La serie: Running Point, 2025. Creata da: Elaine Ko, Mindy Kaling, Ike Barinholtz, David Stassen. Cast: Kate Hudson, Drew Tarver, Scott MacArthur, Justin Theroux, Brenda Song, Jay Ellis. Genere: Commedia, sporitvo. Durata: 90 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Isla Gordon, proprietaria della squadra NBA dei Los Angeles Waves, cerca di bilanciare la sua vita personale con la gestione di un team sportivo milionario. Tra dinamiche familiari complicate e una società che non crede in lei, Isla dovrà dimostrare di avere la stoffa per guidare la squadra verso il successo.
A chi è consigliato?: A chi ama le sitcom leggere con un mix di dinamiche familiari caotiche e ambientazione sportiva. È perfetta per chi ha apprezzato serie come Ted Lasso per il suo ottimismo o Succession per i suoi conflitti familiari.
Sin dalle prime scene, la miniserie Running Point chiarisce che il basket è solo un pretesto. La serie affronta dinamiche familiari complesse, questioni di genere e il tema della lotta per farsi strada in un ambiente che tende a sottovalutare gli outsider. Creata da Mindy Kaling, Ike Barinholtz e David Stassen, la serie segue Isla Gordon (Kate Hudson), improvvisamente catapultata alla guida della squadra immaginaria dei Los Angeles Waves. Nessuno, nemmeno lei, sembra credere davvero che sia all’altezza del ruolo, ma come ogni underdog in una buona storia sportiva, Isla è determinata a dimostrare il contrario. Oppure, almeno, a cavarsela con abbastanza carisma da tenere il pubblico incollato allo schermo.
Il titolo Running Point richiama un’azione del basket in cui un giocatore si muove senza palleggiare, una metafora efficace della protagonista, costretta a farsi strada in un sistema che vorrebbe vederla immobile. Ispirata alla storia vera di Jeanie Buss, attuale presidente dei Los Angeles Lakers ed erede dell’impero sportivo costruito dal padre Jerry, la serie arricchisce la sua narrazione con riferimenti al mondo del basket e camei di star dello sport. Dietro le quinte, il progetto porta la firma di Mindy Kaling (The Office, 40 anni vergine), Ike Barinholtz (Suicide Squad) e David Stassen, che garantiscono un mix di comicità tagliente e ritmo incalzante.
Una famiglia disfunzionale al centro della storia

La famiglia Gordon è un disastro esilarante. Cam (Justin Theroux), il fratello maggiore ed ex presidente della squadra, ha perso il suo ruolo a causa di una poco occasionale dipendenza dal crack, lasciando campo libero a Isla. Ness (Scott MacArthur) è l’ex giocatore eccentrico diventato direttore generale, dotato di un cuore d’oro ma di un giudizio discutibile. E poi c’è Sandy (Drew Tarver), il direttore finanziario sarcastico e rancoroso, che mal sopporta di non essere stato scelto per la posizione di comando.
Chiunque abbia mai lavorato in un’azienda di famiglia riconoscerà il caos: riunioni che si trasformano in litigi tra fratelli, divergenze professionali che sfociano in dispute personali. Isla deve continuamente dimostrare di non essere solo una figura femminile simbolica. La serie accenna al sessismo radicato nel mondo dello sport, mostrando come Isla venga spesso sottovalutata e trattata con sufficienza, ma il tema viene affrontato più come running gag che come spunto di riflessione profonda. Una scelta che a volte funziona per la commedia, ma che lascia il retrogusto di un’opportunità mancata.
Una sitcom classica con il basket sullo sfondo

Dal punto di vista strutturale, Running Point segue il classico schema delle sitcom: ogni episodio introduce una nuova crisi per Isla (sponsor che si ritirano, voci di mercato, scandali dei giocatori) che viene risolta entro la fine della puntata. I conflitti non diventano mai troppo seri e le soluzioni arrivano sempre puntuali prima dei titoli di coda. È una serie rassicurante, perfetta per il binge-watching, ma che lascia la sensazione di non sfruttare appieno il suo potenziale. Nonostante ciò, la serie ha un indiscutibile fascino: non si prende mai troppo sul serio, i dialoghi sono frizzanti, il cast si diverte e la formula, per quanto già vista, è gestita con abilità. Running Point non rivoluziona il genere della comedy sportiva, ma non ne ha bisogno. Sa esattamente cosa vuole essere: una sitcom leggera e spensierata, con il giusto tocco di cuore per mantenere alta l’attenzione.
Il cuore pulsante della serie è Kate Hudson, che dimostra ancora una volta il suo magnetismo sullo schermo. Isla è un personaggio perfetto per lei: una donna abituata ai rifiuti, sia sul piano professionale che personale, ma che non si tira mai indietro davanti alle sfide. Hudson la interpreta con il giusto mix di sicurezza e vulnerabilità, rendendola irresistibile anche quando prende decisioni discutibili (e succede spesso).
Tra Ted Lasso e Succession, ma con uno stile tutto suo

Impossibile non fare paragoni con Ted Lasso e Succession. Della prima, la serie riprende il tono ottimista e confortante; della seconda, le dinamiche familiari spietate e il caos del nepotismo. Tuttavia, Running Point non raggiunge la profondità emotiva di Ted Lasso né la pungente satira di Succession. Si colloca in un territorio intermedio: più leggera, più disordinata, ma senza dubbio coinvolgente. Insomma, Running Point non è un canestro da tre punti sulla sirena, ma un tiro solido: divertente, scorrevole e con abbastanza spunti per incuriosire. Resta da vedere se reggerà il passo per più stagioni, ma per ora si conferma un’aggiunta interessante al catalogo Netflix e una vetrina perfetta per il talento comico di Kate Hudson.
La recensione in breve
Running Point è una sitcom sportiva che utilizza il basket come sfondo per raccontare una storia di dinamiche familiari caotiche e sfide personali. Kate Hudson brilla nel ruolo di Isla Gordon, erede riluttante di una squadra NBA, mentre cerca di farsi strada in un mondo che la sottovaluta. La serie ha un tono leggero, dialoghi frizzanti e un cast affiatato, ma rimane in superficie su alcuni temi più complessi, preferendo la commedia al realismo. Perfetta per chi cerca una visione spensierata e scorrevole, senza troppe pretese.
Pro
- Kate Hudson è perfetta nel ruolo, carismatica e coinvolgente
- Dialoghi brillanti e ritmo veloce, ideale per il binge-watching
- Una commedia leggera con un mix riuscito di sport e dinamiche familiari
Contro
- Non approfondisce a fondo i temi più complessi, come il sessismo nello sport
- Struttura prevedibile e formula già vista nel genere delle sitcom
- Il tono leggero può risultare troppo superficiale per chi cerca una narrazione più incisiva
- Voto CinemaSerieTv