La serie: Cobra Kai – Stagione 5 del 2022. Creata da Josh Heald, Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg. Cast: Ralph Macchio, William Zabka, Xolo Maridueña, Tanner Buchanan e Mary Mouser. Genere: azione/commedia. Durata 30 minuti ca./10 episodi. Dove lo abbiamo visto: su Netflix, in anteprima stampa.
Trama: Danny LaRusso e Johnny Lawrence, a capo rispettivamente dei dojo Miyagi-Do e Eagle Fang, sono costretti ad allearsi per combattere un pericoloso nemico del passato, Terry Silver, adesso alla guida del Cobra Kai. Ad aiutarli sarà una vecchia conoscenza, l’ex rivale e ormai amico Chozen, giunto da Okinawa per studiare un piano che possa definitivamente porre fine ai folli progetti di Silver.
La trama: Una sconfitta impossibile da accettare
Li avevamo lasciati sconfitti, al termine della quarta stagione, con il Cobra Kai che aveva conquistato il titolo di dojo campione dell’All Valley. Ad affiancare John Kreese alla guida del temibile Cobra Kai, una vecchia conoscenza dei fan di Karate kid: il villain Terry Silver, che sotto manipolazioni e insistenze di Kreese decide di lasciare la sua lussuosa vita e riaprire le ferite del passato tornando a combattere.
Il patto era chiaro: il dojo vincitore del torneo sarebbe rimasto aperto, gli altri avrebbero chiuso per sempre. Di fonte al palesarsi del folle piano di Silver, però, i due amici/ex rivali Danny LaRusso e Jonny Lawrence non possono tenere fede al patto. Sensei Silver mira infatti a espandere il Cobra Kai (trasformato in un franchise dotato di tutte le attrezzature all’avanguardia) ben oltre i confini della Valley, e per raggiungere il suo scopo ha radunato i più brutali sensei di tutto il mondo. Un’armata spietata per plasmare i giovani di tutto il mondo al grido di “nessuna pietà”. Nel frattempo, per incompatibilità di vedute, Silver ha pensato bene di incastrare l’antico compagno d’armi e di Vietnam Kreese, a cui aveva giurato eterna lealtà (ma, come si sa, le promesse e le alleanze in Cobra Kai durano quanto un fiore di ciliegio), spedendolo in prigione.
Per scongiurare il folle piano di espansione del Cobra kai, l’ex allievo del maestro Miyagi decide di rivolgersi a un vecchio rivale, ormai divenuto amico (dinamica che ormai abbiamo capito essere il leit motiv di tutta la serie). Da Okinawa, Giappone, arriva quindi Chozen, abile esperto di altri marziali e prezioso alleato in questa nuova faida.
E mentre gli adulti si organizzano e si preparano a colpire, i ragazzi si apprestano a fare altrettanto. Solo che, oltre alle rivalità da tappeto rosso, devono confrontarsi con le mutevoli e travolgenti dinamiche amorose, altrettanto impegnative e destabilizzanti. Sam aveva scelto di lasciare il Karate (e Miguel) per concentrarsi su se stessa, Tory, dopo aver scoperto gli inganni di sensei Silver, entra in crisi con tutti (e di quei tutti fa parte anche Robby, con cui aveva iniziato una relazione).
E Miguel? Lo avevamo lasciato su un autobus in direzione Messico, deciso a ritrovare il padre biologico mai conosciuto. Solo che, abbastanza prevedibilmente, quello che troverà sarà ben diverso da quanto sperato. A lanciarsi in un improvvisato viaggio on the road sulle sue tracce sarà proprio il padre putativo (nonché sensei) di Miguel, Johnny Lawrence, che insieme al figlio Robbie oltrepassa il confine fino a ricongiungersi con Miguel (non prima di aver menato calci a ogni sosta del viaggio). Ed è proprio grazie a questa rocambolesca parentesi oltre i confini della Valley che i tre sembrano finalmente riuscire a sciogliere i vecchi rancori e inaugurare nuovi equilibri.
Terry Silver, il nuovo implacabile villain
Ecco che arriva dal passato, con tutto il furore represso dei suoi traumi giovanili legati alla guerra, il vero nuovo villain di questa quinta stagione di Cobra Kai: Terry Silver, vecchia conoscenza per i fan della quadrilogia di karate Kid. Se nella scorsa stagione lo abbiamo visto fare il suo ritorno sul dojo del Cobra Kai come spalla dell’amico (ed ex mentore) Kreese, cercando di insinuarsi senza imporsi e adottando un approccio più persuasivo e finemente psicologico, adesso il nuovo antagonista si rivela in tutta la sua subdola pericolosità.
Il suo è un piano tortuoso come la sua mente, che non non conosce limiti, sia per risorse economiche a disposizione, sia per manie di onnipotenza. Rispetto alle scorse stagioni, le macchinazioni e le modalità manipolatorie utilizzate risultano lievemente più disturbanti, rendendo Silver un antagonista decisamente efficace, perché sprovvisto di argini morali. in questo il personaggio (interpretato dall’attore Thomas Ian Griffith) è aiutato da una espressività più sibillina e meno lombrosiana rispetto al predecessore Kreese (che continua comunque a coltivare una sua personale storyline in prigione), rendendolo il vero serpente di questa stagione.
Un passato che non può durare per sempre
Cobra kai, si sa, è uno show che ha come obiettivo quello di essere divertente, intrattenendo a colpi di citazionismo oltre che di karate. E finora il risultato ottenuto è stato decisamente soddisfacente, considerata la calorosa accoglienza del pubblico di Netflix. Inizia però a consolidarsi la sensazione che lo show si stia avvitando su se stesso, riproponendo le formule che lo hanno reso così popolare in modo piuttosto obbligato.
E se è vero che la linfa vitale apportata dal nuovo villain e dal ritorno di Chozen (vero protagonista della linea comica dello show) è stata sufficiente per alimentare questa stagione, è anche legittimo chiedersi fino a quanto sarà possibile attingere dal passato senza che la serie si trasformi in una parodia eccessiva di se stessa. Attendiamo quindi con qualche perplessità i nuovi sviluppi, augurandoci che venga scongiurato il rischio di uno strascico fine a se stesso: non renderebbe giustizia a una serie che finora ci ha regalato molte soddisfazioni.
La recensione in breve
In questa quinta stagione Cobra Kai si conferma la serie divertente e di intrattenimento che è sempre stata, sfruttando al massimo la consolidata formula che l'ha portata al successo ma che, al contempo, rischia di ingabbiarla in dinamiche ripetitive e già abbondantemente sfruttate.
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