La serie: La notte che non passerà, del 2022. Creata da: Gustavo Lipsztein. Regia: Julia Rezende e Carol Minem. Cast: Thelmo Fernandes, Paulo Gorgulho, Bianca Byington, Leonardo Medeiros, Debora Lamm. Genere: drammatico, cronaca. Durata: 40 minuti ca./5 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Gennaio 2013, Brasile. Il Kiss, discoteca della cittadina di Santa Maria in Brasile, viene distrutto a causa di un incendio dentro il locale, provocando 242 morti. I genitori delle vittime lottano affinché giustizia sia fatta.
A 10 anni dal devastante incendio della discoteca Kiss, avvenuto a Santa Maria in Brasile a cavallo fra il 26 e il 27 gennaio 2013, Julia Rezende e Carol Minem si posizionano in cabina di regia per dirigere La notte che non passerà, miniserie di 5 episodi tratta dal libro The Endless Night: The Untold Story of Kiss Nightclub, dell’autrice Daniela Arbex. La tragedia del Kiss sconvolse all’epoca l’intero continente, tanto da occupare gran parte delle programmazioni dei notiziari internazionali. A causa del rogo che divampò nel locale morirono ben 242 giovani, almeno secondo quanto riportò la Polizia, causando molti feriti fra le 2.000 persone presenti.
Con questa serie le due registe si uniscono al coro di battaglia portato avanti da ben dieci anni dai familiari dei deceduti, con lo scopo di accendere una forte luce sul sistema giudiziario brasiliano che, nonostante il disastro, non è ancora riuscito a condannare i colpevoli. Come vedremo nella nostra recensione di La notte che non passerà, uscita sulla piattaforma Netflix il 25 gennaio, la storia viene raccontata inizialmente attraverso il punto di vista delle vittime, per poi spostarsi a quello singolo dei loro genitori che da allora lottano affinché i loro figli riposino in pace.
La trama: un fatto di cronaca che devastò il Brasile
2013, Santa Maria, Brasile. Alcuni ragazzi fra cui Mari (Manu Morelli), Marco (Sandro Aliprandini), Felipinho (Miguel Roncato) e Guilherme (Luan Vieira), si preparano nelle loro rispettive case per andare a passare la serata al Kiss, una discoteca della città che ha organizzato una festa universitaria e in cui si esibisce la band Gurizada Fandangueira. All’inizio della festa, il locale ospita all’incirca 2.000 giovani, superando il limite massimo di capienza. Mentre il concerto si fa sempre più movimentato e coinvolgente, il cantante dei Gurizada accende un fuoco pirotecnico per creare atmosfera nella sala e, senza accorgersene, brucia il soffitto da cui partono numerose fiamme.
Mentre il fuoco divampa, incendiando la discoteca a causa delle pareti insonorizzate infiammabili, all’interno del Kiss inizia a generarsi il caos, con tutti i partecipanti che fra urla e terrore cercano di muoversi verso un’uscita di emergenza che però non esiste. A causa dell’inalazione di fumo tossico, che si scoprirà essere cianuro, molti dei ragazzi muoiono poco dopo essere riusciti a fuggire da quel girone infernale, mentre altri rimangono soffocati dentro. I morti contati sono ben 242. Alcuni familiari delle vittime, in seguito all’accaduto, decidono di far luce sull’accaduto, avviando un’associazione che lotta per garantire alla giustizia i colpevoli della morte dei loro figli.
Attraverso lo sguardo delle vittime
Fino a che punto può essere rappresentato il dolore di un lutto? È questa la domanda postasi per tutta la durata di La notte che non passerà, una serie ibrida che intreccia true crime e legal drama, facendoli confluire in una storia drammatica e, a tratti, claustrofobica. Il fatto di cronaca portato avanti dalle registe, che sconvolse il Brasile e il mondo intero nel 2013, chiarisce subito il suo intento: vuole porre l’accento sulla sfera emotiva dei personaggi coinvolti nell’incendio del Kiss, e non vuole preoccuparsi di quanto la visione risulterà tragica e difficile da sostenere. Partendo dal disastro nel locale, ogni singolo frame è caricato di un pathos talmente tanto compresso all’interno dell’inquadratura stretta dello streaming, da esplodere e prendere presuntuosamente il sopravvento su tutti gli avvenimenti trattati.
La storia, aiutata dai titoli degli episodi, si divide in blocchi, i quali preannunciano allo spettatore quale segmento del dramma andranno ad approfondire. L’incipit di La notte che non passerà ci conduce sin da subito fra le fiamme ardenti della discoteca, mostrandoci il primo, ma più tragico, punto di vista dei tanti del racconto: quello delle vittime. Un dolore che guardiamo attraverso gli occhi dei giovani intrappolati nel locale e che si propaga successivamente, come un riflesso, negli sguardi in agonia dei loro genitori. Il primo episodio è fra quelli con l’impatto più significativo, eccessivamente riempito di uno strazio e di un caos che la macchina da presa è brava a sottolineare. Da quel momento, infatti, essa non smetterà di catturare immagini disturbate, irregolari e frenetiche, prediligendo primi piani e inquadrature strette per restituire la sensazione di soffocamento e panico delle vittime.
Una drammaticità estrema
La cifra dominante di La notte che non passerà è il dolore della perdita, e infiamma tutto il tessuto narrativo della serie fino alla sua chiusura. Un sentimento legato profondamente al senso del lutto, e che diventa sempre più accentuato man mano che le indagini proseguono e la risoluzione sembra ogni passo più lontana. Si incanala in ogni personaggio, si presenta in tutta la sua forza consumatrice, e inonda persino i momenti più documentaristici, in cui a prevalere dovrebbe essere uno schema più didascalico a favore del racconto di cronaca.
Per quanto l’eccesso dei sentimenti infici a volte sulla fluidità del racconto, la sua presenza è necessaria affinché dell’accaduto venga mostrato lo strato più intimo, personale e sconvolgente. Probabilmente, la scelta di una drammaticità espressa nel suo picco massimo, è inserita per costruire una relazione profonda con lo spettatore che, dall’altra parte, si unisce alla denuncia di un sistema corrotto e di una società irresponsabile, avida ed egoista.
E perché quindi dovremmo calibrare una sofferenza? Chi siamo noi per scegliere quanto gli altri debbano soffrire, come debbano soffrire e in che modalità debbano esprimere il dolore? Capiamo solo così che non c’è un freno da inserire, non c’è un interruttore da spegnere. Davanti al lutto a cui segue un’ingiustizia saremmo tutti nella loro stessa devastante situazione e non vorremmo essere giudicati per quanta pena mostriamo o quante lacrime versiamo. È evidente che le registe vogliano proprio esprimere questo lato umano quanto atroce che non si può regolare. Ed è solo attraverso una reale identificazione, a cui si arriva spingendo sull’emotività, che si può creare un’onda capace di non far spegnere la luce su quelle vittime che, come dice Pedro, a causa del non aver giustiziato i colpevoli, non possono ancora riposare in pace.
Conclusioni
La notte che non passerà riesce a colpire, per il contenuto riportato, il cuore dello spettatore, portandolo a una riflessione sul sistema giudiziario spesso sbagliato che non riesce a condannare i delinquenti responsabili di un numero enorme di vittime.
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Voto di CinemaSerieTV