La serie: Expats, 2024. Creata da: Lu. Cast: Nicole Kidman, Sarayu Blue, Ji-young Yoo, Brian Tee, Tiana Gowen, Bodhi del Rosario, Ruby Ruiz, Amelyn Pardenilla, Jack Huston. Genere: Drammatico. Durata: 6 episodi/40minuti. Dove l’abbiamo visto: su Prime Video.
Trama: Nella vibrante e tumultuosa Hong Kong del 2014, le vite di tre donne americane – Margaret, Hilary e Mercy – si incrociano dopo un’improvvisa tragedia familiare. La serie mette in discussione i privilegi ed esplora cosa succede quando il confine tra vittimismo e senso di colpa si confonde.
Un formicaio, un melting pot: luci al neon multicolori che lampeggiano, folle di persone che si incrociano, il rumore incessante del traffico infinito. Quartieri di alto livello con residenze ultra-sicure e case malandate in cui i più poveri tra i poveri sono stipati. Hong Kong, una vibrante megalopoli internazionale di contrasti, è la vera protagonista di Expats, la serie tv di Lulu Wang (The Farewell), i cui due primi episodi sono ora disponibili su Prime Video. Basata sul romanzo del 2016 di Janice Y. K. Lee, racconta la storia dei destini intrecciati di tre donne espatriate a Hong Kong, che vengono sconvolti da una tragedia familiare. Come vedremo in questa recensione di Expats, è soprattutto da apprezzare come il progetto di Wang riesca a catturare le complessità. Un ricco enigma morale è al centro dell’esistenza di queste tre donne, ma non c’è alcun colpevole da catturare: un equilibrio difficilissimo da gestire, ma in cui la regista dello splendido The Farewell risulta vincente.
Expats: l’ombra di una tragedia famigliare a tre punte
All’inizio di Expats, una voce fuori campo cita casi di incidenti o tragedie e si chiede cosa succede ai colpevoli in queste situazioni. Mercy (Ji-young Yoo), la ragazza americana di origine coreana che parla, è o si sente responsabile di uno di questi casi. Capiamo subito di cosa si tratta quando incontriamo Margaret (Nicole Kidman), una donna affranta dal dolore che sta organizzando il 50° compleanno del marito Clarke (Brian Tee), accompagnato dai due figli. Non ci vuole molto per rendersi conto del dramma: c’è un terzo figlio che è scomparso. Ed è questo, apparentemente, che la collega a Mercy. Il terzo lato di questo triangolo è Hilary (Sarayu Blue), una vicina del lussuoso palazzo in cui vive Margaret, una donna sposata con David (Jack Huston), con il quale sembra attraversare una grave crisi coniugale. Quando la storia introduce le due, il rapporto tra Margaret e Hilary appare teso: condividono un ascensore scomodo e quando Margaret le chiede se andrà al compleanno del marito, lei si giustifica. Più tardi, però, si pente e va, ma da sola.
Il primo episodio si concentra su quella festa rarefatta del 50°, dove quasi tutti sono a disagio perché si svolge all’ombra della tragedia familiare, in una sorta di “raccomandazione del terapeuta”. Quello che Margaret non sa è che, per coincidenza, Mercy è stata assunta come cameriera, e la ragazza non sa nemmeno che la festa è di Margaret. Il secondo episodio assume invece la forma di un flashback, che servirà per iniziare a raccontare cosa è successo tra le tre protagoniste e, soprattutto, con il bambino che non c’è nel presente, che Margaret e Clarke piangono. Questo episodio servirà anche per conoscere le vite dei tre protagonisti, dei loro partner, dei loro figli, del loro “personale di servizio” e di altre cose importanti che, sicuramente, avranno un peso nel continuo della stagione.
Hong Kong riunisce tre donne tra passato e presente
Expats si presenta come un dramma classico, che ruota attorno al tema del lutto, della colpa, il caso e un’aura di mistero che verrà sicuramente sfruttata nei prossimi episodi. La Margaret della Kidman è sempre sull’orlo di un crollo emotivo e sfoga il suo disagio su quasi tutti quelli che la circondano. La situazione di Hilary è invece un’incognita: presumiamo che tra il passato e il presente sia successo qualcosa che l’ha portata ad allontanarsi dal marito, ma non ci è del tutto chiaro cosa. Lo stesso vale per il suo rapporto con Margaret: tra loro si è rotto qualcosa che, forse, può essere ricomposto.
La vita di Mercy è su un binario diverso. È più giovane, vive da sola, si arrangia con lavori saltuari (le altre due donne non hanno alcun tipo di problema finanziario) e si sente persino un po’ distante dalle ragazze della sua età, che sembrano più attente al denaro e allo status sociale. Tutte e tre hanno anche tensioni familiari (con i genitori, con i figli, con le suocere, con i mariti) e l’alcol è un elemento che va e viene, come a significare che è ed è stato un problema nella vita di tutte loro.
La città delle mille culture, ma anche del profondo distacco emotivo
La regista cino-americana Lulu Wang fa un lavoro meraviglioso nel rappresentare l’atmosfera della città dalle mille culture. Si prende il tempo necessario per osservare i luoghi e catturare con la cinepresa questa natura brulicante della metropoli. Anche i personaggi che abitano questa metropoli appaiono ben sviluppati, pieni di sfumature e complessità. Ognuno di loro convive con il proprio passato, con i propri fantasmi interiori e cerca di andare avanti nonostante tutto. Accanto al mondo degli ultra-ricchi, e questa è senza dubbio la linea di trama più interessante, la serie ritrae anche la vita quotidiana delle domestiche, tutte filippine, le cui vite sono messe tra parentesi, al servizio di queste famiglie ricche. Vedono tutto, sanno tutto, anche le cose più intime. Si sviluppano relazioni complesse con le famiglie per cui lavorano. Fanno parte della famiglia, ma restano dipendenti, anche se a volte sostituiscono le madri nel cuore dei bambini.
Expats è senza dubbio una serie promettente, che sembra puntare più sul dramma personale e relazionale che su una trama specificamente poliziesca. Certamente, gran parte del suo fascino deriva proprio dall’ambientazione, una Hong Kong da intendere nella sua accezione più particolare, che è un po’ occidentale e un po’ orientale, un luogo che ha molte caratteristiche di una città americana o britannica e altre che sono più legate alla cultura locale. I protagonisti, tutti espatriati, vivono quasi in un mondo privato, con pochi contatti con il mondo esterno e, quando avviene lo scontro, la realtà si rivela meno malleabile di quanto pensassero. Lo status e il denaro non risolvono tutto.
La recensione in breve
Lulu Wang non cerca mai di trovare soluzioni dove non ce ne sono, piuttosto, ci lascia seguire questi personaggi complessi nei loro viaggi per capire come dare un senso alle loro realtà.
- Voto CinemaSerieTv