Titolo episodio: The Green Council La serie: House of the Dragon (id.) del 2022. Regia di: Claire Kilner Cast: Olivia Cooke, Rhys Ifans, Fabien Frankel.
Genere: fantasy, drammatico. Durata 56 minuti. Dove lo abbiamo visto: in anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: Le ultime parole di re Viserys hanno cambiato i piani per la successione al trono. Alicent e Otto Hightower faranno di tutto per rispettare le ultime volontà del re.
Una nota di pianoforte come un funereo tocco di campana. Un’immagine, quella con cui si apre questo nono episodio di House of the Dragon, esplicativa della situazione: il Trono di Spade vuoto, illuminato soltanto da un flebile raggio di luce. Re Viserys il Pacifico è morto. E con lui è finito il sottile filo che univa le famiglie Targaryen, Hightower e Velaryon, ora reciso e pronto a sbilanciare un mondo tenuto in fragile equilibrio. A complicare le cose le ultime parole rivolte dal re in punto di morte alla sua regina, parole male interpretate che danno forza alle pretese al trono degli Hightower e sprigionano la prima scintilla di una guerra interna che è nell’aria da troppo tempo. Una scintilla ormai pronta ad esplodere.
House of the Dragon, sin dal primo episodio di questa prima stagione, ha giocato con la tensione, con i rapporti tra i personaggi tesi come la corda di un violino, con relazioni pacifiche sospese come la nota di pianoforte che, aprendo l’episodio, racconta già tutto. Come vedremo in questa nostra recensione di House of the Dragon 1×09, questo penultimo appuntamento con l’opera creata da George R.R. Martin e Ryan Condal (disponibile in esclusiva su Sky e NOW) non presenta particolari rotture, ma – come nella tradizione della serie – prepara ancora una volta la scacchiera, in attesa di un finale di stagione che dovrà finalmente far esplodere il maggior conflitto.
La trama: draghi e ragnatele
È il momento del lutto ad Approdo del Re, ma anche dell’azione. Forte delle ultime parole pronunciate da Viserys, Alicent informa sua padre Otto, Primo Cavaliere, della volontà del marito di incoronare Aegon, il suo primogenito. Il ragazzo, più interessato a uno stile di vita lascivo e goliardico, non sembra essere però della stessa idea e si nasconderà tra le vie della città. Saranno Aemond, che non cela il desiderio di essere riconosciuto un erede più valido del fratello maggiore, e Lord Cole, totalmente fedele alla regina, a cercarlo. Nel frattempo, Otto Hightower sa che non può perdere tempo: fino alla nefasta notte, le volontà del re preferivano l’ascesa al trono della figlia Rhaenyra, una donna che aveva ricevuto la propria fedeltà e giuramento già dalla metà del popolo e delle casate alleate. S’instaura così, sin da subito, un clima di morte e terrore per evitare una divisione che potrebbe poi sfociare in una guerra.
A farne le spese, più di ogni altro, è la principessa Rhaenys, la Regina Che Non Fu, vittima di una trama contro i Targaryen a lungo pensata e ora attuata. Perché, si sa, a palazzo gli intrighi ci sono, e persino più di quanto si possa pensare: lente ragnatele ragionate con cura, scacchiere dove il giocatore (d’altronde è sempre il “gioco del trono”) usa le persone, anche a lui vicine, come pedine, tra chi rimane in piedi e chi, invece, va sacrificato. Il mondo ordinato, deciso e comandato dagli uomini di Westeros sembra esistere all’interno di una figura geometrica perfetta. Punti di vista, perché a volte può bastare solo un drago per rompere brutalmente quell’ordine e quella formalità di facciata.
L’eleganza e il caos
Concetto che la regia di Claire Kilner esprime al meglio, regalando una puntata molto elegante (soprattutto nei primi minuti) senza sbavature: lo scopo è rappresentare un paradosso insito nel regno. La morte di un re non si piange, ma si sfrutta. La cerimonia con il popolo non è spontanea ma solo costruita. I reggenti sono a loro volta sudditi tra loro. È un teatrino pericoloso, ma pur sempre un teatrino, dove gli attori non recitano solo nei confronti dello spettatore, ma anche tra loro, ingannatori e ingannati. Il freddo calcolo con cui viene gestita l’eredità di Viserys è messa in scena senza il bisogno di effetti speciali: è la natura umana, la razionalità, l’ordine (che in maniera eccessiva diventa controllo autoritario). D’altronde i protagonisti della serie vivono in palazzi giganteschi, dalle sale enormi ma vuote, illuminate da soffici candele e quindi troppo buie per dare calore.
Curioso il fatto che sia proprio il drago, creatura in CGI (che in generale, purtroppo, nel corso dell’episodio non è sempre convincente, persino nelle sequenze meno spettacolari), che può bruciare quest’ordine composto e falso, sia in relazione alle nuove generazioni (Aemond, al contrario del fratello nuovo re, ha un drago) sia per quanto riguarda una dichiarazione di identità poco incline a essere soggiogata. Elemento vitale mentre tutto il resto è stagnante. Dimostrazione che il caos, a un certo punto, diventa quanto mai necessario per esprimere il proprio essere vivi.
Le donne drago
Anche senza la presenza di Rhaenyra, l’episodio dal titolo The Green Council vede due donne a confronto, ennesima dimostrazione di quanto siano i personaggi femminili a rendere House of the Dragon una serie degna di interesse. Qui Olivia Cooke, nel ruolo di Alicent, ha lo spazio per avere i riflettori costantemente puntati, dando vita a un’interpretazione in cui si percepisce la confusione e il conflitto interno alla regina, donandole nuove sfaccettature che credevamo perdute.
Perfettamente calata nella parte di una nobile d’onore, Eve Best dona alla propria Rhaenys una piacevole empatia, a cui bastano poche azioni e uno sguardo silenzioso a raccontare tutto. Personaggio a cui è difficilissimo non rimanerne affascinati, Rhaenys ci invita finalmente al ballo, ci porge la mano chiedendoci se vogliamo davvero scendere in pista con lei e dare avvio alla danza a lungo attesa, ormai pronta ad esplodere. Perché se è vero che, ancora una volta, tutto è rimandato al prossimo episodio (rompendo una tradizione che Il Trono di Spade si portava appresso, ovvero quella del nono episodio come il tassello più importante della stagione), ormai non possiamo che accettare l’invito, ammaliati dal ruggito delle donne drago.
La recensione in breve
Il nono episodio di House of the Dragon (1x09) racconta le conseguenze della morte del re mettendo in scena lo scontro ideologico interno al mondo creato da Martin. L'inganno e la fine tessitura di intrighi per gli interessi personali da parte degli uomini e la rottura di quegli equilibri da parte dei draghi. Rimane la tensione e si rinuncia alla spettacolarità (lasciando notare i difetti di una CGI non sempre convincente), ma non si può che rimanere affascinati dai personaggi principali, soprattutto quelli femminili.
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