La serie: American Conspiracy, 2024. Creata da: Zachary Treitz. Genere: Documentario, True crime. Durata: 50 minuti circa/4 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Un giornalista investigativo al lavoro su una cospirazione politica internazionale conosciuta come Octopus viene trovato morto nella sua stanza d’albergo. Decenni dopo, emergono nuovi dettagli sul caso rimasto irrisolto.
Il genere true crime ormai spopola su Netflix e, questa volta, il colosso dello streaming ha deciso di proporre al suo pubblico una delle indagini più complesse mai approdate sulla piattaforma, quella relativa al cosiddetto caso Octopus. Si tratta di una vicenda risalente ai primi anni ’90 quando, un giornalista investigativo di nome Daniel “Danny” Casolaro, fu trovato morto in una camera d’albergo nel West Virginia, dopo che per un anno aveva indagato sullo scandalo di un software informatico che aveva portato a galla una serie di crimini compiuti da figure di alto profilo. Trent’anni dopo, il giornalista Christian Hansen decide di riaprire il caso, per portare a galla la verità sulla morte di Casolaro – liquidata come suicidio – e svelare tutti i segreti dietro a questo incredibile intrigo di portata internazionale.
Come vedremo nella nostra recensione di American Conspiracy: Il caso Octopus, la docuserie in 4 episodi che vede alla regia il collega e amico di Hansen, Zachary Treitz, fornisce al pubblico un quadro completo che permette di comprendere appieno le dinamiche e i retroscena di questa indagine tentacolare, utilizzando un approccio critico e analitico e mostrandoci la vicenda attraverso gli occhi di un giornalista che sembra sempre più assomigliare al collega scomparso Danny Casolaro.
La cospirazione politica del secolo
Proprio come suggerisce il titolo del primo episodio, la narrazione di questo caso ha inizio dalla “Fine”. Il giornalista Christian Hansen contatta il detective che, all’epoca dei fatti, aveva indagato sui cosiddetti omicidi Octopus. L’uomo, che lo invita ad abbandonare l’indagine se non desidera “farsi ammazzare“, sembra però avere a cuore una questione: Danny non si è suicidato. Ma chi è Danny?
Daniel Casolaro – Danny – era un giornalista investigativo rinvenuto senza vita in circostanze misteriose all’inizio degli anni ’90, mentre si trovava in un motel del West Virginia. Nonostante le autorità locali avessero subito archiviato il caso come suicidio, pesanti interrogativi erano immediatamente emersi sulla sua morte, soprattutto da parte della famiglia e dei colleghi. Il reporter, un anno prima di morire, si era infatti imbattuto in uno scandalo su un software informatico che lo aveva portato a una serie di crimini di alto profilo che secondo lui avrebbero potuto riscrivere la storia degli Stati Uniti. Stava quindi per rivelare al mondo la cospirazione politica del secolo – soprannominata dallo stesso Danny Octopus – cosa che gli aveva procurato numerose minacce.
Diventato ossessionato dal caso Octopus, Christian Hansen decide di portare a galla la verità sulla morte di Casolaro, finendo il libro che il giornalista stava scrivendo prima di essere ucciso. A dargli manforte arriva anche il regista Zachary Treitz, determinato ad aiutare l’amico a svelare tutti i segreti dietro a questo incredibile intrigo internazionale.
Promis: una promessa disattesa
Tutto ha inizio quando, durante i primi anni ’80, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti decide di rivolgersi alla INSLAW – società di tecnologia informatica che commercializza software di gestione dei casi per utenti aziendali e governativi – per avere un database in grado di facilitare e snellire il lavoro all’interno dei propri uffici. Il software, chiamato Promis, sembra inizialmente rappresentare una vera e propria svolta, salvo poi essere improvvisamente boicottato – senza spiegazioni – dallo stesso dipartimento. Non solo: il Dipartimento di Giustizia sospende i pagamenti dovuti alla INSLAW, portando la società sull’orlo della bancarotta. Contemporaneamente, il comproprietario dell’azienda Bill Hamilton riceve una proposta di acquisizione da parte di una società informatica della Virginia, la Hadron, con successive minacce in seguito al rifiuto dell’uomo.
Malgrado il giudice federale fallimentare (poi licenziato in tronco) riconosca la frode ai danni della INSLAW da parte del Dipartimento di Giustizia, la Corte d’appello federale annulla questa vittoria e archivia il caso. La domanda sorge quindi spontanea: perché il Dipartimento di Giustizia ha voluto distruggere la INSLAW quando sarebbe bastato pagare per il servizio fornito dalla società informatica? Cosa voleva insabbiare, in realtà? È a questo punto che entra in campo Daniel Casolaro che, venendo a conoscenza dei fatti, decide di dare una risposta a queste domande. Risposta che, ovviamente, non vi spoilereremo in questa recensione.
Un’esposizione chiara e dettagliata
American Conspiracy: Il caso Octopus possiede tutto ciò che potremmo (e dovremmo) aspettarci da una docuserie di genere true crime: un’analisi dettagliata e cronologica degli eventi, documenti inediti, video dell’epoca e testimonianze di prima mano, con approfondite interviste ad amici, colleghi e persone di rilievo coinvolte personalmente nel caso. Con tutto questo materiale a disposizione, il regista Zachary Treitz fornisce al suo pubblico un quadro completo che permette – anche a chi non ha mai sentito parlare delle vicende narrate – di comprendere appieno le dinamiche e i retroscena di questa indagine tentacolare. Perdersi nei meandri di un caso così complesso, infatti, potrebbe essere facile, se solo gli eventi non fossero esposti in maniera tanto chiara e, altrettanto chiaramente, collegati gli uni agli altri fino a dar vita a un immenso disegno che si delinea man mano davanti agli occhi degli spettatori.
Christian come Danny
La storia narrata in American Conspiracy: Il caso Octopus, già di per sé piuttosto intrigante, diventa ancor più interessante grazie all’approccio del regista Zachary Treitz, che affronta ogni elemento di questa vicenda (compresa l’idea che Danny Casolaro sia stato assassinato) oltre che con la precisione e l’oggettività sopracitate, anche con una discreta dose di scetticismo. Inoltre, il regista ha la capacità di portare avanti la docuserie attraverso gli occhi di un’altra persona, il giornalista che ha deciso di inoltrarsi nella tana del Bianconiglio per seguire Danny nelle sue indagini di trent’anni prima e riportare finalmente a galla la verità. In questo modo, Treitz usa Christian Hansen come una sorta di guida per scavare in questa sordida vicenda e scoprire nuovi dettagli, mentre vediamo le sue teorie su ciò che davvero è accaduto evolversi insieme al procedere degli episodi.
Allo stesso tempo, possiamo osservare come Hansen diventi via via sempre più ossessionato dal caso Octopus, finendo per assomigliare in modo quasi inquietante al suo predecessore scomparso. È in particolare un’amica di Casolaro, intervistata in questa docuserie, a sottolineare l’incredibile somiglianza tra Christian e Hansen: al di là dell’aspetto fisico – davvero molto simile – i due hanno in comune l’incredibile curiosità che li ha spinti ad addentrarsi in un caso tanto complesso quanto pericoloso, pur non avendo mai avuto in precedenza alcun interesse per la politica o le cospirazioni internazionali. Sembra quasi che uno sia la reincarnazione dell’altro, tornato per risolvere una volta per tutte l’indagine. Con una differenza, però: Christian può contare su un’ancora di salvezza, il regista Zachary Treitz, l’unico capace di riportarlo coi piedi per terra. E forse di salvargli la vita…
La recensione in breve
La docuserie American Conspiracy: Il caso Octopus fornisce al pubblico un quadro completo che permette di comprendere appieno le dinamiche e i retroscena di questa indagine tentacolare, utilizzando un approccio critico e analitico e mostrandoci la vicenda attraverso gli occhi di un giornalista che sembra sempre più assomigliare al collega scomparso Danny Casolaro.
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