La serie: Michelle Buteau: Survival of the thickest. Creata da: Michelle Buteau, Danielle Sanchez-Witzel Cast: Michelle Buteau, Tone Bell, Tasha Smith, Christine Horn. Genere: Commedia. Durata: 28 minuti ca./8 episodi. Dove la abbiamo vista: su Netflix.
Trama: Dopo una brutta rottura, l’appassionata stilista Mavis Beaumont coglie l’opportunità di ripartire da zero nella vita e nell’amore, ricercando la felicità alle sue condizioni.
Nella sua raccolta di saggi Survival of the Thickest del 2020, la comica Michelle Buteau racconta candidamente di come è stato essere cresciuta come ragazza di colore e plus-size nel New Jersey, dei suoi numerosi disastri relazionali (sia platonici che romantici) e di come sia stato sposarsi nella famiglia danese del marito e ricorrere alla fecondazione in vitro e alla maternità surrogata quando voleva diventare mamma, tra gli altri argomenti. Ora, il best-seller di Bueatu è stato adattato dalla stessa in una dramedy di Netflix anch’essa intitolata Survival of the Thickest, in cui interpreta una stilista emergente la cui vita viene sconvolta quando scopre il fidanzato con cui sta da cinque anni a letto con un’altra donna. Come vedremo in questa recensione di Michelle Buteau: Survival of the thickest, la serie tv ha tutte le carte in regola per colpire, soprattutto grazie alla presenza di Buteau al timone. Gran parte della prima stagione è dedicata ad accennare a tutte le possibilità che si prospettano dietro l’angolo, se Netflix dovesse concedere a Mavis una seconda stagione di questo progetto.
Survival of the thickest, la trama: un dramedy doc
Mavis è una stilista che sogna la propria linea di vestiti per ragazze curvy e di farle sentire a proprio agio con il loro corpo. Con la prospettiva di diventare stilista principale proprio a qualche passo di distanza, Mavis – che ha sempre dimostrato di avere più talento dello stilista principale che lavora al progetto – sente che la sua vita sta finalmente andando nella direzione giusta. Non solo la sua carriera è più brillante che mai, ma anche la sua vita privata è praticamente perfetta: è infatti impegnata in una relazione a lungo termine con Jacque ed è completamente innamorata di lui. Hanno progettato di sposarsi e di avere dei figli e Mavis è più che entusiasta del loro futuro insieme. Questo finché trova Jacque e la modella del servizio fotografico nella loro camera da letto e la sua vita pressoché perfetta si sgretola davanti ai suoi occhi in quei pochi secondi. Dopo la tragica fatalità, corrono in soccorso di Mavis i suoi migliori amici, Khalil (Tone Bell) e Marley (Tasha Smith). Si trasferisce in un piccolo appartamento di due stanze a Brooklyn, dove incontra la sua coinquilina bianca e culturalmente insensibile, Jade (Liza Treyger), e cerca di rimettere le cose in carreggiata. A 38 anni, Mavis lotta per ridefinire ciò che vuole, soprattutto perché rischia costantemente di imbattersi nel suo ex, Jacque (Taylor Selé), la cui fama di fotografo di moda gli fa ottenere un ingaggio dopo l’altro, alcuni dei quali sono stati affidati a Mavis.
L’essere single da poco dà a Mavis la libertà di uscire con chi vuole ma, nonostante il tradimento di Jacque, prova ancora qualcosa per lui. Riconciliare tutto questo mentre inizia a lavorare per top model del calibro di Garcelle Beauvais, Michelle Visage e persino Nicole Byer (che interpreta se stessa) è difficile nel migliore dei casi e devastante nel peggiore. Dunque, nel corso della prima stagione di Survival of the Thickest, composta da otto episodi, Mavis raggiunge una marea di alti e altrettanti bassi.
Personaggi a tutto tondo
Michelle Buteau: Survival of the Thickest è incentrato su una donna nera e plus-size la cui vita potrebbe facilmente andare fuori controllo, ma non lo fa. Non solo Mavis si sforza di prendere decisioni intelligenti per se stessa, ma Khalil, Marley e persino Jade si impegnano per aiutarla a rimanere in piedi e a muoversi tra le avversità. A Mavis viene concesso tutto lo spazio per mostrarsi giustamente “incasinata” e provare un turbinio di emozioni, fornendole il sostegno necessario per continuare a perseguire le sue passioni e capire dove la indirizzerà il futuro. Nel frattempo, a Khalil e Marley vengono dedicate sottotrame ricche e interessanti che esplorano svariate tematiche tra cui il romanticismo, la creatività, la terapia, la queerness e le complicate dinamiche familiari. Anche se all’inizio della serie sono i protagonisti solo di una fetta di vita Mavis, si rendono presto conto che il fatto che Mavis sia single e cerchi di passare più tempo con i suoi amici significa che diventeranno quasi una famiglia. Questo li costringe a confrontarsi con l’essere amici (o almeno conoscenti) l’uno dell’altro, il che spinge ciascuno di loro a provare qualcosa di nuovo e a sfidare se stessi a cambiare. Il tempo dedicato alle storie individuali di Khalil e Marley è assolutamente necessario, soprattutto considerando che troppo spesso ai personaggi secondari vengono affidate storie stantie o semplicistiche che non hanno molto significato, oppure non viene concesso loro alcuno spazio sullo schermo che non includa anche la presenza del personaggio principale.
Il palco è di Michelle Buteau/Mavis Beaumont
A Mavis Beaumont non servono otto episodi per capire che è bella: è sicura del suo corpo e il suo obiettivo è ispirare gli altri a sentirsi allo stesso modo. Ma, allo stesso tempo, non è a prova di proiettile. Ci sono momenti in cui anche lei soffre di insicurezza: l’industria della moda può essere spietata, ma vedere Mavis attraversarla e prosperare è quantomeno incoraggiante. Survival of the Thickest non è la storia di una donna curvy che impara ad amare se stessa; è piuttosto una celebrazione dei corpi emarginati. Centrando la serie su una donna che ha quasi trent’anni e che sta ancora cercando di intercettare la sua carriera e di dare un senso alla sua vita amorosa, in un certo senso, punta il dito contro le aspettative della società. La serie potrebbe inciampare quando si concentra troppo sulle prospettive di appuntamenti di Maravis, ma Buteau non si tira mai indietro. Sia come co-creatrice che come co-sceneggiatrice, Buteau è più che capace di guidare la nave, riportando le cose in equilibrio con una singola battuta o uno sguardo di disgusto e confusione.
Buteau, Bell e Smith offrono interpretazioni particolarmente incisive e Taylor Selé fa un lavoro fenomenale nel ruolo del “cattivo” che mette in moto tutto. Allo stesso modo, Liza Treyger si cala pienamente nel ruolo della coinquilina stramba e a tratti terribile, con pochissima consapevolezza di sé. Marouane Zotti, che interpreta uno degli interessi amorosi di Mavis, Luca, e Anissa Felix, che interpreta l’interesse amoroso di Khalil, India, entrano in scena con sicurezza e ribaltano completamente le dinamiche dello show, sempre in meglio. Tutti i personaggi crescono in modo incredibile nel corso di questi otto episodi e il finale di stagione lascia aperto lo spazio per il proseguimento delle storyline attuali, fornendo anche qualche anticipazione per potenziali trame future.
Formula comica stantia, ma grande carisma
Nonostante l’arguzia incisiva e l’interpretazione sicura di Buteau, che interpreta una versione di se stessa, Survival of the Thickest si rifà ai comodi e già rodati tropi della vecchia sitcom, con pochi sforzi per aggiornarli per una nuova era. A tratti, questo tipo di commedia formulaica, spreca il magnetismo intrinseco della Buteau giocando troppo sul sicuro per lo streaming, ma tra l’abbondanza di idee poco mature c’è una scintilla che potrebbe divampare anche al di fuori dei confini di Netflix e che si chiama proprio Michelle Buteau. Una qualche revisione sarebbe stata comunque necessaria, dato che buona parte delle storyline della prima stagione sembrano il lascito di una sitcom del 2017 che non è mai uscita dall’inferno della produzione. È quasi come se il titolo della serie dovesse avere un hashtag davanti, come se Mavis dovesse essere la controfigura delle persone e della vita tutti i giorni, che si fanno strada attraverso la vita di New York City con nient’altro che una Red Bull e un sogno in mano. Survival of the Thickest costringe la Buteau a questo archetipo di boss-babe, quando le esperienze vissute di cui ha parlato nel suo libro erano tutt’altro che comuni, ma forse il piano di Buteau potebbe essere proprio questo – e perfettamente calibrato: andare sul sicuro con una sitcom di ordinaria amministrazione per conquistare il pubblico, prima di alzare la posta in gioco e decollare. Anche se ciò non dovesse accadere, Michelle Beautu ha comunque già dimostrato di sapere atterrare in piedi.
La recensione in breve
Come abbiamo visto nella nostra recensione di Michelle Buteau: Survival of the thickest, il dramedy della celebre comica non brilla per originalità dal punto di vista della scrittura, quanto per interpretazioni frizzanti e sentite, che potrebbero lasciare una solida impronta nel panorama seriale del genere su Netflix.
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