La serie: Il grande gioco, 2022. Creata da: Fabio Resinaro e Nico Marzano, da un’idea di Alessandro Roja.
Cast: Giancarlo Giannini, Francesco Montanari, Elena Radonicich. Genere: Drammatico, sportivo. Durata: 50 minuti/8 episodi.
Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa, e su Sky Atlantic.
Trama: Corso dichiara guerra ad Elena attraverso le mosse che mette in atto sulla scacchiera del calciomercato.
Mentre in Qatar si stanno giocando i Mondiali di calcio più contestati della Storia, Cristiano Ronaldo, uno dei giocatori più famosi del mondo, pare stia per firmare un contratto Al-Nassr, ricco club con sede a Riad, a 200 milioni di euro a stagione. Mentre la Juventus è sotto attacco per una questione di bilanci. Tutto questo per dirvi che oggi come non mai il calcio, il gioco più bello del mondo, ruota intorno ai soldi. È ancora una volta da qui, dall’attualità che iniziamo la recensione degli episodi 5 e 6 de Il grande gioco, la serie tv in onda stasera, venerdì 2 dicembre, in prima serata su Sky Atlantic e in streaming su NOW. Il “grande gioco” che dà il titolo alla serie, lo stiamo scoprendo man mano che la vediamo, è il calcio, certo. Ma è anche il gioco di potere e di denaro che ruota intorno a questo mondo. I giochi di potere che si snodano ne Il grande gioco danno alla serie un tono sempre più shakespeariano. Le lotte intestine alla famiglia sembrano quelle di principi che si affannano a conquistare il trono di un vecchio re. Che però non vuole abdicare. Per questo Il grande gioco è una serie consigliata a chi ama il calcio. Ma, vista la sua universalità, a tutti quelli che sono interessati alle dinamiche del potere. E che amano le tragedie.
La trama: Corso dichiara guerra ad Elena
Corso (Francesco Montanari) si ritira per qualche giorno fuori dalla mischia, proprio nella villa dove lui ed Elena abitavano quando stavano insieme. Ma è ferito per le rivelazioni che ha saputo, e con Elena non parla più. Anzi, le dichiara guerra attraverso le mosse che mette in atto sulla scacchiera del calciomercato. Nel frattempo Lagioia, la giovane promessa che Corso e Assari hanno scoperto, fa scintille al Milan. Ma Assari, senza la supervisione di Corso, mina la relazione con il calciatore. Valeria si licenzia da assistente di Elena. Che ora è in guerra anche con il padre, Dino, il quale trova proprio in Corso un prezioso alleato.
Il Paris Saint Germain
È proprio una guerra, una guerra di soldi e anche di sentimenti. Perché, se da un lato quella de Il grande gioco è la scalata a una grande società di procuratori, e allo stesso tempo una corsa a una grande speculazione edilizia, dall’altro è una guerra intestina a una famiglia. Tra Corso ed Elena è una sfida che va al di là dei soldi e del potere, e mette in scena ferite personali molto dolorose. Se, da una parte, Il grande gioco è una tragedia shakespeariana, dall’altra è uno specchio sui nostri tempi. Perché in scena appare la squadra del Paris Saint Germain. Che, come saprete, è di proprietà qatariota. Proprio il Paese che ospita i mondiali.
I codici della comunicazione: le donne e il calcio in tv
Nelle settimane scorse vi abbiamo raccontato come Il grande gioco riuscisse a giocare alla perfezione con i codici della comunicazione sportiva e con quelli della comunicazione più glamour. Questa settimana la lezione di scienze della comunicazione (sportiva) de Il grande gioco ci insegna un altro aspetto molto interessante di quel mondo. È il ruolo che, da anni (almeno da Italia 90, che si ricordi) le donne hanno nelle trasmissioni televisive. La serie ce lo mostra molto chiaramente quando Valeria si reca a fare un provino per una di queste trasmissioni. Prima di registrare, prova a dire la sua sul testo che le fanno leggere, che le pare troppo “scritto”, poco discorsivo. Ma il regista le fa un cenno seccato e se ne va. L’importante è che si sieda sullo sgabello. Ecco, il ruolo della donna, da quando Alba Parietti è apparsa nelle trasmissioni del 1990, è di stare su uno sgabello: non dietro a una scrivania, non su una sedia normale, ma su uno sgabello, in modo da far vedere le gambe. Ma Valeria deciderà che quel tipo di sedile, per lei, è scomodo.
Giovanni Crozza Signoris, figlio d’arte
Dopo avervi raccontato, nelle precedenti puntate, i ruoli di Elena Radonicich, Francesco Montanari e Lorenzo Aloi, oggi parliamo degli attori che interpretano i calciatori più importanti in questo racconto. Antonio Lagioia, giovane promessa del calcio che sbarca al Milan, e fa il salto dalla primavera alla prima squadra, è interpretato da un figlio d’arte: Giovanni Crozza Signoris è il figlio di Maurizio Crozza e Carla Signoris. E, a guardare bene il suo volto, c’è tanto del papà. I lineamenti sono quelli, e lo si capisce soprattutto dalla mobilità e dell’espressività del viso. Quel sorriso che è spesso un ghigno, a volte muta in un sorriso aperto. Quegli occhi spiritati diventano ancor più sgranati. È la chiamata in prima squadra, è il primo gol ufficiale. Crozza Signoris gioca bene sulla parlata per entrare nel ruolo del ragazzo di Quarto Oggiaro, e il look e il taglio di capelli fanno il resto. Accanto a lui l’altro campione, stavolta affermato, è l’argentino Carlos Quintana, interpretato da Jesus Mosquera Bernal. Quella fissità dello sguardo, quell’inespressività di fondo in realtà è quella di tanti calciatori venuti dal nulla, che sono tutti tecnica, orgoglio e ottusità. Il suo fisico statuario fa il resto. E Bernal è perfettamente funzionale al ruolo.
Stavolta siamo a Casa Milan
Il viaggio nei luoghi sacri del calcio, intanto, continua. E Il grande gioco stavolta ci porta (almeno per gli esterni, gli interni potrebbero essere ricostruiti), a Casa Milan, la sede di una delle squadre più titolate del mondo. Anche le divise rossonere sono quelle ufficiali. E le società citate sono quelle vere. Così tutto acquista più verosimiglianza. D’altra parte, Il grande gioco si segue come una spy-story. Guardate quelle tre ore che separano un calciatore dalla firma del contratto con il Milan o il Manchester United. È una di quelle corse contro il tempo degna di un film con al centro lo scoppio di una bomba. Ed è davvero così, in fondo. Il compianto Maurizio Mosca, parlava di “bombe” di mercato. Bombe che esplodono, bombe che si rivelano senza miccia, trattative che saltano e altre che si riannodano. È davvero un grande gioco. Un gioco pericoloso.
La recensione in breve
Come vi abbiamo spiegato nella recensione de Il grande gioco, la serie ha un tono sempre più shakespeariano. Per questo è consigliata a chi ama il calcio. Ma, vista la sua universalità, a tutti quelli che sono interessati alle dinamiche del potere. E che amano le tragedie.
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Voto CinemaSerieTv