La serie: Il caso Alex Schwazer, 2023. Creato da: Massimo Cappello.
Cast: Alex Schwazer, Sandro Donati, Carolina Kostner. Genere: Documentario, sportivo. Durata: 50 minuti ca./4 episodi.
Dove l’abbiamo visto: Su Netflix, in anteprima.
Trama: Dopo la vittoria alle Olimpiadi, Alex Schwazer sembrava avere tutto. Ma, dietro la fama e la gloria, nascondeva un forte disagio che lo avrebbe condotto su una strada pericolosa.
Alex Schwazer ha sempre avuto un rapporto molto particolare con la fatica, come spiega all’inizio della storia che vi raccontiamo nella recensione de Il caso Alex Schwazer, la docuserie in 4 episodi prodotta da Indigo Stories, ideata e diretta da Massimo Cappello, disponibile in streaming dal 13 aprile su Netflix. Il rapporto di Alex con la fatica nasce da ragazzino. Non l’ha mai percepita come una cosa di sofferenza, ma più come una sfida interiore, di vette da scalare. È sempre stata una cosa naturale. Alex ha sempre corso, scalato, faticato, sempre con piacere. È chiaro come sia stato un predestinato, una persona nata proprio per fare questo, per la marcia, una specialità dove la fatica è un aspetto chiave. Un predestinato che è arrivato giovanissimo a vincere la medaglia d’oro nella 50 km di marcia a Pechino, nel 2008. Ma la cui vita sportiva è stata interrotta prima da un suo errore personale, e poi da un intrigo internazionale a cui si stenta davvero a credere. Per questo Il caso Alex Schwazer è una serie da vedere, un racconto che riguarda lo sport, ma che va oltre: teso, emotivo, ben costruito.
Un racconto che tiene incolati allo schermo. Netflix si conferma come un punto di riferimento nel raccontare storie di sport. Ricordiamo Formula 1: Drive to Survive, Break Point, sul mondo del tennis, Full Swing: Una stagione di golf, The Redeem Team: le Olimpiadi della riscossa, Last Chance U, The Last Dance, Neymar: il caos perfetto, Untold e Cheerleader. Sono in arrivo anche la docuserie (al momento ancora senza titolo) sulla Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022, Six Nations, sul torneo internazionale di rugby, la docuserie sul Tour de France 2022 e Heart of Invictus, che seguirà i concorrenti negli Invictus Games. nel 2023 su Netflix uscirà anche il film Bill Russell: la leggenda dell’NBA; una serie (ancora senza titolo) su David Beckham; e la nuova stagione della docuserie Untold.
La trama: Dalle Olimpiadi al doping, inferno e ritorno
Dopo la vittoria alle Olimpiadi, Alex Schwazer sembrava avere tutto. Ma, dietro la fama e la gloria, nascondeva un forte disagio che lo avrebbe condotto su una strada pericolosa. Ossessionato dalle vittorie degli atleti russi, decide di doparsi. Viene scoperto. E la sua confessione scioccante stravolge completamente la sua vita e porta gli investigatori a mettere in dubbio le sue vittorie e a cercare possibili complici. Si affida a Sandro Donati, allenatore simbolo della lotta al doping. I risultati migliorano. Ma c’è chi prova a bloccare il ritorno alle gare dell’atleta.
Il doping e quella luce sinistra sulle vittorie degli anni Ottanta
Il Caso Alex Schwazer è anche una summa della storia del doping in Italia. Il flasbhack che ci riporta negli anni Ottanta, con la storia del professor Conconi, del professor Ferrari e delle pratiche di doping a quanto pare finanziate dal Coni, getta una luce sinistra su alcune delle vittorie nell’atletica di quegli anni, e anche sul ciclismo, e sullo storico record dell’ora di Francesco Moser. E contestualizza la storia di Alex Schwazer, e quella dell’allenatore Sandro Donati, dentro qualcosa di più grande.
Dentro la mente di un atleta
Il caso Alex Schwazer è una serie che tiene incollati allo schermo per tutta la sua durata: 4 episodi da circa 50 minuti da guardare in binge watching. Da un lato, per saperne di più su un tema come il doping di cui si è sempre letto nelle notizie ma mai davvero approfondito. Dall’altro, per entrare nella mente di un atleta, per capire cosa passa per la mente di un giovane marciatore che si trova catapultato sotto i riflettori (dopo la medaglia d’oro a Pechino del 2008) e si sente svuotato, depresso, in un tunnel. Schwazer è coraggioso nel mettersi a nudo, a confessarsi, e si arriva anche a capire come sia arrivato alla decisione di doparsi.
Non è difficile capire cosa possa passare per la testa di chi vede gli altri barare e andare più forte. Così come è facile capire come abbia compreso i suoi errori e si sia rivolto all’allenatore che più di ogni altro era il simbolo della lotta al doping. Ecco, Il caso Alex Schwazer è avvincente come altre docuserie sportive, ma è molto più intenso perché ha dentro un alto tasso di umanità. E per questo è una serie per chi ama lo sport, ma in realtà è per tutti. È una storia di ascese e cadute e di una vita – sportiva – che è stata distrutta. Una storia universale.
Come in Rocky
Ma Il caso Alex Schwazer è anche un prodotto che segue le regole del film di epica sportiva. Alex e il suo allenatore Sandro Donati sono come Rocky e Mickey, due “underdogs”, due uomini soli e isolati dal mondo che si allenano con i loro metodi semplici, naturali, e lontano da tutti. La prova sulla pista “sconsacrata” e diroccata di Tagliacozzo sembra uscita da uno dei film della saga, e così come la corsa lungo le strade di Roma, con la partecipazione entusiasta della gente, non può non ricordare gli allenamenti di Rocky Balboa per le strade di Philadelphia. E ancora, il successo mediatico improvviso dopo Pechino 2008 ricorda lo spaesato Balboa di Rocky II e le corse libere sulla neve i momenti indimenticabili di Rocky IV. Segno che la docu-serie Netflix è da apprezzare, oltre che per la materia incandescente e allo stesso tempo intima che maneggia, anche per la confezione a livello visivo.
Una serie da binge watching
È una serie da binge watching, come vi abbiamo detto. E regia e montaggio sono perfetti nel chiudere gli episodi con dei cliffhanger scelti ad arte. L’episodio 1 si chiude sulla fine di un amore, quello con Carolina Kostner. L’episodio 3 si chiude proprio prima del verdetto che dirà se Alex potrà partecipare alle Olimpiadi di Rio. A proposito, come vedrete, già le immagini di Rio, nel 2016, sono girate direttamente dal regista Massimo Cappello (e infatti sono inedite). E, mentre le fasi precedenti sono raccontare, insieme alle interviste ai protagonisti, con immagini di repertorio, da quel momento, se non poco prima, il regista è lì a seguire Alex. Il che vuol dire qualcosa come sei anni almeno di lavoro su questo progetto. E vuol dire anche, proprio come ha fatto il “prof” Sandro Donati, sposare la tesi di Schwazer, fidarsi di lui, credere in quello che afferma e in quello che sta facendo. È anche per questo che Il caso Alex Schwazer è una serie molto speciale.
La recensione in breve
Come vi abbiamo raccontato nella recensione de Il caso Alex Schwazer, è una serie da vedere, un racconto che riguarda lo sport, ma che va oltre: teso, emotivo, ben costruito. Un racconto che tiene incolati allo schermo.
- Voto CinemaSerieTv