La serie: Incastrati 2, 2023. Creato da: Ficarra e Picone
Cast: Salvo Ficarra, Valentino Picone, Tony Sperandeo, Leo Gullotta, Anna Favella, Marianna Di Martino. Genere: Commedia, crime. Durata: 6 episodi da 30-40 minuti.
Dove l’abbiamo visto: Su Netflix, in anteprima.
Trama: Salvo e Valentino si trovano nuovamente “incastrati”. Hanno investito, per caso, Padre Santissimo che stava scappando. E che ora li ha imprigionati e li tiene sotto scacco.
Incastrati, la serie Netflix che ha segnato l’esordio di Ficarra e Picone nella serialità, torna con la seconda e ultima stagione che ci racconta come va a finire la storia di equivoci che ha portato Salvo e Valentino, due ingenui tecnici di elettrodomestici, a contatto con la Mafia e il temutissimo (e ricercatissimo) boss Padre Santissimo. La storia arriva sui nostri device proprio poco dopo che un famoso latitante, Matteo Messina Denaro, è stato catturato. Coincidenze, certo. Ma, come vi raccontiamo nella recensione di Incastrati 2, in una serie che fonde comicità pura a una trama crime, c’è un afflato verso la legalità e un sincero senso dell’impegno antimafia che, alla fine, riesce anche a commuovere.
La trama: Ficarra e Picone, ancora incastrati, tra Mafia e amore
Salvo (Salvo Ficarra) e Valentino (Valentino Picone) si trovano nuovamente “incastrati”. Hanno investito, per caso, Padre Santissimo che stava scappando. E che ora, insieme a Cosa Inutile (Tony Sperandeo), li ha imprigionati e li tiene sotto scacco, facendo leva sugli ostaggi che hanno catturato. Mentre si continua a indagare sul caso Gambino, compare anche un minaccioso narcotrafficante messicano. Tutto questo mentre i rapporti di Salvo e Valentino con le loro compagne, Ester (Anna Favella) e Agata (Marianna Di Martino) si fanno sempre più tesi: Salvo ed Ester stanno per divorziare, Valentino e Agata dovrebbero andare a vivere insieme, ma da lei è arrivo il figlio, Robertino (Luca Morelli).
Comicità unita a una trama crime
Sembra un prodotto semplice, a prima vista, questo Incastrati 2, di fatto la seconda parte della storia iniziata la prima stagione: sembra una serie comica, la naturale prosecuzione dei successi al cinema del duo, un prodotto in grado di valorizzarne la naturale simpatia e i tempi comici. E invece c’è molto di più: c’è il tentativo, piuttosto riuscito, di unire la comicità a una trama crime che riesce, a suo modo, a tenere sulle spine lo spettatore, nonostante (e questo è un piccolo, veniale, difetto della serie) tenda a reiterare un po’ troppo spesso gli stessi schemi narrativi e le stesse situazioni. Ma, nonostante questo, la trama gialla funziona, anche grazie agli attori, tutti in parte e convincenti.
Orgogliosamente contro la Mafia: per non dimenticare
Ma in Incastrati 2 c’è di più, e lo scopriamo man mano che ci avviciniamo alla fine della serie. Nella conferenza stampa di lancio, infatti, Ficarra e Picone hanno dichiarato che non avrebbero messo la mafia nella loro serie se non avessero avuto qualcosa si nuovo da dire sull’argomento. È l’idea di non dimenticare che cos’è la Mafia e che cosa è stata in grado di fare. Soprattutto perché le nuove generazioni non hanno vissuto le stragi. Nella stagione 1 a colpire era il discorso, per nulla comico ma terribilmente serio, di Padre Santissimo, che diceva “noi mafiosi dobbiamo tenere la testa bassa, perché intanto la gente dimentica”. In questa seconda stagione, in una scena, in cui si intravede la teca con i resti della macchina della scorta di Falcone, il procuratore Nicolosi (un sorprendente Leo Gullotta) pronuncia alcune parole di Paolo Borsellino, e l’emozione è davvero forte. “Ai mafiosi attribuiamo un’intelligenza che non hanno” ha detto Valentino Picone alla presentazione della serie. E Incastrati riesce in quello che forse è il modo migliore per combattere i mafiosi (senza sottovalutarli), cioè ridicolizzarli. Che è quello che faceva Pif nel suo La mafia uccide solo d’estate.
The Look Of The Killer, che passione!
Ma in Incastrati è molto interessante anche il discorso metanarrativo sul linguaggio della serie tv. Prima di tutto il gioco insistito sui cliffhanger, sulla scelta precisa e insistita di lasciare in sospeso lo spettatore per invogliarlo a vedere la puntata seguente. Ma il gioco più intelligente e spassoso è la presa in giro delle serie americane (serie che, nel mondo di oggi, per alcuni sono cult e per altri nemmeno degne di nota). Dopo il tormentone dell’ispettore Jackson e The Touch Of The Killer della stagione 1, ora si prende in giro la mania dei prequel: così ecco The Look Of The Killer, con il protagonista ringiovanito con effetti esilaranti. Ficarra e Picone si sono divertiti davvero a “rovinare” questa serie, con inquadrature volutamente brutte, con la fotografia sciatta (ma la fotografia della serie è del grande Daniele Ciprì) e con un doppiaggio volutamente fuori sync. Si sono divertiti tutti, doppiatori compresi. E ci siamo divertiti molto anche noi.
La recensione in breve
Come vi raccontiamo nella recensione di Incastrati 2, in una serie che fonde comicità pura a una trama crime, c’è un afflato verso la legalità e un sincero senso dell’impegno antimafia che, alla fine, riesce anche a commuovere.
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