La serie: La storia, 2023. Creata da: Elsa Morante. Cast: Jasmine Trinca, Elio Germano, Lorenzo Zurzolo, Francesco Zenga, Valerio Mastandrea, Asia Argento. Genere: Storico Durata: 50 minuti circa/8 episodi. Dove l’abbiamo visto: su RaiPlay.
Trama: Gli anni del Regime fascista e del primissimo dopoguerra visti dagli occhi di Ida Ramundo, maestra elementare calabrese di origini ebraiche che vive a Roma insieme al figlio Nino.
Secondo adattamento per la televisione – dopo quello di Luigi Comencini datato 1986 – per il romanzo capolavoro del 1974 di Elsa Morante, sbarca in prima serata su Rai Uno la miniserie La storia, diretto da Francesca Archibugi e con Jasmine Trinca nei panni della protagonista. Proprio come l’opera letteraria da quasi 700 pagine alla quale si ispira, la fiction vuole essere un resoconto degli anni della Seconda guerra mondiale in Italia, visti dagli occhi di Ida Ramundo, una maestra elementare di origini ebraiche che vive a Roma insieme al figlio adolescente Nino. Ma non solo: la serie – che andrà in onda in 8 puntate ogni lunedì dall’8 al 29 gennaio (ma tutte già disponibili su RayPlay) – si prefigge anche di raccontare una storia di resilienza, nella quale non ci sono eroi ma solo esseri umani che cercano di sopravvivere mentre si trovano in balìa di eventi incontrollabili e molto più grandi di loro.
Come vedremo nella nostra recensione de La storia, la fiction diretta dalla Archibugi possiede una narrazione essenziale e un ritmo rilassato, tipico da sceneggiato di prima serata, due elementi che la rendono una visione perfetta per il grande pubblico, accessibile a tutti. Sebbene non presenti grandi slanci – salvo qualche sequenza di particolare intensità – la serie ha dalla sua una sceneggiatura solida e fedelissima al romanzo, oltre a poter contare su un cast d’accezione che vede tra le sue fila la già nominata Trinca, ma anche Valerio Mastandrea, Elio Germano e Asia Argento e i giovani Francesco Zenga e Lorenzo Zurzolo. Un compito ben eseguito, dai fini quasi didattici.
Una storia italiana
Siamo alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Ida Ramundo (Jasmine Trinca) è una maestra elementare rimasta vedova che vive da sola con il figlio adolescente Nino (Francesco Zenga) a Roma, nel quartiere San Lorenzo. Mentre la donna tenta di nascondere le proprie origini ebree per timore delle ripercussioni, Nino abbraccia gli ideali fascisti, dichiarandosi “moschettiere di Mussolini” e pronto ad andare in guerra. La già complessa esistenza di Ida viene messa ulteriormente alla prova quando una sera, rientrando a casa, si imbatte in un soldato tedesco ubriaco che riesce a insinuarsi a casa della donna e la violenta, prima di partire (e morire) per il fronte. Un’esperienza angosciante e dolorosa alla quale si aggiungerà lo sgomento e la vergogna di scoprire di essere rimasta incinta; un altro segreto da mantenere per Ida, che dà alla luce clandestinamente il piccolo Giuseppe mentre Nino sta trascorrendo l’estate presso il campeggio degli Avanguardisti.
Quando il ragazzo rientra a casa e fa la conoscenza del fratellino – che soprannominerà Useppe – se ne innamora perdutamente, diventando nel corso degli anni un imprescindibile punto di riferimento per il piccolo. Ma la tranquillità della modesta famiglia di borgata non è destinata a durare: con l’imperversare della guerra, Nino decide di partire per il fronte, nonostante il parere contrario della madre mentre, nel luglio del 1943, la loro casa viene distrutta da un bombardamento, che lascia Ida e Useppe miracolosamente illesi ma senza più un tetto sopra la testa. Inizia così un nuovo capitolo per la donna, fatto di lotta per la sopravvivenza e amore incondizionato per i suoi figli.
Nessun eroe, solo esseri umani
La fiction diretta da Francesca Archibugi riprende scrupolosamente quelli che erano gli intenti dell’opera letteraria di Elsa Morante: raccontare una storia priva di eroi ma colma di resilienza, di esseri umani che cercano di sopravvivere alla devastazione della guerra, mentre devono fare i conti con eventi incontrollabili, molto più grandi di loro. La storia del titolo non è quindi solo quella politica, della Seconda guerra mondiale e del primissimo dopoguerra in Italia, ma è anche e soprattutto quella delle persone, della loro quotidianità smembrata e della continua lotta per non lasciarsi sopraffare. Donne, uomini e bambini come impotenti pedine di un sistema che possono scorgere solo in lontananza, ma di cui sperimentano le ripercussioni sulla propria pelle ogni giorno e al quale non possono in alcun modo sottrarsi. Ida Ramundo è, suo malgrado, una di queste pedine, mossa in primis dall’amore per i propri figli e, in secondo luogo, da ciò che rimane del suo istinto di autoconservazione; procede senza meta su una strada il cui percorso si modifica a seconda degli eventi e degli incontri che fa, ma sulla quale fondamentalmente non ha alcun controllo.
In questo, Jasmine Trinca fa un ottimo lavoro, portando sullo schermo lo sguardo – nonostante tutto – sempre sorpreso e ingenuo della protagonista, come se da un lato non volesse anestetizzarsi alle atrocità del conflitto ma, dall’altro, non osasse sperare in una qualsivoglia felicità futura. Ma, nonostante Ida appaia per la maggior parte del tempo – e per forza di cose – alla mercé di ciò che accade, non vi è alcuna traccia di autocompatimento ne La storia, ma grande dignità nel mostrare come la vita riesca sempre a farsi spazio anche in mezzo alla morte.
Una narrazione essenziale, dagli intenti didattici
Quella che la Archibugi porta sullo schermo è una narrazione essenziale, senza fronzoli, che ci tiene a mantenersi il più possibile fedele al romanzo di Elsa Morante rispettandone soprattutto i tempi – un po’ dilatati – e gli intenti quasi didattici. Due elementi che si confanno alla perfezione al format da prima serata televisiva, rendendolo uno sceneggiato perfetto per la visione da parte del grande pubblico e accessibile a tutti. Come già detto nel precedente paragrafo, gli otto episodi che compongono la serie raccontano sì le vicissitudini di Ida e della sua famiglia, ma vogliono anche portare sullo schermo un resoconto di quelli che sono stati gli anni del Regime fascista in Italia, ripercorrendone gli eventi fondamentali e le principali manifestazioni sovversive (i partigiani e la Resistenza) e mostrando in particolar modo la faccia del nostro Paese fatta di povertà e buon cuore, di cui ne è la perfetta personificazione il personaggio di Mastandrea, l’oste Sor Remo. Quasi una lezione di storia quindi, molto asciutta nella sua messa in scena, che risulta in questo modo interessante a livello educativo ma forse non troppo stimolante.
Salvo alcune sequenze particolarmente coinvolgenti, infatti, La storia è caratterizzata da una narrazione senza slanci, che si prende i suoi tempi per osservare le vite dei personaggi coinvolti utilizzando una regia semplice e concedendosi qualche libertà solo nei flashback o nei sogni della protagonista. In generale, comunque, possiamo considerare quello della Archibugi un compito ben eseguito, dalla sceneggiatura solida e rassicurante che potrebbe un po’ ricordare lo stile de L’amica geniale, soprattutto per la sua attenzione ai dettagli e la cura dei personaggi, ma anche per il misterioso flashforward con il quale si apre la serie.
La recensione in breve
La fiction diretta dalla Archibugi possiede una narrazione essenziale e un ritmo rilassato, tipico da sceneggiato di prima serata, due elementi che la rendono una visione per il grande pubblico, accessibile a tutti. Sebbene non presenti grandi slanci - salvo qualche sequenza di particolare intensità - la serie ha dalla sua una sceneggiatura solida e fedelissima al romanzo, oltre a poter contare su un cast italiano davvero d'accezione. Un compito ben fatto, dagli intenti quasi didattici.
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