Titolo episodio: Il brusio La serie: Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities (id.) del 2022. Regia di: Jennifer Kent Cast: Andrew Lincoln, Essie Davis, Hannah Galway.
Genere: horror Durata 62 minuti. Dove lo abbiamo visto: in anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: Una coppia di ornitologi, segnata da un lutto, si reca in una casa abbandonata per studiare il mormorio degli uccelli. La casa, però, nasconde una storia misteriosa.
Dopo la notte giunge sempre l’alba. E dopo quattro giornate di storie dell’orrore, dopo sette racconti di paura, ecco arrivare l’ottavo, a suo modo coerente con la volontà di far provare qualche brivido a noi spettatori, ma anche più luminoso e speranzoso dopo tanto nichilismo e morte. Diretto da Jennifer Kent, Il brusio (anche se l’originale The Murmuring ha un altro significato, decisamente più pregnante) è il lato chiaro dell’ultimo dittico, in controtendenza rispetto al precedente episodio diretto da Cosmatos.
In questa nostra recensione dell’ottavo episodio di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities ci soffermeremo su questa storia di fantasmi che appare coerente con il percorso autoriale di Kent, ma non potremo fare a meno di tirare anche le fila dell’intera serie, perché la scelta di questo racconto come ultima storia non appare poi così tanto casuale.
Una trama di fantasmi e sussurri
Nancy ed Edgar Bradley sono una coppia sposata molto attiva e riconosciuta nella loro professione. Sono due ornitologi che hanno studiato (e continuano a farlo) il volo degli uccelli. Con tanto di tecnologie all’avanguardia (per quello che è lo standard degli anni Cinquanta) la coppia ha scoperto come gli uccelli in volo creino delle forme, quasi volte a consegnare un messaggio per chi le osserva. Una nuova occasione di studio del comportamento dei piovanelli sarà la scusa per viaggiare fino in Nuova Scozia, vivendo in una vecchia casa. Ma le stanze della casa, gli oggetti e altre strane presenze al suo interno riporteranno alla luce lutti mai elaborati dalla coppia e nemmeno mai sopiti.
È una storia dal percorso lineare, ma non per questo meno densa e interessante, quella imbastita dallo stesso del Toro nel soggetto e in seugito rimaneggiata da Jennifer Kent. La regista sembra trovarsi particolarmente a suo agio con queste tematiche (a suo modo presenti anche nella sua opera d’esordio Babadook) e dà vita a un racconto che non teme lo spavento e una buona dose di tensione, ma che si concentra per lo più sulla natura umana, i silenzi e il non detto tra coniugi. Ed è qui che i mormorii degli uccelli (così vengono chiamati i movimenti che compiono in volo) diventano i mormorii dei protagonisti, voci interrotte e sussurrate, che costringono a non esprimere il loro abisso interiore.
Una coppia di protagonisti convincente
Questa storia dove i silenzi e le emozioni non dette contribuiscono a creare tensione e atmosfera aveva bisogno di una coppia di protagonisti davvero convincente. Fortunatamente, Andrew Lincoln ed Essie Davis riescono a reggere tutto il peso della storia sulle loro spalle, dando vita a sequenze che nella loro semplicità riescono a esprimere molto con poco. La regia di Kent è particolarmente efficace sia nei momenti più psicologici, puntando tutto sui primi piani in modo da provare a scavare ciò che non può essere letto in superficie, sia nei momenti più tenebrosi e orrorifici, dove il ritmo e la tensione si alzano. Il risultato è un episodio diretto con maestria, che cede solo in qualche lungaggine di troppo (difetto che abbiamo ritrovato in parecchi episodi di questa serie) e che sembra far sfumare il focus più centrato e pulsante del racconto.
Un finale luminoso per una serie parecchio oscura
Forse proprio quest’ultimo episodio, in una delle sue scene conclusive, regala uno dei migliori momenti della serie. Nella sua semplicità, un dialogo liberatorio, dolce e amorevole, si dimostra una delle sequenze più emotive, più di tutti gli spaventi e le paure che in otto episodi il Cabinet of Curiosities ha voluto farci scoprire. E non è un caso che sia proprio ne Il brusio che troviamo un finale positivo e ottimista, diverso dalla maggior parte (se non tutti, a volte dipende dai punti di vista) degli episodi, come a voler ritrovare una fiducia nella vita anche in luoghi e momenti in cui la morte sembra regnare su di noi. La storia di fantasmi raccontata da Kent funziona proprio perché usa il genere horror come metafora di una crescita e di un rinnovamento.
È così che si affrontano le paure, senza cedere agli incubi, ma con la forza di svegliarsi.
La recensione in breve
Arrivati alla fine della serie, l'ottavo episodio di Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities regala la piacevole sensazione di un degno finale, nonostante una serie altalenante che non sempre ha rispettato le aspettative. Qui Jennifer Kent imbastisce un racconto semplice, ma denso, dove la luce sembra vincere l'oscurità e dove il genere horror prende una deriva originale e più interiore. Andrew Lincoln ed Essie Davis reggono il peso dell'episodio, non sempre a fuoco, ma sicuramente emotivo.
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