La serie: Cinque giorni al Memorial. Creata da: John Ridley e Carlton Cuse. Cast: Vera Farmiga, Cherry Jones, Cornelius Smith Jr., Robert Pine. Genere: drammatico. Durata: 39-47 minuti/5 episodi Dove l’abbiamo vista: su Apple TV+, in lingua originale.
Ryan Murphy ha cercato per anni di trasformare il meticoloso bestseller di Sheri Fink Five Days at Memorial nella terza stagione della sua serie antologia di successo American Crime Story. Il racconto delle terribili conseguenze dell’uragano Katrina in un centro medico di New Orleans sarebbe stato un soggetto perfetto per l’attitudine registica asciutta e concisa che Murphy ha applicato alla serie, ma i diritti sono poi passati ad Apple Tv+ ed è stato affidato a John Ridley (12 anni schiavo) e Carlton Cuse, showrunner di Lost, il compito di trasporre su schermo la tragica storia del passaggio dell’uragano Katrina a New Orleans. Ambientata quasi interamente all’interno dei confini sempre più fetidi e senza speranza del Memorial Hospital, il racconto di questa serie tv affronta ciò che è successo non solo durante il brutale impatto della tempesta ma anche, e soprattutto, nei cinque giorni dopo l’impatto, in cui si ruppero gli argini che proteggevano la città.
Ripercorriamo le conseguenze di un incidente che ha lasciato le strade di New Orleans allagate per settimane, mentre il panico si diffondeva in assenza di aiuti federali, statali e locali. Devastazione e disorganizzazione sono i termini che meglio descrivono la situazione scioccante della città, investita dal presagio di una tragedia duratura, di un complesso intreccio di colpe e responsabilità e del fallimento del sistema dei soccorsi statunitensi. Come vedremo nella nostra recensione di Cinque giorni al Memorial, la serie di Apple Tv+ racconta una situazione di crisi che, come quella vissuta dal Memorial Hospital durante e dopo l’uragano Katrina, è rara e praticamente irrisolvibile senza dover affrontare gravi perdite.
La trama: un uragano di dilemmi morali
Cinque giorni al Memorial illustra i dilemmi etici, politici, razziali e generazionali scaturiti da situazioni come quelle vissute a New Orleans e all’ospedale Memorial nel 2005. Le tempeste e le inondazioni incessanti, la mancanza di elettricità e di personale in grado di assistere o evacuare tutti i pazienti e di appoggio da parte delle pubbliche istituzioni sono questioni complesse da sviscerare. La serie propone una visione critica dei fatti partendo dall’approccio narrativo, che cerca di comprendere i diversi punti di vista di quella che finì per essere una vera e propria battaglia legale.
La mancanza di una risposta celere e precisa da parte del governo farà arrabbiare gli spettatori, o almeno li confonderà, dopo che le promesse tardive e ripetutamente disattese del governo federale si sono scontrate con un ulteriore disordine a livello statale e locale. L’utilizzo di alcune immagini ormai celebri (persone sedute in cima alle loro case che cercano di fare segnali agli elicotteri, o la folla che si accalca nel Superdome) come sfondo contestuale, contribuiscono a rafforzare i temi dell’isolamento e della perdita, che dominano l’intera narrazione.
La componente umana
Se da un lato Cinque giorni al Memorial si impegna fortemente a rendere il pubblico consapevole della gravità della situazione, dall’altro il disordine strutturale investe perfino la mano registica, sporcata da alcuni tagli grossolani al montaggio, ma soprattutto scelte musicali e di sceneggiatura alquanto opinabili. La pluralità dialogica che garantisce l’imparzialità della ricostruzione storica finisce per perdersi tra storyline che vanno in direzioni opposte. La sensazione è quella di un racconto dal valore ecumenico, ma che poi finisce per restringere troppo l’attenzione alle singole storyline. In ogni caso, alcune di queste sono particolarmente rilevanti.
Vera Farmiga offre un’interpretazione degna di un Emmy nel ruolo della dottoressa Anna Pou, mostrando la lenta disgregazione dell’animo e le conseguenze di una carica di stress disumano che hanno portato Pou a prendere un’orribile decisione. Inoltre, il suo personaggio – e con lei anche l’attrice – dovrà imparare a gestire le emozioni contrastanti delle conseguenze di quella scelta e dei suoi privilegi personali. Cuse e Ridley fanno un lavoro eccellente nel mostrare le circostanze esasperanti in cui si trovava il personale dell’ospedale Memorial. Dalla totale mancanza di protocolli efficienti fino all’assoluta incapacità del governo federale di agire con la dovuta rapidità per salvare la propria popolazione. La colpa di quanto accaduto al Memorial è distribuita su strati e strati di potere e privilegi. Fin dal primo episodio, lo spettatore può percepire un senso di presagio che incombe sia sul personale dell’ospedale che sui cittadini di New Orleans, così come lo strazio di rendersi conto che nessuna di queste persone era lontanamente preparata a ciò che stava per affrontare.
Una crisi che ci porta a riflettere
La serie si propone di esplorare il fallimento del sistema, e lo fa attraverso la lente di diversi concetti che sono dolorosamente rilevanti nel mondo di oggi. Cinque giorni al Memorial è intrisa di temi quali i pregiudizi razziali, il sessismo, la grassofobia, la moralità, la responsabilità, il consenso. Ogni episodio è un’istantanea dettagliata del comportamento umano e della sua complessità. I momenti di disperazione e desolazione sono sapientemente intervallati da scene che mostrano i trionfi dell’umanità. La gioia per una vita salvata – e qui il montaggio dà il meglio di sé – è giustapposta all’angoscia di vedere qualcuno soffrire, e la tranquilla intimità del tempo trascorso con una persona cara è in netto contrasto con la paura e la frustrazione di rendersi conto che nessuno sta venendo a salvarti.
Non si tratta di una serie che vuole offrire una soluzione a una tragedia nazionale, ma piuttosto mira a porre una luce cupa al contempo lampante su come il completo disfacimento del governo degli Stati Uniti e dei sistemi che lo compongono abbia causato danni irreparabili, privilegiando il denaro e l’immagine pubblica rispetto alle persone. Quando chi ha il potere di influenzare le masse non lo usa a fin di bene, l’individuo è costretto a fare l’impossibile. Cinque giorni al Memorial invita a mettersi nei panni dei sopravvissuti e delle vittime. E ci chiede di esaminare i sistemi che sono destinati a servirci in caso di crisi, affinché qualcosa di simile non accada mai più.
La recensione in breve
La narrazione della miniserie Cinque giorni al Memorial è turbolenta tanto quanto i fatti che racconta. A parte qualche inciampo registico e alcune storyline che si perdono in lungaggini, ci restituisce il ritratto di un'America ferita in cui il singolo è chiamato all'impossibile.
- Voto ScreenWorld