La serie: Inseparabili, del 2023. Creata da: Alice Birch Cast: Rachel Weisz, Michael Chernus, Poppy Liu, Britne Oldford.
Genere: drammatico, thriller Durata 6 episodi/55 minuti ca. Dove lo abbiamo visto: su Prime Video, in lingua originale.
Trama: Le gemelle Beverly ed Elliot Mantle, dottoresse che sperimentano con la medicina e condividono tutta la loro vita, inizieranno ad avere dei contrasti che le porterà a vivere un conflitto tra loro.
Le persone sono due, ma il volto è lo stesso. Stese sullo stesso letto, le sorelle Beverly ed Elliot incrociano i loro visi, dando vita a una faccia unica ma spezzata in due. Non c’è immagine migliore, di chiara ispirazione bergmaniana, per racchiudere tutto il senso di Inseparabili, versione 2023 al femminile del film di David Cronenberg del 1988.
Beverly ed Elliot sono due gemelle che condividono tutto tra loro: il lavoro, gli amanti, le passioni, l’intera esistenza. Un rapporto così stretto e legato da non poter essere scisse, tanto da avere la possibilità di scambiarsi l’identità al momento che ritengono opportuno.
Eppure questa divisione esiste. Non solo nel carattere diverso tra le due, ma in un conflitto sempre più nascente.
Un volto, due persone.
È il punto di partenza della nostra recensione di Inseparabili, la serie in 6 episodi disponibile su Prime Video con protagonista assoluta Rachel Weisz, che aggiorna alla contemporaneità di oggi il capolavoro di David Cronenberg con Jeremy Irons. Il risultato è una serie che mantiene inalterato lo spirito caro al regista canadese, attraverso un ritmo sommesso e una voyeuristica fascinazione sui corpi, ma che presuppone tantissima fiducia nei confronti dello spettatore. Forse sin troppa.
La trama: nascita di una separazione
Inseparabili, nonostante siano due corpi, due menti e due personalità. Le gemelle Beverly ed Elliot Mantle (Rachel Weisz in un duplice ruolo) non possono fare a meno l’una dell’altra. Stesso luogo di lavoro, stessa professione, stesso obiettivo: rivoluzionare la medicina e aprire a nuove possibilità scientifiche l’atto del parto. Le due, infatti, desiderano aprire un centro di nascite innovativo, idea iniziata con alcune sperimentazioni ai confini dell’etica. E ai limiti conducono le loro esistenze, condividendo tutto (amanti, relazioni, pensieri), giocando con le loro identità (le due ciclicamente se le scambiano) e mantenendo leggermente separata solo la loro personalità: più fredda e cinica, dura e strafottente Elliot; più affettuosa e sensibile Beverly.
Sarà proprio Beverly a causare la prima vera frattura della propria vita con la sorella. Innamorandosi di un’attrice di nome Genevieve e vivendo questa storia d’amore senza condividerla con Elliot. Un sentimento di riservatezza che causerà uno squilibrio nel rapporto tra le due gemelle e darà inizio a una vendetta sempre più viscerale da parte di Elliot. Una crepa tra loro destinata a farsi sempre più profonda ed estesa e che cambierà per sempre le loro vite, il loro rapporto e il loro futuro.
Il talento di Rachel Weisz
Se c’è una cosa che salta all’occhio subito guardando Inseparabili è quanto Rachel Weisz riesca a farsi carico di quasi tutta l’opera. Costretta a recitare nel doppio ruolo di Beverly ed Elliot, Weisz dona allo spettatore una vera e propria prova di talento assoluto. Perché spesso e volentieri, più che appagante per lo spettatore, questa situazione si dimostra semplicemente una sfida per chi recita, spesso dimenticando che è necessario il coinvolgimento emotivo da parte del pubblico. È essenziale, quindi, riuscire a rimanere in un equilibrio complicatissimo, che deve fare i conti con le diverse personalità dei personaggi senza eccedere in esagerazioni.
E se Weisz riesce davvero nel miracolo (al netto di una volontaria sensazione di confusione tra Beverly ed Elliot in certi momenti, si riconosce sempre chi è l’una e chi è l’altra), lo stesso purtroppo non si può dire della scrittura che dovrebbe valorizzare al meglio questo gioco attoriale. La sceneggiatura, infatti, cede spesso e volentieri alle esagerazioni (di tono, di contenuto, di spiegazione) aggiungendo difficoltà gratuite al già complicato lavoro attoriale di Weisz. Il risultato è una prova magnetica, vero motore catalizzante della serie, ma che spesso scivola in monologhi eccessivi dove i toni sembrano parte di una sinfonia scomposta e stonata.
Tra fascino e squilibri
Proprio il tono della serie risulta il carattere più problematico di Inseparabili. La serie creata da Alice Birch vuole mantenere il senso inquietante e cronenberghiano dell’opera originale, ma sembra sentire la pressione di essere un remake contemporaneo di un titolo che funziona soprattutto grazie allo stile e alla poetica del regista canadese. Ed è così che Inseparabili viaggia su due binari altalenanti, tra una maniera molto composta e seria di affrontare la narrazione e il desiderio di esagera. Forse mosso da un’ansia da prestazione, il lavoro in fase di scrittura sbilancia la serie ponendola a metà strada tra il thriller più perturbante e un gusto piuttosto confuso che sfocia leggermente nel kitsch, sensazione che si percepisce soprattutto nei momenti in cui Inseparabili necessita di una maggiore sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore.
Con un ritmo molto dilatato e con una narrazione che procede attraverso lunghi dialoghi statici, la serie funziona, però, nel costruire un’atmosfera magnetica (a patto che lo spettatore sia ben disposto a sedersi comodo e centellinare la visione) dove, nei momenti migliori, il supporto della regia e delle immagini contribuisce di molto alla riuscita dell’opera. Verrebbe da chiedersi quanti spettatori riusciranno a rimanere ammaliati dalla storia che, seppur necessitando di molta pazienza, col proseguire degli episodi raggiunge vette di situazioni e di prove di coraggio non indifferenti (ma già nel primo episodio, tra scene di parto e situazioni mediche, il pubblico più sensibile potrebbe trovarla respingente). Noi apprezziamo il coraggio dell’operazione e ci teniamo stretti gli elementi più riusciti, anche se la mancanza di una precisa identità (ancora una volta frammentata come le due protagoniste) rischia di smorzare i caratteri di una storia che, sì, nel 2023 funzionerebbe come nel 1988.
La recensione in breve
Curioso che una serie dal titolo Inseparabili risulti in realtà così scomposta, nei toni, nel ritmo del racconto, nella scrittura. Il film di David Cronenberg rivive in questa chiave contemporanea e femminile riuscendo, nei momenti migliori, a mantenere inalterato il proprio fascino perturbante. Ma non basta l'enorme talento di Rachel Weisz per ammaliare e legare con lo spettatore, che dovrà pazientare o lottare contro sei episodi parecchio respingenti.
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Voto CinemaSerieTv