La serie: Infamia, 2023. Regia: Anna Maliszewska. Genere: teen drama, musicale. Cast: Zofia Jastrzębska, Sebastian Łach, Magdalena Czerwińska, Kamil Piotrowski, Artur Dziurman, Wanda Ranii Kozłowska, Bożena Paczkowska, Tesla Schock, Konrad Bogusławski, Manuel Dębicki, Melisa Gabor, Angelo Ciureja, Josef Fečo, Branko Đurić, Aleksandra Grabowska, Michał Wójtowicz, Agata Łabno, Julia Kuzka, Nikolas Przygoda, Jan Jakubik Durata: 8 episodi di 48 minuti circa. Dove l’abbiamo visto: Netflix.
La trama: Gita, una ragazza rom di diciassette anni con la passione per il rap, dopo aver vissuto nel Galles, torna con i genitori e i fratelli in Polonia, dove vive il resto della famiglia. Ma il suo desiderio di libertà, indipendenza e di innovazione si scontrano ben presto con i dogmi e le tradizioni della civiltà gitana e con il radicato razzismo presente in Polonia.
Animata da colori sgargianti e beat musicali che rimbombano prepotentemente tra le strade e i vicoli della cittadina polacca, Infamia si rivela un teen drama d’eccezione che racconta la storia di Gita, una giovane rom amante del rap che cerca di sfuggire alle rigide regole imposte dalla sua famiglia.
Il senso di libertà della protagonista infatti risuona fortemente in ogni frame ed è reso evidente nella sua lotta costante contro il potere patriarcale, cibo quotidiano della sua famiglia. Sebbene però sia una produzione decisamente interessante, capace di esplorare e far riflettere su differenti tematiche, Infamia pecca in alcun punti che avrebbero meritato maggiore approfondimento. Nella nostra recensione di Infamia quindi vi spieghiamo perché è un prodotto che merita di essere guardato e in cosa però potrebbe deludervi.
La trama di Infamia
Gita, dopo anni nella Galles, si trasferisce con i genitori e i fratelli in Polonia dai restanti membri della loro famiglia. Lo stile di vita lì però è decisamente diverso rispetto a quello a cui era abituata. Emergono fin da subito le complesse dinamiche tra la giovane Gita, adolescente piena di energia ed amante del rap, e la sua famiglia rom, di stampo patriarcale e tradizionale. La protagonista infatti si ritrova circondata in una sorta di microcosmo dotato di proprie regole e dure imposizioni, e addirittura, per saldare i debiti di gioco del padre, viene promessa in sposa a sua insaputa ad una famiglia di amici. Sfuggire a tutto ciò diventa sempre più difficile, ma disubbidire significa soltanto una cosa: andare incontro all’infamia intesa come disonore, come una vergogna che macchia in maniera indelebile la propria vita.
Anche l’esperienza scolastica si dimostra tortuosa: Gita decide di iscriversi alle lezioni nonostante i pareri contrari della famiglia, ma integrarsi in un nuovo ambiente non sarà per nulla semplice. Infatti anche all’esterno della comunità gitana c’è un clima di profonde tensioni: i personaggi si rincorrono spesso in un circolo di violenza e ingiustizie che sfociano in drammatiche lotte (verbali e non), tra rom e i polacchi.
La musica come evasione
La pura energia della musica fa da filo conduttore di tutta la serie: Gita infatti trae spunto dalla sua esperienza per dare forma alle canzoni e creare i suoi beat. Ma non solo: il rap riesce a farla evadere anche dalla sua nuova routine in una comunità in cui non si sente libera di essere se stessa. In molte scene infatti Gita realizza delle strofe dopo precisi avvenimenti che riescono non solo ad ispirarla, ma anche a farla sfogare e motivare. E l’incontro con Tagar diventa fondamentale per sperimentare, creare nuove melodie, e dare voce insieme al loro vissuto nella gabbia dorata in cui si trovano. La musica pervade lo schermo come un grido di speranza, un richiamo all’indipendenza, e riesce a veicolare messaggi e far emergere emozioni che, nei dialoghi, non avrebbero la stessa potenza.
La scarsa caratterizzazione dei personaggi
Ad esclusione della protagonista però, la caratterizzazione dei personaggi secondari è poco approfondita, rendendo difficile il processo di empatia. Anche se è una scelta narrativa voluta probabilmente per incentrare la trama e l’esperienza della giovane Gita, la stessa famiglia rimane che dovrebbe avere un ruolo maggiormente primario rimane costantemente sullo sfondo, come un’ingombrante presenza che pesa sul capo della protagonista ma senza mai essere pienamente approfondita. I genitori sono i personaggi che risultano più esplorati e di cui vengono evidenziate le debolezze e il loro travagliato vissuto, ma nell’insieme sono comunque sfuggenti.
E nonostante vengano spesso mostrate le donne della comunità gitana, complessivamente appaiono sbiadite, incapaci di dare un vero apporto alla trama. La nonna, personaggio che avrebbe potuto avere una grande potenzialità, alla fine rimane comunque solamente accennata. Anche i compagni di classe e gli altri coetanei, a parte Eliza, non subiscono un giusto trattamento: rimangono in modo abbastanza passivo nel background senza eccessivi sbilanciamenti. Persino Tagar, il ragazzo di cui Gita si innamora, non riesce mai veramente ad emergere, e si presenta anzi come una sorta di antieroe che non riesce però a fare breccia nel pubblico.
Il microcosmo gitano
La comunità gitana rappresentata è tenuta insieme da un forte senso dell’onore, che riecheggia prepotente e si configura come uno dei valori fondamentali su cui si regge ogni equilibrio. Sfuggire all’onore diventa impossibile, ma non solo per Gita: ogni personaggio deve infatti sottostare a delle precise dinamiche e a delle rigide regole comportamentali. Ogni donna rom ad esempio deve indossare la gonna e non deve truccarsi, e si crea profondo scalpore quando la giovane protagonista infrange questi divieti.
Anche gli uomini conducono le loro azioni in virtù dell’onore, e criticano Gita e i suoi genitori che considerano “troppo permissivi”. Persino il padre di Gita, dipendente dal gioco d’azzardo, pur di mantenere la parola data e non venir meno a un conto in sospeso, decide di combinare il matrimonio di Gita e darla in sposa ad un ragazzo di una famiglia amica. Mentre però per Gita queste regole rappresentano degli ostacoli insormontabili, il resto della sua famiglia convive serenamente senza che queste tipologie di rapporti pesi sulle loro esistenze.
La recensione in breve
Infamia si presenta come un prodotto innovativo e interessante, capace di incuriosire il pubblico. Peccato per il poco approfondimento di alcune dinamiche e dei personaggi secondari.
- Voto CinemaSerieTV