La serie: Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883,, 2024. Diretto da: Sydney Sibilia, Alice Filippi, Francesco Ebbasta. Genere: Dramedy, Coming Of Age, Biopic, Musicale. Cast: Elia Nuzzolo, Matteo Oscar Giuggioli. Durata: 8 episodi da 50 minuti. Dove l’abbiamo vista: Su Sky, in anteprima stampa.
Trama: Max Pezzali viene bocciato e i suoi genitori gli fanno cambiare scuola. Il suo nuovo compagno di banco è Mauro Repetto, e ha un sogno grande come il suo.
A chi è consigliato? A tutti coloro che amano le canzoni degli 883, a tutti quelli che hanno vissuto gli anni Novanta, ai teenager di oggi, che in fondo hanno gli stessi problemi dei ragazzi di un tempo, a chi ama le storie di riscatto. E a chi ha amato Mixed By Erry e gli altri film di Sydney Sibilia.
Vi ricordate come finiva Rocky? Sì, il primo Rocky, quello del 1976: in quel film Rocky perde, ma poi riesce a vincere e ci fanno altri 5 film. Ne parlano anche Max Pezzali e Mauro Repetto, in uno di quei momenti in cui si sentono a un passo dalla sconfitta. Ma, come sappiamo, l’importante non è cadere. È quanto in fretta ti rialzi. Max e Mauro si sono rialzati più volte, lo dice la loro storia. Ora ce la racconta la serie di cui parliamo nella recensione di Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883, di Sydney Sibilia, prodotta da Sky Studios e Groenlandia, in arrivo su Sky e NOW in esclusiva dall’11 ottobre. Hanno Ucciso l’Uomo Ragno è una serie bellissima. È una serie che ci riguarda tutti. Chi ama la musica degli 883, ma anche chi è stato adolescente in una città di provincia negli anni Ottanta e Novanta, chi è un adolescente adesso, e ha gli stessi problemi di quelli di allora. E ancora, chi ama le storie degli outsider, le storie di rivalsa. Proprio come quella di Rocky
La trama: passerò tutta l’estate qui… (a Pavia)
Siamo nell’estate nel 1989. Max viene bocciato e i suoi genitori non lo mandano in vacanza, ma lo fanno lavorare nel loro negozio di fiori: tutta l’estate a fare consegne, a fare anche i funerali. Ma è a uno di questi che incontra Silvia Panayiotopoulos, per tutti Silvia Atene, una ragazza che si è trasferita a Pavia e che quella sera non ha nessuno con cui uscire. Max le dice che si intende di musica, che scrive canzoni, e lei gli chiede di scriverne una per lei. Max non ha mai suonato nulla, ma prende una chitarra e inizia a comporre. Alla fine dell’estate, nella nuova scuola in cui lo hanno iscritto i suoi, incontra il suo nuovo compagno di banco. È Mauro Repetto. Quella cassetta con la prima canzone scritta, la tenacia di Mauro nel trovare il suo talento, e qualcuno con cui farlo esplodere, faranno nascere gli 883.
Il controcampo di Mixed By Erry
Max Pezzali e Mauro Repetto non sono che gli ultimi personaggi della galleria di Sydney Sibilia, regista che ama gli underdog, gli anarchici, gli ultimi, gli outsider. Max e Mauro sono gli ennesimi pirati della sua galleria di ritratti. Pirati che, da ricercatori precari, creano il loro business fuori dalla legge (Smetto quando voglio). Pirati che creano il loro Stato libero in mare aperto (L’incredibile storia dell’Isola delle Rose). Pirati che creano il loro mondo discografico (Mixed By Erry). E quelli che vogliono entrare nello show business partendo da Pavia. Hanno ucciso l’Uomo Ragno sembra essere il controcampo di Mixed By Erry per come si muove in un universo fatto di cassettine analogiche, negozi di strumenti musicali, stereo e mixer. “A Mauro Repetto mancava sempre quel tanto così” in ogni cosa che faceva. Gli eroi di Sydney Sibilia sono tutti così. Ma ce la fanno lo stesso. Sono personaggi in cui, in una situazione in cui ci sono due scenari possibili, si creano da soli il terzo scenario. Hanno in sé un talento: l’arte di arrangiarsi, di farcela contro ogni pronostico.
Max, Mauro e l’attitudine punk
Sono stato punk prima di te, potrebbe dirci Max Pezzali, alla luce di questa seri. Fa sorridere, perché gli 883 non sono mai stati punk, ma avevano una punk attitude. Che vuol dire buttarsi, dire di essere un deejay senza esserlo ancora, dire di essere un cantante senza saper suonare e cantare. O dire di avere un intero album pronto quando ancora non ce l’hai, come nel momento topico della storia. Vuol dire avere dei piani arditi, temerari. Ma che a volte riescono. Chi ce l’ha fatta è stato sempre qualcuno che ha avuto idee più grandi di lui. E, in quegli anni, Max e Mauro hanno avuto una grande idea, un grande sogno.
Il favoloso mondo di Max e Mauro
Hanno ucciso l’Uomo Ragno è fatto di una serie di fili (anzi di nastri di cassette) che si snodano e si riannodano, una serie di coincidenze che si legano l’una a all’altra per dare vita a qualcosa di speciale, un po’ come Il favoloso mondo di Amelie in chiave punk e ambientato a Pavia. In questo far partire le storie da un punto di vista insolito (ogni episodio è un capitolo a sé, con un tema e uno svolgimento, anche se concorre alla storia orizzontale) c’è la mano di Sydney Sibilia, uno per cui le storie fanno dei giri immensi e poi ritornano. Questo modo di raccontare, iniziando da angoli nascosti per arrivare al centro, è una qualità delle grandi serie (senza fare confronti, ma solo come schema narrativo degli episodi, ci vengono in mente Lost e The Crown).
I Favolosi Anni Novanta
Non è solo una serie sugli 883, ricordatelo bene. Ci sono Jovanotti e Claudio Cecchetto, Fiorello e Sandy Marton, anche Albertino. Ci sono i Public Enemy e i Metallica. Tutta la storia è vista con lo sguardo stupefatto di un ragazzo di Pavia che incontra il mondo che aveva sempre sognato. Max Pezzali, probabilmente, è così ancora oggi: un ragazzo in grado ancora di stupirsi, un uomo ignaro di essere una popstar e uno dei grandi autori di canzoni della storia recente. Hanno ucciso l’Uomo Ragno è anche un grosso amarcord, un come eravamo, un viaggio a ritroso negli anni Novanta. Sibilia e il suo staff hanno fatto di tutto per corredare il viaggio con momenti e oggetti iconici. Il walkman, il telefono a gettoni, le macchine fotografiche con la pellicola, il Festivalbar e il Karaoke. Noi che siamo cresciuti negli anni Ottanta e Novanta abbiamo sentito parlare fino alla noia dei Favolosi Anni Settanta. Ora possiamo dirlo: abbiamo vissuto i Favolosi Anni Novanta.
La recensione in breve
Nella recensione di Hanno Ucciso l’Uomo Ragno vi abbiamo detto che è una serie bellissima. È una serie che ci riguarda tutti. Chi ama la musica degli 883, ma anche chi è stato adolescente in una città di provincia negli anni Ottanta e Novanta, chi è un adolescente adesso, e ha gli stessi problemi di quelli di allora. E ancora, chi ama le storie degli outsider.
Pro
- L'atmosfera degli anni Novanta
- L'interpretazione degli attori, protagonisti e non
- Le canzoni
- La poetica di Sydney Sibilia che torna anche qui
Contro
- Che finisca troppo presto....
- Voto CinemaSerieTv