La serie: Mano de Hierro, 2024. Creata da: Lluís Quílez. Cast: Eduard Fernández, Chino Darín, Jaime Lorente, Natalia de Molina. Genere: Crime, thriller. Durata: 8 episodi/47-72 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Joaquín Manchado gestisce il suo impero della droga dal porto di Barcellona con pugno di ferro… fino a quando un nuovo carico minaccia i suoi affari e la sua vita.
Tra le nuove serie tv uscita su Netflix c’è Mano de hierro, che si presenta come un thriller coinvolgente che mescola abilmente suspense e dramma familiare. Ambientata nel vibrante porto di Barcellona, la nuova serie di Netflix, ideata da Lluís Quílez (regista di “Bajocero”), svela un mondo sotterraneo dove il 98% dei container che vi giungono sfugge all’ispezione. Questo dato, se da un lato testimonia la vivacità economica del luogo, dall’altro lo colloca al centro di un intricato traffico di droga, le cui radici si estendono anche alle istituzioni legali. Attraverso una narrazione avvincente, seppur non particolarmente originale, Mano de Hierro ci trasporta in un universo dove la lotta per il potere e il controllo si intrecciano con le dinamiche familiari e le sfide della giustizia: analizziamo tutto questo nella nostra recensione di Mano de hierro.
Mano de hierro: i re di Barcellona
Il porto di Barcellona riceve quasi 6.000 container al giorno: merci provenienti da tutto il mondo che, in un solo anno, possono nascondere più di 30.000 kg di cocaina, rendendo la città una delle più importanti porte d’accesso in Europa per il traffico di droga. Joaquín Manchado (Eduard Fernández) gestisce tutto ciò che accade in queste strutture, dal mettere in riga i portuali meno obbedienti o troppo furbi, al provocare attacchi di miopia negli ufficiali della guardia civile, ma, soprattutto, è incaricato di sorvegliare una rete criminale che assicura che lo spaccio di stupefacenti continui lasciando una scia di denaro. Denaro che, logicamente, si accumula nelle tasche di Joaquín e dei suoi collaboratori.
Difatti, Joaquín non lavora da solo. Sua figlia Rocío (Natalia de Molina) lavora come controllore al terminal e suo genero Néstor (Jaime Lorente) è responsabile della dogana. L’altro figlio, Ricardo (Enric Auqer), è responsabile dei trasporti. Nella sua squadra ordinata non manca una guardia del corpo composta da portuali strapagati, agenti delle forze dell’ordine affamati di stipendio extra e trafficanti di quasi tutte le latitudini.
Le cose si complicano quando un carico in arrivo dal Messico, dopo una lunga deviazione per evitare di essere catturato dalle autorità, subisce prima un attacco da parte dei pirati somali e, qualche giorno dopo, incontra un collo di bottiglia – un arretrato di navi in attesa di attraccare – al suo arrivo a Barcellona. I ritardi nelle consegne innervosiscono la rete internazionale di rivenditori, le cui spedizioni dipendono dall’efficienza di Manchado e dei suoi collaboratori.
La Succession spagnola?
La durata estesa degli episodi di Mano de hierro consente agli sceneggiatori di approfondire non solo la trama principale, ma anche le debolezze dei personaggi, come l’ossessione di Ricardo per il gioco d’azzardo il cui impatto si riflette direttamente sull’azienda di famiglia. Inoltre, si scava nel passato di questi, ad esempio, il secondo episodio ci riporta al 1981, quando la famiglia di Joaquín fa il suo ingresso a Barcellona, mostrando i primi passi nella costruzione del suo impero criminale.
Questo flashback offre una riflessione sull’immigrazione e sulle sfide di trovare opportunità in un ambiente ostile, mentre nel presente si delineano le dinamiche di potere, inclusa l’ascesa di figure come Joaquín Manchado (la scelta del cognome è abbastanza eloquente) nelle alte sfere della società. Da questo leitmotiv, inizia a prendere forma un thriller intenso e da manuale, dove tutto ruota intorno a Joaquín Manchado e alla sua famiglia. Un uomo d’affari, responsabile e proprietario del principale terminal del porto, che detta e ha dettato legge su cosa potesse entrare e meno nel porto. Il suo potere e la sua ambizione lo hanno portato a essere una delle persone più influenti e invidiate: una posizione che lo rende la chiave per l’ingresso di migliaia e migliaia di tonnellate di droga in Europa.
Una sorta di padrino, con alle spalle origini umili e potenti, un uomo che si è fatto da solo grazie alla durezza e agli sforzi, tanto da avere letteralmente il pugno di ferro. Tuttavia, come ogni impero, a un certo punto cominciano ad apparire delle crepe nelle sue fondamenta. Nuovi tempi e nuovi agenti iniziano a vedere queste debolezze… mentre il boss si rende conto che coloro che dovrebbero prendere il suo posto – la sua famiglia – sono davvero inetti.
Un thriller poliziesco che conquisterà gli amanti del genere
Al di là della parte thriller legata al narcotraffico, Mano de Hierro è anche una storia generazionale: dai padri ai figli, dai figli ai padri, da fratello a fratello, perché apre un interessante dibattito sull’impossibilità di Joaquín di lasciare la sua eredità soprattutto al figlio e ancor meno al fratello. Questo aspetto solleva questioni sulla mascolinità e sul patriarcato, poiché non viene mai considerata l’opzione di lasciare tutto in mano alla figlia, nonostante sia la più qualificata e equilibrata della famiglia.
Mano de Hierro è un thriller urbano: il porto di Barcellona è una città a sé stante, con una vita che ha le sue regole, concept che viene trasferito piuttosto bene sullo schermo, seguendo l’atmosfera di una storia di frontiera, ai limiti della vita quotidiana, legale e illegale allo stesso tempo. Nonostante i suoi punti di forza, dobbiamo precisare che ci sono alcuni aspetti che potrebbero essere migliorati. A tratti, i dialoghi possono risultare un po’ forzati o artificiosi e diverse sequenze faranno storcere il naso a più spettatori a causa di una cgi scadente – non comunque al punto da compromettere l’esperienza complessiva.
Detto ciò, Mano de Hierro si conferma comunque come una solida aggiunta al catalogo di thriller polizieschi di Netflix. Grazie alla sua trama avvincente, al cast stellare e alla rappresentazione cruda ma coinvolgente del mondo del traffico di droga, potrebbe riuscire a tenere gli appassionati del genere incollati alla televisione sin dal primo episodio.
La recensione in breve
Nonostante alcune potenziali aree di miglioramento, "Mano de Hierro" dimostra il crescente livello di qualità delle produzioni spagnole e fa ben sperare per il futuro di Lluís Quílez come creatore di serie rinomate.
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Voto CinemaSerieTv