Titolo Episodio: Udûn La serie: Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere, del 2022. Creata da J. D. Payne e Patrick McKay. Cast: Morfydd Clark, Robert Aramayo, Charles Edwards e Ismael Cruz Córdova.
Genere: Fantasy. Durata: 64 minuti ca. Dove lo abbiamo visto: Su Prime Video, in lingua originale.
Trama: È giunto il momento della battaglia tra gli orchi capitanati da Adar e gli uomini del Sud. Galadriel dovrà cercare di arrivare in tempo a Ostirith.
“Nampat” ripetono gli orchi in marcia. Un suono cupo, duro, della lingua nera, che mette i brividi solo a sentirlo.
Sì, brividi. Come quelli che ci regala questo sesto episodio de Il signore degli anelli – Gli anelli del potere. Per la sua spettacolarità, per gli eventi che racconta, per la portata epica di questa serie tv che no, non ha proprio voglia di accontentarsi del piccolo schermo. Perché questa nuova ora di televisione, che di televisione ha solo il nome, ha un sapore che abbiamo scordato da tempo, quello dolce dell’imprevedibile, che ci lascia sorpresi.
Si è parlato di una serie troppo lenta, irrispettosa di un canone che mai ha chiesto di essere rispettato, bloccata nel voler accentuare la forza visiva sacrificando la buona scrittura: in realtà, come spesso accade, la serie fantasy targata Prime sta costruendo qualcosa secondo i tempi necessari alla creazione di un’epica. Serve attenzione, pazienza, tempo. E poi, lo dimentichiamo sempre: una storia non è formata solo da semplici eventi, ma di grandi emozioni. E in questa nostra recensione de Gli Anelli del Potere 1×06 proveremo a raccontare quei brividi che ci hanno fatto compagnia per tutta la durata di un episodio che inaugura l’ultimo atto di stagione dove i personaggi iniziano a scontrarsi. Con esiti inimmaginabili.
Trama esile
La trama del sesto episodio de Gli Anelli del Potere ha due grossi problemi. Il primo è che se dovessimo raccontare gli eventi, crudi e puri, che avvengono durante i 64 minuti di Udûn basterebbe una riga di testo, davvero troppo poca per giustificare la lunghezza di una recensione. Il secondo è che, se volessimo scendere un po’ più nel dettaglio delle vicende che sconvolgeranno i protagonisti della serie, vi rovineremmo la sorpresa della visione. Una visione che regala momenti altissimi, seppur – va detto – con qualche lieve criticità che tradisce un poco la dimensione televisiva dell’opera.
Questo sesto episodio è l’episodio di una battaglia che avviene nelle terre del Sud, a Ostirith, tra l’esercito di orchi capitanato da Adar e gli uomini, di cui la coraggiosa Bronwyn e l’elfo Arondir sono i punti di riferimento. In ballo la sopravvivenza non solo del popolo degli uomini, ma delle stesse terre su cui vivono. Al centro della contesa c’è la spada spezzata che il giovane Theo ha ritrovato, una reliquia di cui gli orchi vogliono impossessarsi e che, come sappiamo, nasconde un nero potere. Sarà una battaglia lunga una notte, sanguinosa e violenta, a cui si devono unire Galadriel, Halbrand e i numenoriani il prima possibile.
Grande spettacolo
È il momento dell’azione. Dopo lunghe chiacchierate e attese, ecco arrivare il momento delle spade sguainate, delle frecce scoccate e delle urla di coraggio e di morte. Gran parte dell’episodio è occupato da questa lunga battaglia notturna che cambierà per sempre le sorti della Terra di Mezzo. Lo spettacolo è assolutamente garantito: prendendo la lezione del terzo episodio dell’ottava stagione de Il Trono di Spade, Gli Anelli del Potere ne replica quell’aspetto realistico sia fotografico (la notte è oscura e gli orchi si mimetizzano nel buio) sia esplicitando la violenza al suo interno. Mai, negli episodi scorsi, si era visto un tale spargimento di sangue, mai gratuito, eppure doloroso. Non sarà solo il sangue nero degli orchi a invadere il terreno, ma anche quello degli uomini, mostrando ferite e carne esposta in una maniera schietta che senza dubbio colpisce.
Una violenza che, tuttavia, alterna momenti più jacksoniani (gli orchi sembrano provenire direttamente dal modo in cui venivano rappresentati in battaglia, e caratterialmente, ne Le due Torri) in cui permane un retrogusto di black humor, ad altri che ricordano la maniera in cui Ralph Bakshi metteva in scena gli spruzzi di sangue e la morte nel lungometraggio animato del 1978 Il Signore degli Anelli. Questo sesto episodio regala, quindi, un grande spettacolo degno di una serie che porta il nome della più celebre opera letteraria di Tolkien, soprattutto grazie a un finale che porta lo spettatore ai titoli di coda con la bocca spalancata di sincera incredulità. Perché, come dicevamo prima, il senso dell’epica è maggiore e più importante del semplice racconto delle azioni.
Orgoglio e umiltà
Piantare i semi di Alfirin significa donare la possibilità di nuova vita, ma ogni fiore ha bisogno del tempo necessario a sbocciare. Nel corso della stagione, Gli Anelli del Potere aveva piantato i suoi semi, aveva chiesto allo spettatore di portare pazienza e attendere per i grandi eventi. Nel frattempo, ci invitava a conoscere questi nuovi personaggi, dalla giovane Galadriel (che continua a essere ben diversa da quella che conosciamo e che anche in questo episodio mostra i tratti di una continua crescita capace di lottare con la sua cieca immaturità) in poi. In questo sesto episodio l’essersi concentrati a tempo debito sui protagonisti del racconto inizia a pagare. Proprio ora, che i personaggi iniziano a incrociare le loro strade, abbiamo la sensazione di conoscerli davvero, di empatizzare con loro e avere a cuore il loro destino.
Ed è così che grazie a una regia precisa da parte di Charlotte Brändström, questo difficile episodio porta a casa alcune delle sequenze più memorabili della stagione, accentuate dall’epica musica di Bear McCreary di cui ormai riconosciamo i temi dedicati ai personaggi. Il risultato è qualcosa di semplicemente esaltante, contrario al gusto post-moderno della serialità contemporanea e molto legato al ritorno di un piacere della narrazione di stampo classico.
Certo, non tutto fila sempre liscio e in maniera straordinaria. In brevi occasioni i limiti di una produzione televisiva si notano (ma d’altronde anche quello potrebbe essere un problema dello spettatore che ormai ha dimenticato la differenza di linguaggio tra piccolo e grande schermo, che rimane nonostante le ambizioni di rendere questa divisione più fluida) e qualche passaggio narrativo potrebbe lasciare a primo impatto un po’ interdetti. È però in questi momenti di fragile umiltà che la serie richiede un piccolo passo indietro nei confronti dello spettatore orgoglioso. D’altronde perché soffermarsi sulla piccola piantina appena sbucata, quando la bellezza sta nella cura del vederla crescere?
La recensione in breve
Il sesto episodio de Gli Anelli del Potere (1x06) usa una trama esile per portare sullo schermo un grande spettacolo visivo. Nonostante qualche leggera criticità, la serie Prime regala un'ora di televisione straordinaria, che lascerà a bocca aperta gli spettatori che si sono ormai legati ai personaggi e non vedono l'ora di lasciarsi abbandonare da questo racconto epico puro.
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