La serie: Junji Ito Maniac. Creata da: Shinobu Tagashira. Cast: Rie Suegara, Yumiri Hanamori, Yuji Mitsuya, Hiro Shimono Genere: Horror. Durata: 12 episodi/25 minuti ca. Dove l’abbiamo visto: in anteprima su Netflix.
Trama: Venti racconti dell’orrore, che racchiudono diverse sfumature della paura, adattati dall’opera di Junji Ito, il celebre mangaka del terrore. Tra fantasmi, strane creature, omicidi e fenomeni inspiegabili, queste storie regaleranno brividi a non finire.
Gli appassionati del genere horror hanno costantemente fame di storie ricche di brivido, e Netflix sembra volerli accontentare continuamente. Proprio grazie alla libertà creativa e distributiva in seno al colosso dello streaming, solo negli ultimi mesi abbiamo avuto modo di entrare nel Cabinet of Curiosities di Guillermo del Toro, un esperimento che univa autori diversi per dar vita a diverse otto storie di paura.
Quasi fosse una prosecuzione tematica, ecco allora che uno dei mangaka più famosi del genere horror trova linfa animata per alcuni dei suoi racconti. Junji Ito, da anni considerato il re del brivido giapponese, grazie alle sue storie ricche di mistero e paura e a un tratto del disegno oscuro e deciso, è l’unico autore da cui nasce questa serie antologica in 12 episodi, che si ripromette di adattare in versione anime alcune delle sue opere.
Come vedremo nella nostra recensione di Junji Ito Maniac, l’anime horror di Netflix deve fare i conti con venti diversi racconti, di durata variabile, che nonostante abbiano in comune la stessa matrice danno vita a risultati altalenanti e diversi.
Storie di orrore
Non c’è una vera e propria trama all’interno di Junji Ito Maniac. Le venti storie che compongono i 12 episodi della stagione variano dall’orrore cosmico a quello gotico, tra case infestate e momenti degni del miglior splatter, non senza – sempre in maniera alternata e discontinua – un pizzico di dark humor che in certe occasioni risulta vincente (e, in altre, invece, appare quasi fuori luogo). Si comincia con la storia di una famiglia particolare di sei fratelli intenta a subire la visita di una fotografa curiosa (uno degli episodi peggiori e pessimo biglietto da visita per la serie) e si prosegue con storie che riguardano un passato tragico, un misterioso omino dei gelati e strani palloncini giganti (secondo e terzo episodio tra i più convincenti). Ma c’è occasione anche di raccontare di strane creature marine spiaggiate che nascondono segreti, di madri talmente affettuose nei confronti dei figli da raggiungere un punto di non ritorno, o di muffe misteriose che iniziano a far marcire l’intera abitazione.
Ce n’è veramente per tutti i gusti e l’appassionato di storie dell’orrore non potrà che provare un bel senso di curiosità nel premere Play e rimanere sorpreso dalle derive diverse che ogni singolo episodio prenderà. Il risultato, però, è una serie discontinua, paradossalmente proprio a causa dei suoi pregi: la diversità di ogni singola storia produce naturalmente episodi più convincenti di altri e più appassionanti di altri e la penna di Ito tende a riconoscersi sempre di più. Diversi soggetti sviluppati dallo stesso autore non possono che iniziare piano piano ad assomigliarsi, facendo perdere gran parte dell’effetto sorpresa sulle derive narrative.
Finire sul più bello
Dei 12 episodi che compongono la stagione di Junji Ito Maniac, in 4 è presente una sola storia dalla durata di 25 minuti. Il resto della stagione è composta da episodi doppi, dove i racconti durano all’incirca 10 minuti (anche se la durata è variabile in base alla singola storia). Durante la visione dei venti racconti pochissime volte si ha la sensazione di aver assistito a una storia coesa e compatta, perfetta nel ritmo e con un finale arrivato al momento giusto. Se in certe occasioni i 25 minuti risultano addirittura troppi (è il caso del già citato primo episodio, I bizzarri fratelli Hikizuri, per fare un esempio), in altre i 10 minuti dedicati a una singola storia sembrano troppo pochi per dare vita a un finale completamente soddisfacente.
Spesso, quindi, la sensazione è che i titoli di coda arrivino proprio sul più bello, interrompendo un racconto che fino a quel momento si stava dimostrando interessante e che regala un senso di incompletezza. Certo, nel genere horror ci aspettiamo un finale sospeso o aperto, ma non improvviso.
Spesso la causa di questa fine improvvisa è da trovarsi nei dialoghi, intenti a spiegare per filo e per segno tutta la vicenda allo spettatore, molte volte in maniera eccessiva (i personaggi pronunciano ad alta voce cosa provano, come si sentono, cosa hanno fatto: tutto ciò che abbiamo visto attraverso le immagini) e mettendo in luce la natura letteraria delle opere. Ma se in un fumetto, che ha bisogno di un’immagine fissa e precisa per portare avanti la narrazione, queste spiegazioni possono trovare un senso, in un adattamento audiovisivo il tutto appare pleonastico e ingombrante, tanto da spezzare quell’alone di mistero e di tensione che sarebbe servito a molte storie.
Un po’ di sperimentazione
Anche se non tutto è oro ciò che luccica, Junji Ito Maniac regala alcuni momenti sperimentali, sia sul campo tecnico (alcune storie in bianco e nero, altre in formato 4:3, altre ancora con colori più accesi o spenti) che su quello visivo. Ecco, dove la serie riesce a traslare la follia del mangaka è proprio in certe sequenze che trovano la loro ragion d’essere proprio in virtù dell’animazione, risultando spaventose e impressionanti. Il terzo episodio (Palloncini appesi) o la storia I lunghi capelli in soffitta (presente nel quinto episodio) risultano vincenti proprio grazie alle possibilità del disegno, che supportano nella maniera migliore le storie assurde e – per questo – terrificanti di Ito.
Con un focus incentrato sulla follia mentale che contagia i protagonisti delle storie, i migliori episodi riescono ad andare oltre il semplice intrattenimento e usare il genere horror per raccontare gli incubi dei nostri giorni. Particolarmente efficace è Strati di terrore, un body horror famelico e nevrotico che riesce a condensare l’animazione, la genialità, il terrore e la disperazione in poco più di 10 minuti. In questi rari casi troviamo davvero una voce precisa e singolare, che il rischio del binge-watching tende a soffocare.
La recensione in breve
Junji Ito Maniac racchiude venti diversi racconti di genere horror tratti dalle opere del mangaka. La voce di Ito è riconoscibile e, alla lunga, si perde un po' l'effetto sorpresa, complice anche una scrittura non sempre centrata che dà l'impressione di storie sospese a metà. La serie antologica, però, nei momenti migliori, regala storie davvero efficaci che sanno inquietare lo spettatore. Il risultato è una serie di racconti di qualità altalenante che saprà interessare gli appassionati del genere.
- Voto CinemaSerieTv