Titolo episodio: L’autopsia La serie: Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities (id.) del 2022. Regia di: David Prior Cast: F. Murray Abraham, Glynn Turman, Luke Roberts.
Genere: horror Durata 58 minuti. Dove lo abbiamo visto: in anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: Un vecchio medico legale viene chiamato da uno sceriffo suo amico per risolvere un enigma legato ad alcuni cadaveri. L’autopsia che ne seguirà porterà alla luce segreti indicibili.
Uno di quegli incubi assurdi di cui non si saprà mai la causa. Ha tutte le carte in tavola L’autopsia, diretto da David Prior (The Empty Man) e scritto da David S. Goyer, per esserlo davvero. Il primo racconto della seconda giornata del Cabinet of Curiosities di Guillermo del Toro su Netflix, stavolta dedicata ai solitari, è un insieme di ingredienti misteriosi che, amalgamati insieme, danno vita a una bizzarra ricetta, il cui risultato – però – non è del tutto convincente. Stavolta, a differenza della sensazione avuta con il primo episodio della serie Lotto 36, non è tanto la durata a disposizione che ferisce la bontà del racconto (stavolta, infatti, si sfiora l’ora), ma la presenza di sin troppi elementi che non trovano una precisa quadratura nel finale.
Tuttavia, come vedremo nella nostra recensione del terzo episodio di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities, L’autopsia è capace di regalare anche un po’ di sano ribrezzo, puntando su una tipologia di orrore che, ormai, vediamo sempre meno spesso.
La trama è un mistero da sciogliere
L’autopsia inizia con un prologo ambientato in una miniera. Uno dei lavoratori sembra essere in preda a un’indescrivibile follia. Il suo ultimo gesto è quello di lasciare una bomba, che prontamente esplode causando la morte di altri suoi colleghi. È in quel momento che il racconto inizia davvero, con l’arrivo del vecchio medico legale Carl nell’ufficio dello sceriffo Bailey. È proprio quest’ultimo che inizia a raccontare al vecchio amico tutta la storia, iniziata con la scomparsa di alcune persone nel paese. Il mistero si farà ancora più tragico quando si verrà a scoprire che nei corpi ritrovati non c’è presenza di sangue all’interno degli organi. Un caso investigativo arrivato ormai a un punto morto. Ed è per questo che Carl avrà a disposizione i corpi dei minatori morti dall’esplosione della bomba, per procedere con un’autopsia, che forse potrebbe portare alla luce la verità.
L’autopsia è un racconto che per buona parte si preoccupa di aggiungere enigmi su enigmi, domande senza risposta ed eventi a prima visa inspiegabili. Poi, quando lo spettatore è venuto a conoscenza di tutta la premessa, sceglie di abbandonare le parole e puntare sulla forza delle immagini. Che no, non sono spettacolari né particolarmente piacevoli, ma sicuramente forti. La soluzione dell’enigma, che avverrà durante il terzo atto, dove di nuovo la parola sarà predominante, come nei migliori esempi di racconto giallo, cercherà di unire tutti i punti rimasti in sospeso. Ma a quale prezzo?
L’orrore è visivo
Ci sono diverse tipologie di cinema dell’orrore. Nel corso degli scorsi episodi abbiamo assistito all’orrore di stampo fantastico che coinvolge demoni e culti di sette, oppure l’orrore che riguarda mostri e creature che abitano il sottosuolo. Qui la scelta di David Prior è quella di causare uno shock visivo, dimostrando che non bisogna dimenticarsi dell’orrore della pura visione. Ecco che, più che concentrarsi sull’aspetto narrativo (il cui insieme di storie, di indizi e di spiegazioni rende il finale meno potente rispetto al previsto), la forza de L’autopsia sta nella forza brutale delle immagini che, come da titolo descrive, riguardano l’apertura di cadaveri. Non una scelta splatter ed esagerata, ma un approccio quasi scientifico alla materia, reso esplicito con un filtro di assoluta normalità.
Sarà solo successivamente che i brividi forti verrano sprigionati in un momento che, tra le mani del medico legale Carl, sostituisce quella che normalmente sarebbe considerata isteria alla razionalità. È forse l’aspetto più perturbante dell’episodio, che non si risparmia in dettagli scabrosi e che, per gli amanti del genere, regalerà più di qualche sussulto (e – perché no – persino divertimento). Perché l’horror al cinema e in tv ha bisogno di metterci alla prova, di stimolare il nostro sguardo e sfidarci a tenere gli occhi bene aperti, senza nasconderci dietro un cuscino o dietro le nostre mani. Ed è qui che veniamo stimolati a curiosare davvero, voyeuristi dell’immagine più macabra.
Il destino di un protagonista
Nel ruolo di Carl, F. Murray Abraham gioca di mestieri e dà vita a un protagonista che sa costruire velocemente un bel legame con lo spettatore, mettendosi in gioco anche nelle sequenze più violente. Si tratta, ovviamente, del membro del cast su cui i riflettori vengono puntati maggiormente, tanto che il resto dei personaggi acquista semplicemente una dimensione minore, anche in relazione delle vicende raccontate. Razionale, ma senza risultare inumano, Carl è il degno protagonista di una storia che abbraccia questo modus operandi, senza cedere in virtuosismi, ma anzi lasciando che la semplicità e una certa distanza medica possano catturare gli eventi, senza puntare sulle emozioni.
Un equilibrio che funziona a dovere (anche perché dovrà mischiare alla logica del medico anche qualche elemento fantastico) e che cede solamente nel finale, quando il lato più razionale è preponderante sulla parola e, invece, quello fantastico dona un nuovo sguardo alla macchina da presa, risultando però quasi una nota stonata e troppo rumorosa nella partitura. Non manca un finale in pieno stile horror, quasi aperto, sospeso.
La recensione in breve
L'autopsia, il terzo episodio di Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities regala una visione per stomaci forti, grazie a un equilibrio tra razionalità, freddezza e fantastico che stimola la curiosità voyeuristica dello spettatore. Peccato per il finale che sbilancia i troppi elementi presenti facendo perdere la forza di questo racconto dell'orrore.
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