La serie: Non dire niente, 2024. Creata da: Joshua Zetumer. Cast: Lola Petticrew, Maxine Peake, Hazel Doupe, Anthony Boyle, Josh Finan, Michael Colgan. Genere: Drammatico, True Crime. Durata: un’ora circa/9 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Disney+.
Trama: Ambientata a Belfast negli anni ’70, ’80 e ’90, durante i Troubles, la serie ruota attorno a figure di spicco dell’Irish Republican Army (IRA).
A chi è consigliato? A chi ama i racconti storici intensi e realistici, ricchi di tensione politica e dramma umano.
Basata sul romanzo di Patrick Radden Keefe, la nuova serie Disney+ Non dire niente esplora la complessa realtà dei Troubles nell’Irlanda del Nord, uno dei capitoli più intensi e dolorosi della storia irlandese moderna. Ambientata dagli anni ‘70 in avanti, la storia ruota attorno a figure centrali dell’Irish Republican Army (IRA) e racconta le loro vite, divise tra atti di resistenza e le pesanti conseguenze di un conflitto che ha segnato intere generazioni. Tra omicidi, scontri e dilemmi morali, la serie in 9 episodi segue quattro protagonisti legati al movimento, portando il pubblico nel cuore pulsante di una battaglia ideologica e umana che non lascia spazio a compromessi. Attraverso l’intensa interpretazione del cast e il realismo della lingua e del contesto, Non dire niente cerca di esplorare non solo i limiti dell’azione umana in nome di un ideale, ma anche il prezzo emotivo e psicologico che queste vite travagliate si ritrovano a pagare.
Nel cuore dei Troubles
Ambientata nell’Irlanda del Nord durante i Troubles, il sanguinoso conflitto degli anni ’70-’90 tra sostenitori dell’indipendenza irlandese e forze unioniste britanniche, la serie inizia con la scomparsa di Jean McConville, madre di dieci figli, rapita nel 1972 e mai più ritrovata. Questo evento simbolico fa da introduzione agli eventi che seguono e che esplorano le motivazioni e i tormenti di alcuni membri di spicco dell’IRA (Irish Republican Army), incluse figure complesse e realmente esistite come Gerry Adams (interpretato da Josh Finan) e le sorelle Dolours e Marian Price (rispettivamente Lola Petticrew e Hazel Doupel), icone della radicalità politica. Attraverso continui salti temporali, lo show mostra le vicende che coinvolsero questi personaggi, riflettendo sul coinvolgimento emotivo e sulle devastanti conseguenze di scelte estreme compiute in nome di un ideale politico.
In nome di un ideale
Non dire niente porta lo spettatore nel cuore oscuro e infuocato dei Troubles, focalizzando l’attenzione non solo su quelli che furono gli eventi, ma sulle persone che hanno vissuto quel periodo di violenze come una vera e propria guerra personale e ideologica. La serie racconta il tumulto dell’Irlanda del Nord attraverso le storie dei membri dell’IRA, rivelando l’intensità e le contraddizioni di esistenze totalmente dedicate a un ideale di libertà e indipendenza, senza mai risparmiarsi dall’affrontare le conseguenze devastanti di una causa perseguita a qualunque costo.
Ogni personaggio si muove in questo dramma umano con una profonda ambiguità, sospeso tra atti di brutale violenza e momenti di fragilità, incarnando la complessità di chi è disposto a sacrificare tutto per qualcosa di più grande di sé. Con una narrazione che attraversa decenni e le fasi più violente del conflitto, Non dire niente mostra come il prezzo della cieca fedeltà a un’ideologia possa scolpire nel profondo un’intera generazione e invita gli spettatori a guardare non solo gli atti commessi, ma l’incredibile resilienza e l’ossessione che spingono le persone comuni a combattere una guerra in cui, forse, non c’è nessun vincitore.
Un cast autentico
Uno dei punti di forza dello show è sicuramente l’autenticità con cui riesce a ritrarre il contesto nordirlandese, ottenuta anche grazie al coinvolgimento di attori locali che donano alla serie un’impronta di forte realismo. Come dichiarato dallo stesso ideatore Patrick Radden Keefe(?), era cruciale evitare di scritturare attori inglesi o americani che tentassero di replicare l’accento di Belfast: l’intenzione era infatti quella di rendere omaggio alla cultura e al dialetto nordirlandesi senza compromessi.
Il cast è quindi ampiamente composto da giovani talenti irlandesi e nordirlandesi, che portano nelle interpretazioni non solo il linguaggio e i gesti, ma anche la durezza e la resilienza di chi è cresciuto in un luogo segnato da un conflitto così lungo e complesso. La scelta di utilizzare espressioni tipiche, compreso lo slang di Belfast, arricchisce ulteriormente i dialoghi, conferendo alla serie un realismo che può, talvolta, anche risultare spiazzante.
La recensione in breve
Non dire niente è una serie intensa e avvincente, che porta sullo schermo uno dei periodi più turbolenti dell’Irlanda del Nord, i Troubles. Basata sul libro di Patrick Radden Keefe, esplora il dramma personale e sociale di chi viveva tra guerra e ideali, costantemente diviso tra amore per la patria e orrore per la violenza. L’accuratezza dell’accento nordirlandese e l’autenticità delle interpretazioni rendono la serie una finestra cruda e toccante su una realtà ancora troppo poco conosciuta.
Pro
- Autenticità nei dialoghi e negli accenti
- Approfondimento emotivo dei membri dell’IRA
Contro
- Ritmo lento in alcuni episodi
- Voto CinemaSerieTV