascia spazio a una Shibuya devastata e coperta di vegetazione. Una sorta di distopia ecologista dove Arisu e Usagi cercheranno svelare a tutti i costi i misteri di Borderland per tornare nel proprio mondo. È possibile fare ritorno? Esiste ancora un mondo reale o è questa la nuova normalità per gli abitanti sopravvissuti di Tokyo? Siamo ancora nella metropoli giapponese ma è come se non ci fossimo più. “Non siamo più in Kansas”, come si diceva in un altro romanzo di formazione in terra inesplorata e favolistica, ovvero Il mago di Oz. I personaggi sono passati di livello, hanno raccolto le carte coi numeri e ora tocca ai giochi delle carte con le figure, che ovviamente saranno ancora più pericolosi, sadici e complicati. Solo la mente allenata di Arisu e l’istinto e il cuore di Usagi potranno arrivare alla verità, rischiando di perdere altri amici e nuovi conoscenti lungo il cammino.
Come in un (video)game
Regia, fotografia, scenografia si evolvono dalla prima stagione e non mancano di sorprendere. La posta in gioco è sempre più alta e arrivati al finale i nodi verranno al pettine e i fan possono aspettarsi molte risposte alle tante domande che hanno albergato la loro mente durante la visione dei 16 episodi prodotti. Alice in Borderland 2 alterna ancora una volta sequenze di grande violenza e sangue, che omaggiano lo splatter e il cinema di Takeshi Kitano, a scene più riflessive che ricordano gli anime adolescenziali coi primi piani, le espressioni e la recitazione volutamente esagerate ed esasperate degli interpreti, con la colonna sonora che acuisce questo intento. Da giocatori vogliamo sempre vincere, trovare la soluzione, andare addirittura a trovare gli architetti di quel world building immaginifico per smontarlo, svelarlo, dissezionarlo e sbugiardarlo. Allo stesso tempo la serie porta alla luce le domande filosofiche su chi siamo e chi vogliamo essere. Dove andiamo, il senso stesso dell’esistenza umana e della mortalità, l’importanza delle scelte e delle loro conseguenze, del determinismo nei rapporti umani e del dualismo tra libero arbitrio e destino. Mira sarà l’obiettivo e la causa delle (dis)avventure dei protagonisti in questa stagione… e la risposta a tutte le loro (e le nostre) domande. Forse.
La recensione in breve
Alice in Borderland 2 continua il lavoro messo in piedi con la prima stagione, alza il tiro e la posta in gioco e propone un nuovo game ancora più sconsiderato e rischioso per arrivare a tutte le risposte. Mira è una new entry mefistofelica che ben si contrappone a Arisu e Usagi e agli altri personaggi, che ancora una volta dovranno rischiare tutto per sopravvivere. Un mix nel complesso riuscito tra violenza inaudita e riflessioni filosofiche, forse un po’ troppo esasperato nella messa in scena e nella recitazione.
- Voto CinemaSerieTv