La serie: Il grande gioco, 2022. Creata da: Fabio Resinaro e Nico Marzano, da un’idea di Alessandro Roja.
Cast: Giancarlo Giannini, Francesco Montanari, Elena Radonicich. Genere: drammatico, sportivo. Durata: 50 minuti ca./8 episodi. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa, e su Sky Atlantic.
Trama: L’Atletico si scontra in amichevole con quel Milan dove Antonio Lagioia sta diventando una stella di primo piano. Tutto questo mentre, fuori dal campo, la lotta per il controllo della ISG è sempre più serrata.
Quante volte abbiamo sentito ripetere, in questi giorni, che il mondo del calcio non è più il gioco più bello del mondo, quel gioco che amiamo tanto da quanto eravamo bambini? I Mondiali di calcio che si giocano d’inverno, in una nazione con nessuna tradizione calcistica, solo per una questione di soldi. Le società che sono in debito con il fisco e che truccano i bilanci. E allora è bello, come vi raccontiamo nella recensione degli episodi 7 e 8 de Il grande gioco, vedere nelle scene finali dei ragazzini scorrazzare felici su un campetto. Il grande gioco si chiude in maniera coerente e con un senso di speranza. Quello di un calcio che torni alla bellezza delle origini. Un tocco di dolcezza a una serie che si è confermata fino ad un attimo dalla fine spietata, cruda, intrigante e interessante. Una sorta di Wall Street ambientata nel mondo del calcio. Dietro le quinte del calcio.
La trama: si gioca Milan – Atletico, ma la partita è all’esterno
Il passaggio al Milan è praticamente chiuso, quando un video, che arriva proprio durante la conferenza stampa dell’annuncio, fa saltare tutto. Dipende dal codice etico che la società impone ai suoi calciatori. Così Corso, Asari, e Valeria, che sono tornati a gestire il giocatore, provano a riportarlo, a sorpresa, all’Atletico Madrid. Quell’Atletico che, poco dopo, si scontra in amichevole, a poche ore dalla chiusura del mercato, con quel Milan dove Antonio Lagioia, da promessa della Primavera, sta diventando una stella di primo piano. E che, sui social media, è riuscito ancora una volta a complicarsi la vita. Tutto questo mentre, fuori dal campo, la lotta per il controllo della ISG è sempre più serrata.
Giancarlo Gianni, il leone
Sì, perché, evidentemente, qualcuno aveva venduto la pelle del leone prima di averlo catturato. Il leone, non serve dirlo, è lui, Giancarlo Giannini che, dulcis in fundo, chiude la nostra galleria degli attori de Il grande gioco. La chiude perché non aveva bisogno di presentazioni. E la chiude perché il finale di stagione de Il grande gioco è il suo momento. Il suo Dino è davvero un leone che ruggisce, che incute timore anche se ferito, che con la sua folta criniera svetta sugli altri del branco. Giancarlo Giannini fa la differenza in una serie come questa, in uno di quei ruoli che in America farebbe Al Pacino, e non è un caso che, da anni, Giannini è proprio la sua voce. Quella voce che fa sì che quando Dino parla tutto il resto si fermi. Quel ciuffo ribelle di capelli bianchi che gli cade sul volto fa il resto nel disegnare il ritratto di un grande vecchio che si batte come un giovane.
Quintana contro Lagioia, Corso contro Elena, Dino contro Kirillov
E ci sarà lui al centro delle tante sfide uno contro uno che vanno in scena nell’ultimo episodio de Il grande gioco. In un episodio dove si vede molto calcio giocato (allo stadio di San Siro, la Scala del calcio), vanno in scena una serie di “finali”. Quintana contro Lagioia, Corso contro Elena, Dino contro Kirillov. I nodi vengono al pettine. Alcuni personaggi vanno per la loro strada, altri fanno un passo indietro. Ottenute o meno le proprie rivincite, e le risposte alle proprie domande, in molto avranno bisogno di purificarsi, di ripartire dai propri sogni.
Un pubblico che sente che questo sport non gli appartiene più
E allora torniamo a dove eravamo partiti, dall’inizio di questa recensione e dall’inizio di questa serie tv. A quella scuola calcio che potesse insegnare il gioco più bello del mondo ai ragazzi, e contribuisse a far nascere nuovi talenti. Ed è bello, allora, nel finale, vedere quei bambini correre su un prato. La forza della serie Sky, allora, non è solo nel tempismo per cui è stata scritta e prodotta per essere trasmessa proprio durante i Mondiali di calcio. Ma anche per essere riuscita a interpretare lo zeitgeist, il segno dei tempi che stiamo vivendo per quanto riguarda questo sport. E il sentimento popolare di un pubblico che sente che questo sport non gli appartiene più, che gli è stato portato via, come sempre accade con le cose belle, dai ricchi.
La recensione in breve
Nella recensione de Il grande gioco vi abbiamo spiegato come la serie si chiuda in maniera coerente e con un senso di speranza.. Un tocco di dolcezza a una serie che si è confermata fino a un attimo dalla fine spietata, cruda, intrigante e interessante. Una sorta di Wall Street ambientata nel mondo del calcio.
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Voto CinemaSerieTv