La serie: Lezioni di chimica, 2023. Creata da: Lee Eisenberg.
Cast: Brie Larson, Lewis Pullman, Naomi King. Genere: Drammatico, biografico. Durata: 8 episodi da 45 minuti.
Dove l’abbiamo visto: Su AppleTv+, in anteprima.
Trama: La serie è ambientata nei primi anni ’50 e segue Elizabeth Zott, il cui sogno di diventare una scienziata viene stroncato dalla società patriarcale in cui vive. Quando Elizabeth viene licenziata dal laboratorio, accetta un lavoro come conduttrice in un programma televisivo di cucina.
“Children, set the table. You mother needs a moment to herself”. “Bambini, apparecchiate la tavola. La mamma ha bisogno di un momento per se stessa”. Elizabeth Zott conclude così, ogni sera, il suo particolarissimo programma televisivo di cucina, Supper At Six. Nella prima scena della storia che vi raccontiamo nella recensione di Lezioni di chimica, la serie in uscita il 13 ottobre su Apple TV+ (con i primi due episodi seguiti da nuovi episodi settimanali, ogni venerdì fino al 24 novembre) vediamo Brie Larson, nei panni di Elizabeth Zott, elegantissima, bionda, truccata. Una “moglie perfetta”, come quella del famoso film, circondata da colori pastello. Ma presto capiamo che quella cucina è un set televisivo, e poco dopo vediamo l’immagine come la rimanda la tv, in bianco e nero e poco definita. E, subito dopo, troviamo Elizabeth all’inizio della storia: una donna che, con la tipica moglie perfetta americana degli anni Cinquanta, ha ben poco da spartire. Lo scopriremo nel seguire questa serie raffinata e intelligente, prodotta e, soprattutto, interpretata con coraggio da una grande Brie Larson. Una serie che ha bisogno di tempo per crescere agli occhi del pubblico, ma, entrata nel vivo, racconta una bella storia di emancipazione femminile, un genere che oggi appassiona e, soprattutto, ha sempre un suo senso.
Elizabeth Zott: molto più che semplici ricette
Lezioni di chimica, creata da Apple Studios, è basata sull’acclamato best-seller di Bonnie Garmus, Lessons in Chemistry. Siamo nei primi anni Cinquanta: Elizabeth Zott (Brie Larson) ha il sogno di diventare una scienziata, e possiamo dire che lo è. Ma la sua carriera viene stroncata dalla società patriarcale in cui vive. Per una serie di sfortunati eventi, e di pregiudizi, Elizabeth viene licenziata dal laboratorio e inizia a fare esperimenti scientifici a casa, mentre per mantenersi vende tupperware. Per una serie ancora più fortuita di eventi, accetta un lavoro come conduttrice in un programma televisivo di cucina. Ma, lo vedrete, si troverà ad insegnare a una nazione di casalinghe trascurate – e agli uomini che improvvisamente la stanno ascoltando – molto più che semplici ricette.
It’s a men’s men’s world
Sembra la moglie perfetta, ma in realtà non lo è, dicevamo. Sì, Brie Larson qui è proprio il contrario. Dopo averla vista, impeccabile, in tv, torniamo indietro nel tempo e la troviamo alle prese con la sua carriera di ricercatrice, tra laboratori, camici e un ambiente per cui le donne possono essere solo assistenti di laboratorio e, ogni anno, devono esibirsi in una sorta di concorso di bellezza. È un mondo di forme, di moine e di vezzi a cui la nostra Elizabeth è totalmente refrattaria. Per lei conta la sua materia, la chimica, che porta avanti con abnegazione, con forza, senza alcuna diplomazia. In qualche modo ci riesce, ma arriva qualcosa che scompagina tutte le carte. E poi, lo sappiamo: it’s a men’s men’s world, come cantava James Brown. E per le donne non c’è posto.
Brie Larson incarna Elizabeth in modo convincente e totalizzante
Brie Larson incarna Elizabeth in modo convincente e totalizzante. Gli occhi spiritati di chi è deciso a ottenere quello che vuole, di chi sa che deve stare sempre all’erta, in tensione, pronta alla battaglia. Il volto pulito, opaco, senza trucco, di una donna che è forte della sua conoscenza e non si cura della bellezza. Il fisico nervoso, atletico, asciutto, magro, molto diverso da quello che avevamo visto in Room o Captain Marvel. Brie Larson si esibisce qui in una prestazione che è una prova fisica, e anche una prova di bravura. Perché la sua Elizabeth attraversa diverse fasi (combattiva, innamorata, sfiduciata, sfibrata, di nuovo combattiva, sagace, consapevole, tattica). E quindi troviamo prima una giovane donna che bada poco alla forma e alle forme, poi una donna innamorata in cui finalmente il viso si addolcisce. E poi una donna, quella che crea il personaggio televisivo, che indossa una maschera. Si trucca, si accorcia e arriccia i capelli, indossa i vestiti che le chiedono di indossare. Ma tutto come un mezzo per raggiungere il suo fine. Sperimentare con la chimica, insegnare la chimica. E, soprattutto, insegnare alle donne qual è il loro posto. Che non è quello di preparare il cocktail per il marito che torna dopo una giornata stancante. Anche le donne possono avere una giornata stancante: perché non può essere il marito a preparare il cocktail per la moglie?
Altre gloriose serie ambientate negli anni Cinquanta
Ascolti questa storia e pensi subito ad altre gloriose serie ambientate negli anni Cinquanta. La meravigliosa signora Maisel, Masters Of Sex, Mad Men. In tutte queste storie abbiamo visto delle vicende di emancipazione femminile. Nella prima era proprio la chiave della storia, il centro di tutto. Nelle altre due era una delle linee narrative. Con questi tre illustri predecessori Lezioni di chimica ha in comune, ovviamente, la grande cura nella ricostruzione, il tono nostalgico, ma anche politico, del racconto. Proprio il confronto, inevitabile, con queste serie, rischia di farci rimanere, ma solo per un attimo, delusi, di fronte a Lezioni di chimica. Perché, volutamente, non ha, e non può avere, la brillantezza della sceneggiatura de La meravigliosa signora Maisel, costruita proprio attorno alla figura di una comica e dipinta dalla penna di Amy Sherman-Palladino. E non ha, e ancora una volta non può avere, la sfrontatezza e la sensualità di Masters Of Sex. Così, un personaggio particolare, ruvido e scostante, come la Elizabeth di Brie Larson, non riesce subito a conquistare come la Midge di Rachel Brosnahan o la Virginia di Lizzy Caplan. Se pensiamo a come ci aveva messo k.o. l’episodio pilota della Signora Meisel capiamo che Lezioni di chimica punta ad altro. Come la carriera di Elizabeth, Lezioni di chimica parte lentamente e conquista pian piano, cambiando anche tono nei vari episodi, che raccontano una storia, ma sono in qualche modo dei libri a sé.
Una storia che non ci si deve mai stancare di raccontare
Così colpisce per come chiude, a sorpresa, in modo shock, sia il primo che il secondo episodio. Per come inizia il terzo, raccontato tutto dal punto di vista del cane di Elizabeth. Il quarto è ancora una sorpresa, per il modo assurdo con cui Elizabeth va verso il suo destino di star televisiva. Lezioni di chimica, allora, è una serie diversa dalle altre, che punta a colpire più con svolte narrative che con un continuo pungolare lo spettatore con dialoghi e battute. Detto che il confronto con altre serie lo abbiamo tirato fuori noi, ma che in fondo è anche inutile, ci rimane in testa l’idea che a questa serie manchi qualcosa per essere una grande serie: dialoghi che siano meno didascalici, un ritmo che nella serialità televisiva di oggi va tenuto presente. Perché nei primi episodi si fa un po’ fatica ad andare avanti. Anche se poi, dal quarto episodio, la serie decolla. Lezioni di chimica resta una gran bella storia, di quelle che oggi non ci si deve mai stancare di raccontare.
La recensione in breve
Nella recensione di Lezioni di chimica vi abbiamo parlato serie raffinata e intelligente, prodotta e interpretata da una grande Brie Larson. Una serie che ha bisogno di tempo per crescere agli occhi del pubblico, ma, entrata nel vivo, racconta una bella storia di emancipazione femminile, un genere che oggi appassiona e ha sempre un suo senso.
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