La serie: Dear Edward, 2023. Creata da: Jason Katims. Cast: Colin O’Brien, Connie Britton, Taylor Schilling, Amy Forsyth, Carter Hudson, Idris DeBrand, Ivan Shaw, Jenna Qureshi, Maxwell Jenkins, Dario Ladani Sanchez. Genere: drammatico/romantico. Durata: 50 minuti ca./ 10 episodi. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa su Apple TV+, in lingua originale.
Trama: Edward, un ragazzino di 12 anni, è l’unico sopravvissuto a un disastro aereo. La sua vita e quelle dei congiunti delle vittime si intrecciano in un percorso che li porterà ad elaborare la tragedia della perdita e a instaurare nuovi e inaspettati rapporti fra di loro.
Approda su Apple TV+ la nuova serie drammatica adattata dall’omonimo romanzo della scrittrice Ann Napolitano, Dear Edward (libro da noi tradotto con singolare sforzo creativo in Non Sprecare il tempo, non sprecare l’amore). Dietro al progetto, ci sono il mestiere e la penna navigata di un autore come Jason Katims (creatore, fra gli altri, di show di successo come Friday Night Lights e Parenthood). Dieci episodi in cui un cast corale di volti noti della serialità televisiva ruota attorno alla incredibile vicenda (vera) dell’unico sopravvissuto a un disastro aereo, un ragazzino di appena dodici anni.
I primi tre episodi, di cui vi parliamo nella nostra recensione di Dear Edward, sono disponibili dal 3 febbraio, per poi passare al consueto rilascio settimanale dei restanti sette.
La trama: il trauma di chi sopravvive
Sembra che la scrittrice Ann Napolitano sia rimasta (comprensibilmente) così colpita dalla notizia di un incidente aereo in cui l’unico sopravvissuto è stato un ragazzino di appena dodici anni, da decidere di scriverci un libro. L’adattamento televisivo del libro, racconta la tragedia vissuta da Edward, un bambino altamente dotato con problemi di ansia sociale, in viaggio coi genitori e il fratello maggiore su un volo diretto a Los Angeles, dove la famiglia era in procinto di trasferirsi per seguire la carriera professionale della madre, sceneggiatrice di successo. Sullo stesso aereo, si incrociano, per un attimo, le vite delle future vittime dell’incidente: una giovane mamma diretta a L.A per fare un provino, il fidanzato di una giovane incinta di 16 settimane, una senatrice di lungo corso, un imprenditore e padre di famiglia. Ognuno di loro con una storia personale fatta di figli, nipoti, sorelle e fidanzate che si trovano a gestire la lacerazione della perdita improvvisa, e la conseguente ricostruzione delle proprie vite e dei nuovi ruoli che si troveranno costretti ad assumere.
Le tragedie, quando capitano, non cascano mai nel vuoto pneumatico, ma vanno a travolgere esistenze già piene di dolori, incomprensioni, vecchie ferite e difficoltà quotidiane. E così, chi resta, si trova costretto a intraprendere un percorso di integrazione del lutto che ridefinisce gli orizzonti di senso e ricombina i pezzi della propria identità seguendo traiettorie imprevedibili. È questo quello che succede ad Adriana, la giovane nipote nonché assistente della senatrice, a Lacey (Taylor Schilling), zia di Edward e appena reduce dal secondo aborto, a Lydia, ragazza incinta che dopo la perdita del fidanzato Gary si trova sola e senza sostegno familiare, alla piccola Becks, il cui zio cercherà di riportarla in Ghana. E infine a DeeDee (una tragicomica Connie Britton) e Zoe, rispettivamente l’eccentrica moglie e la figlia del ricco e sempre più assente imprenditore Charlie, abituate a uno stile di vita sopra le righe che dovranno presto ridimensionare.
Le vite di questo variegato parterre di personaggi si incrociano a breve distanza dall’incidente, grazie al gruppo di sostegno per i parenti delle vittime del disastro aereo; una stanza dove ciascuno porta se stesso e i fantasmi del passato e del presente. La vicinanza apre quindi la via a dinamiche inaspettate fra personaggi i cui tragitti probabilmente non si sarebbero mai intersecati.
Una centrifuga di drammi ed emozioni
È decisamente denso il materiale emotivo e drammatico, ripartito su un notevole numero di personaggi, che ci viene proposto fin dai primi episodi. La struttura corale della serie impone una forte frammentazione delle storyline, unita a un ricorrente uso di flashback. La sensazione è che ad ogni camera di dolore a cui ci affacciamo, ne segua una successiva, senza soluzione di continuità, e senza dare allo spettatore il tempo di respirare. L’atmosfera generale, tuttavia, nonostante l’insistenza sul fattore “dramma umano”, risulta stemperata da un sotterraneo senso di ostinata speranza che emerge da subito attraverso le prime interazioni fra i protagonisti. Il mestiere degli sceneggiatori si vede nella facilità con cui riescono a costruire uno show emotivo facendo leva sulla sensibilità dello spettatore (determinante il comparto musicale, che accompagna ogni singola scena quasi a non concedere di mollare la presa emotiva).
Oltre a questo, è innegabile che lo show si conceda una serie di forzature di trama, inserendo anche un numero di piuttosto prevedibili agganci mistery. Quello che in termini di scrittura (e di performance) era riuscito a fare un altro show profondamente emotivo come This is Us, qui perde il suo equilibrio nel momento in cui mostra la sua fretta nell’inondarci di drammi su drammi, senza dare allo spettatore il tempo di elaborare le informazioni e i vissuti di una pluralità di personaggi che cercano (e qui sta il paradosso) di elaborare loro stessi la tragedia da cui sono stati colpiti.
Un cast che riesce a sollevare lo show?
Ritroviamo due volti ben noti fra gli appassionati della serialità televisiva: Taylor Schilling (indimenticabile protagonista di Orange is The New Black) e Connie Britton (già interprete di Friday Night Lights e più recentemente di The White Lotus, passando per le serie antologiche di Ryan Murphy). Se alla prima è affidato un ruolo di genere più convenzionalmente drammatico (in cui risulta comunque convincente), alla seconda è richiesto di muoversi su una linea tragicomica e sopra le righe in cui l’attrice è perfettamente a suo agio, dando vita a un personaggio che non si esaurisce nel suo lato più caricaturale.
Il giovanissimo Colin O’Brien, interprete di Edward (e che ritroveremo a breve nei panni di un giovane Willy Wonka in Wonka, riesce a contenere la tristezza e l’incredulità della sua tragedia in una interpretazione toccante e calibrata, aiutato in questo da una scrittura particolarmente attenta nei suoi confronti.
Vedremo quindi se le premesse altalenanti di una serie così ricca (nel bene e nel male), riusciranno a spiccare il volo con l’aiuto di un cast che sicuramente gioca a suo favore.
La recensione in breve
Attraverso l'incredibile esperienza del dodicenne Edward, unico sopravvissuto di un incidente aereo, la serie affronta il trauma del lutto sfruttando una struttura corale, in cui l'intreccio delle persone coinvolte nel disastro porta alla luce i drammi personali. Un affresco decisamente denso e carico di emozioni (a rischio di forzare la mano) con un cast solido ed efficace.
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