La serie: Il grande gioco, 2022. Creata da: Fabio Resinaro e Nico Marzano, da un’idea di Alessandro Roja.
Cast: Giancarlo Giannini, Francesco Montanari, Elena Radonicich. Genere: drammatico, sportivo. Durata: 50 minuti ca./8 episodi. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa, e su Sky Atlantic.
Trama: Corso riesce a portare Lagioia alla Primavera del Milan e prova a convincere Quintana ad affidarsi a Kirillov.
Cristiano Ronaldo, ieri pomeriggio, ai Mondiali di Calcio in Qatar, ha battuto un altro record: è diventato l’unico calciatore a segnare almeno un gol in cinque edizioni consecutive di un mondiale. Cristiano Ronaldo, a oggi, è un calciatore senza contratto, dopo averlo rescisso con il Manchester United, ed è in cerca di una squadra. A fine mondiale ce l’avrà. Di questo si sta occupando un certo Jorge Mendes, potentissimo procuratore di Ronaldo e di decine di calciatori. Apriamo così la recensione degli episodi 3 e 4 de Il grande gioco, in onda stasera, venerdì 25 maggio, in prima serata su Sky Atlantic e in streaming su NOW. Perché è un caso evidente di come il calcio, oltre che ai giocatori, oggi ruoti intorno ai procuratori. Ed è altrettanto evidente il perfetto tempismo con cui Sky ha confezionato questa nuova serie e l’ha portata in tv. In un mese in cui tutto ruota intorno al calcio, è davvero interessante vedere il “fuoricampo”, il dietro le quinte, quello che si muove attorno al gioco più bello del mondo. Il grande gioco si conferma una serie avvincente, tesa, che ci mostra quello che abbiamo sempre immaginato e mai visto.
La trama: Francesco Montanari arriva in Sardegna
Corso (Francesco Montanari), insieme ad Assari, riesce a portare Lagioia alla Primavera del Milan. Alla ISG, Dino sospetta un’alleanza tra Elena e Kirillov, mentre Quintana è sempre più insofferente della gestione che la ISG gli riserva. In Sardegna, dove Quintana prova a girare uno spot con esiti disastrosi, Corso prova a convincere il campione ad affidarsi a Kirillov. Ma è solo l’inizio: la guerra per il controllo della ISG è sempre più serrata e piena di colpi bassi. La guerra di Carlos Quintana è invece sempre più con se stesso, tra il modello che è oggi e quel ragazzo che amava tanto il calcio e che è ancora dentro di lui. Ma è solo l’inizio.
Il grande gioco è una sorta di Vinyl ambientato nel mondo del calcio
È solo l’inizio e la fine degli episodi non va rivelata nemmeno sotto tortura, perché, come vi abbiamo raccontato la scorsa settimana, Il grande gioco continua a inanellare colpi di scena a effetto, e in queste due puntate sono almeno tre. Ma Il grande gioco non ci piace solo per questo. Ci piace perché viaggia dentro un mondo che seguiamo e conosciamo da sempre, ma ci mostra quello che c’è dietro. Quello di cui leggiamo, immaginiamo, ma che non vediamo mai. È come certi biopic e film sul mondo del rock, che mostrano l’ambiente discografico, tutte le trattative e i retroscena. Sì, Il grande gioco è una sorta di Vinyl ambientato nel mondo del calcio.
I codici della comunicazione commerciale
La settimana scorsa vi abbiamo raccontato come Il grande gioco riuscisse a giocare alla perfezione con i codici della comunicazione sportiva, come i notiziari di Sky Sport. Nell’episodio 3 della serie ci avviciniamo a un altro aspetto legato alla comunicazione degli sportivi. È quello più glamour, quello degli spot – in questo caso quello di un profumo – dei brand ci cui molti sportivi diventano testimonial. È un altro squarcio di realtà, un’altra contaminazione di codici comunicativi. Quello della serialità televisiva qui si fonde con quello della pubblicità, dello spot sensuale alla Dolce & Gabbana. Ma il fatto che avvenga nel mondo del calcio fa scattare una sorta di corto circuito, quando per esempio vediamo prodotti di marchi raffinati che vengono affidati a chi, in realtà, dentro ha ben poco di elegante.
Francesco Montanari, Il Cacciatore (di talenti)
Seguire settimanalmente Il grande gioco ci dà l’occasione di raccontare i tanti attori che rendono questa serie riuscita. Se la scorsa settimana vi abbiamo detto quanto fossimo rimasti abbagliati da Elena Radonicich, è finalmente il momento di dedicarci al protagonista, Francesco Montanari. L’attore ha un volto fiero ed enigmatico, quello di un personaggio che racchiude dentro di sé bene e male, senza far trasparire quale aspetto abbia la meglio. Nel suo Corso Manni c’è tutto il percorso che Francesco Montanari fin qui ha fatto: il bandito di Romanzo criminale, Il Cacciatore, solo che stavolta non è un cacciatore di mafiosi ma di talenti, e il procuratore sportivo de La volta buona. Accanto a lui, continua a stupirci il personaggio di Marco Assari, interpretato dal bravissimo Lorenzo Aloi: faccia pulita, da bravo ragazzo, quell’accento toscano che fa subito simpatia e gli occhi chiari e buoni che lo rendono un personaggio vicino a noi. La parlantina spedita, a macchinetta, quel suo essere un Wikipedia del calcio, un database vivente, ne fanno un personaggio inedito. E perfetto, perché è il contraltare di Corso.
Ricordate Ultimo minuto?
È interessante vedere oggi Il grande gioco, e metterlo a confronto con un piccolo grande film degli anni Ottanta, Ultimo minuto di Pupi Avati. C’era Ugo Tognazzi nel ruolo di un dirigente di una squadra di calcio, e Diego Abatantuono in quello di un talent scout che puntava su un ragazzino sconosciuto, come è il Antonio Lagioia che vediamo qui. Lo spunto è simile, ma il contesto intorno è completamente cambiato. E, nello scarto tra l’atmosfera di quel film e quella de Il grande gioco, c’è tutto lo scarto tra il mondo del calcio come lo vivevamo allora e come è diventato oggi. Ed è anche per questo che Il grande gioco è una serie da vedere.
La recensione in breve
Come vi abbiamo raccontato nella recensione, Il grande gioco si conferma una serie avvincente, tesa, che ci mostra quello che abbiamo sempre immaginato e mai visto del mondo calcistico.
- Voto CinemaSerieTv