Titolo Episodio: Alloyed La serie: Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere, del 2022. Creata da J. D. Payne e Patrick McKay. Cast: Morfydd Clark, Robert Aramayo, Charlie Vickers e Markella Kavenagh.
Genere: Fantasy. Durata: 72 minuti ca. Dove lo abbiamo visto: Su Prime Video, in lingua originale.
Trama: È giunto il momento delle rivelazioni e dei cambiamenti, tra identità svelate e nuove alleanze. La Terra di Mezzo non sarà più la stessa.
Con il senno di poi, non poteva che intitolarsi L’Amalgama, questo ottavo e conclusivo episodio della prima stagione de Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere. Una parola che non si riferisce solo ai materiali che un’attesa forgiatura (già anticipata e mostrata nel trailer finale e nel materiale promozionale) richiede, ma che racchiude l’equilibrio nel quale J. D. Payne e Patrick McKay, showrunners e sceneggiatori dell’episodio, qui insieme a Gennifer Hutchison, hanno saputo padroneggiare, unendo le due anime presenti all’interno delle opere di Tolkien. Quella più epica che prende vita con Il Signore degli Anelli, qui rappresentata dalla storyline di Galadriel ed Elrond, intenti a trovare un modo per fermare l’avanzata del male e sconfiggere Sauron, e la fiabetta morale de Lo Hobbit, di cui portavoce sono i Pelopiedi. Due approcci che messi insieme non solo hanno dato vita a un corpus letterario ancora oggi amato, ricordato e studiato, ma che – nel nostro caso – ci hanno regalato un finale di stagione che non lascia indifferenti.
Nello scrivere la nostra recensione de Gli Anelli del Potere 1×08 ci sentiamo ancora storditi dalla visione, come fossimo stati colpiti da una potente magia, lanciata su di noi senza possibilità di difesa. Ci siamo ritrovati ad assistere a un episodio che non sconvolge tanto per le sue rivelazioni e i colpi di scena (anche leggermente prevedibili) quanto per il cuore presente al suo interno. Un cuore così grande da mettere in secondo piano tutto il resto (piccoli difetti compresi).
La trama: un epilogo e un nuovo inizio
Lasciando da parte i personaggi di Arondir, Bronwyn, Theo, Adar e le storie delle Terre del Sud, nonché quelle incentrate sui nani di Khazad-dûm (in qualche modo concluse, in questa prima fase, con lo scorso episodio) L’amalgama si concentra sulle altre linee narrative, regalando rivelazioni e cambiamenti. Galadriel raggiunge Elrond e Celebrimbor ad Eregion, per curare un malridotto Halbrand. Insieme cercheranno di usare nel migliore dei modi il frammento di mithril donato dai nani, che potrebbe curare il male che affligge gli elfi. Una scoperta fatta da Galadriel, però, rimescolerà le carte.
Nel frattempo, tre sacerdotesse raggiungono lo Straniero errante nel bosco, inchinandosi a lui e dandogli finalmente un nome: Sauron. Nori e gli altri Pelopiedi assisteranno a un grande cambiamento.
Breve spazio concesso anche alle vicende di Numenor con una manciata di brevi scene che gettano le basi per la seconda stagione.
Si chiude così la prima stagione de Gli Anelli del Potere. Una stagione che, ora possiamo dirlo senza indugio, è stata simile a un lungo prologo, certamente spettacolare e riuscito, che aveva il compito di accompagnare lo spettatore di nuovo dentro la Terra di Mezzo, facendogli conoscere un’epoca finora mai raccontata e presentando nuovi personaggi che richiedevano tempo per farsi conoscere. Arrivati al finale di stagione si ha un duplice risultato: la sensazione di aver assistito all’epilogo di questa lunga, ma necessaria, introduzione e la sensazione di aver raggiunto un punto di non ritorno. Si apre una nuova fase del racconto e siamo certi che la seconda stagione mostrerà un decisivo cambio di passo, ampliando la portata degli eventi e potendo contare su un maggior legame tra personaggi, ancora in evoluzione, e spettatori.
Lo spettacolo è nelle emozioni
Più di ogni altra cosa sono proprio i personaggi che costituiscono l’anima del progetto. Gli Anelli del Potere non ha interesse a dare vita a un episodio finale ricco di spettacolo e fuochi d’artificio. Non intende sconvolgere con il suo impianto visivo (anche perché, arrivati a questo punto, non ne ha più bisogno e, anzi, utilizza i mezzi necessari per portare avanti la narrazione anziché sfoggiare i mezzi produttivi) o con colpi di scena improvvisi (persino la rivelazione più importante – e che tutti noi aspettavamo – viene quasi già digerita e appresa prima di essere annunciata, rinunciando al pathos che solitamente questi eventi portano con sè). Quasi all’opposto rispetto ai primi episodi, Gli Anelli del Potere lavora di sottrazione, dando vita a un altro tipo di racconto.
Quello dell’epica interiore. Lo spettacolo che Gli Anelli del Potere offre è legato alle emozioni. Un’impresa difficilissima, resa possibile solo grazie al lento procedere degli scorsi episodi che ci ha permesso di conoscere i personaggi, comprenderne la loro visione del mondo, pure apprezzarne i difetti, fino a trovare sfogo diretto, come fiamme del Monte Fato, in questo straordinario finale di stagione. Perché il semplice susseguirsi degli eventi è meno importante di quello che crediamo. Quello che conta è il motivo per cui rimaniamo avvinghiati a quel mondo fantastico. Motivo che qui diventa addirittura duplice: al peso emotivo del destino della Terra di Mezzo vissuta da Galadriel e gli elfi, composto da nere nubi all’orizzonte, si contrappone una leggerezza solare ricca di speranza nel rapporto che lega Nori e lo Straniero.
Le avventure condivise
E alla fine, si potrebbe racchiudere tutto il senso de Gli Anelli del Potere in quegli abbracci tra Pelopiedi, in quegli occhi giganteschi di Nori (che attrice, Markella Kavenagh!) alla costante ricerca di meraviglia e avventura. In quelle scene in cui tutto sembra raggiungere uno zenith ai limiti della perfezione, tra la colonna sonora di Bear McCreary, la regia, la scrittura e la recitazione, si scopre il vero mithril, prezioso e nascosto, della serie. E che, in qualche modo, abbiamo sempre tenuto in mano: con le discussioni tra spettatori avvenute settimana dopo settimana, il desiderio di proseguire anche se non tutto ci convinceva, le teorie e le ipotesi sui misteri che la serie ci aveva riservato e quei momenti di sorpresa e meraviglia da condividere.
Ecco come tutto torna ad avere un senso, in una parola – condivisione – che ha conosciuto un nuovo significato proprio con i social network che, invece, ora sembrano proclamare più la voce dominante di Sauron che la semplicità dei Pelopiedi. L’ottavo episodio della prima stagione de Gli Anelli del Potere è un racconto sull’importanza della condivisione, perché solo così possiamo chiamarle avventure e non semplici viaggi. Gli Anelli del Potere, in poco più di otto ore, ci ha teso la mano, invitandoci in questo cammino, magari imperfetto, magari non avvincente allo stesso modo per tutti, a tratti facile e in discesa, a tratti capace di mettere a dura prova la resistenza dei piedi. Ma che sensazione nuova e fresca e luminosa averlo fatto comunque.
Ed è così che chiudiamo la nostra recensione dell’ottavo episodio de Gli Anelli del Potere evidenziando come alle due anime di Tolkien se n’è aggiunta una terza: quella delle poesie, che suggeriscono, suggestionano, ci catapultano in un mondo da immaginare, e da cui non vorremmo più andar via.
La recensione in breve
L'ottavo episodio de Gli Anelli del Potere (1x08) chiude la prima stagione della serie Prime con rivelazioni e colpi di scena che non vogliono, però, sconvolgere brutalmente. Lavorando di sottrazione e puntando tutto sulle emozioni, il racconto coinvolge lo spettatore e lo ripaga di tutta la pazienza riposta. Il risultato è un'opera che ci ricorda il piacere dell'avventura, della condivisione, dell'empatia. Gli Anelli del Potere è la perfetta serie del nostro tempo, che ci spinge a guardare costantemente con occhi ricolmi di meraviglia. Perché è questo che fanno le storie che contano.
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