La serie: Emily in Paris 3, 2022. Creata da: Darren Star. Cast: Lily Collins, Philippine Leroy-Beaulieu, Lucas Bravo, Ashley Park, Camille Razat, Samuel Arnold, Bruno Gouery, William Abadie, Lucien Laviscount. Genere: Commedia romantica. Durata: 30 minuti circa/10 episodi. Dove l’abbiamo vista: in anteprima stampa, su Netflix
Trama: Continuano le avventure della nostra americana a Parigi. Emily è una ragazza originaria di Chicago che si trasferisce nella Ville Lumiere per lavorare in un’agenzia di marketing francese. Qui si trova immersa in storie d’amore e rapporti lavorativi che cambiano completamente la sua vita.
Una delle serie più amate e discusse degli ultimi anni, creata da Darren Star, famoso per essere il creatore di Sex and the City, è finalmente tornata. Come vedremo in questa recensione di Emily in Paris 3, la storia riprende da dove si era interrotta: scopriremo i cambiamenti avvenuti in questa nuova stagione e analizzeremo tutti quegli stereotipi che sono sempre stati il punto dolente della serie e che hanno ancora un peso sul nostro giudizio. Emily in Paris è come il famoso pain au chocolat francese: una coccola di cui non si può fare a meno anche se delle volte può risultare difficile da digerire.
La trama: una Emily sempre più francese
La terza stagione si apre con una scelta molto difficile per la nostra protagonista. Emily (Lily Collins) si trova costretta a scegliere tra l’agenzia americana per cui ha lavorato una vita intera con la sua mentore Madeline e il nuovo team capitanato da Sylvie. Per Emily non si tratta solo di una scelta d’affari, ma della contrapposizione tra il futuro solido che l’aspetta nella sua città natale con la vita a Parigi per cui sente un senso di appartenenza sempre più forte. La sensazione che si ha sin dai primi episodi di questa stagione è quella di trovarci di fronte ad una protagonista più confident verso se stessa e la città che la circonda. Lo si nota dal suo modo di approcciarsi alle persone e dalla sua padronanza della lingua francese che inizia a migliorare.
La seconda stagione ci aveva lasciati con Emily e Camille intente a ricostruire la loro amicizia. Tuttavia la promessa per cui nessuna delle due doveva fidanzarsi con Gabriel viene a mancare nel momento in cui Camille va a vivere da lui. In questa nuova stagione si percepisce un silenzio latente che avvolge il rapporto tra le due amiche, nonostante la buona volontà di entrambe di risanare il legame ormai scalfito nella fiducia. Il personaggio di Camille è maggiormente distaccato e ambiguo, come se si fosse rotto qualcosa dentro di lei. Proseguendo negli episodi si scoprono le cause di questo repentino cambiamento, tra cui un segreto inaspettato che solo Emily casualmente viene a scoprire.
Un legame che prosegue a gonfie vele è quello tra Emily e Mindy. L’amica è un personaggio fondamentale all’interno della serie, che in questa stagione inizia ad avere la visibilità che merita. Emily adora lo spirito libero di Mindy e l’ammira per i grossi rischi che ha corso lasciando la ricchezza per ricercare la vera se stessa. Il loro rapporto è una delle ragioni principali che spingono la nostra protagonista a fare determinate scelte. Nonostante delle problematiche che mineranno la serenità della loro amicizia le due condividono lo stesso senso di appartenenza alla città di Parigi e la voglia di cambiare il loro destino.
Il rapporto di Emily e il banchiere inglese Alfie nonostante qualche ricaduta sembra consolidarsi sempre più, mentre la figura di Gabriel subisce un profondo cambiamento, va infatti incontro ad una grande maturazione che lo porta a prendere decisioni drastiche e definitive riguardo la sua sfera sentimentale. Gabriel è senza dubbio uno dei personaggi più amati dai fan della serie: sin dai primi episodi è entrato nel cuore del pubblico e in molti sperano di vedere lui ed Emily definitivamente insieme.
L’illusione del sogno Parigino
Emily in Paris 3 ha consolidato il “sogno parigino” delle prime due stagioni, raccontando una città all’apparenza perfetta ed ideale in ambito culturale e lavorativo, cosa che però può portare a una certa distorsione della realtà. Un primo esempio di questa “distorsione” è lo stile di Emily, da lei considerato parigino, che invece è particolarmente eccentrico. Senza dubbio è uno dei dettagli che tengono lo spettatore incollato allo schermo, curioso di sapere quale capo indosserà la protagonista ad ogni evento, ma porta ad una rappresentazione di Parigi e dei suoi abitanti diversa dalla realtà: la quotidianità dei parigini è molto più “semplice” di quella che vediamo nella serie.
Il contrasto America VS Francia è sempre stato palpabile dalla prima stagione. Questo ha fatto scaturire sui social e non solo una notevole quantità di critiche. La visione degli americani stacanovisti e dei francesi flâneuse che arrivano tardi al lavoro e si concedono lunghe vacanze in luoghi da sogno, non è altro che un ulteriore ed inopportuno stereotipo. Guardando la serie è impossibile non ammirare la meraviglia dei luoghi e il modo in cui i francesi si godono le loro (tante) pause lavorative. Emily incarna invece il problem solving tutto statunitense, è la dipendente perfetta (a tratti così tanto da diventare fastidiosa), mentre i suoi colleghi vengono rappresentati con un’etica lavorativa completamente diversa. Questa caratteristica della protagonista porterà ad ulteriori contrasti nella terza stagione.
Il lusso non è Parigi
Proseguendo nella recensione di Emily in Paris 3 si può dire che l’impronta del creatore di Sex and the City è palpabile in ogni episodio. La scelta della stilista Marylin Fitoussi è stata senza dubbio fondamentale per la buona riuscita della serie, perché portatrice di audacia e personalità nei look della serie. Lo scopo di questa stagione è quello di mostrare una Emily più inserita nel contesto parigino, più sicura di sé e molto più “francese”. Le scelte stilistiche adottate sono di conseguenza diverse rispetto a quelle delle precedenti stagioni, più ispirate all’alta moda francese.
Il settore della moda assume inoltre un’importanza maggiore nella storia, partendo dal brand di Pierre Cadault, che subisce un profondo cambiamento, a quello di una nuova agenzia di moda che porta scompiglio nella vita della giovane Americana. Il lusso prende sempre più spazio, allontanando ancora di più la vita di Emily da quella di un normale parigino. La città che conosciamo attraverso la serie è sinonimo di lusso ed opulenza, non ci vengono mai mostrate zone periferiche o non “da cartolina”, sfalsando ancora una volta la percezione dello spettatore da quella che è la normalità della capitale francese.
La parola d’ordine è leggerezza
Detto questo, comunque, questa stagione di Emily in Paris, come quelle precedenti, è apprezzabile per la sua leggerezza, si conferma infatti un guilty pleasure da fine giornata. Una storia che non ha particolari significati nascosti o intenti morali, ma che è intrattenimento puro: una visione piacevole adatta ad un pubblico ampio e variegato.
La recensione in breve
Emily in Paris 3 prosegue con una protagonista che diventa più "francese". Una stagione fresca e frizzante che deve essere vista per quello che è: un piacevole passatempo. Viene dato più spazio al settore della moda e i personaggi secondari sono meglio delineati rispetto alle stagioni precedenti, conferendo un maggiore equilibrio alla narrazione degli episodi. Gli stereotipi passati però si consolidano.
- Voto ScreenWorld