La serie: Shardlake, 2024. Regia: Justin Chadwick. Cast: Paul Kaye, David Pearse, Babou Ceesay, Hilary Tones, Jake Neads. Genere: Mistero, storico, suspense. Durata: 4 episodi/55 minuti ca. Dove l’abbiamo visto: Su Disney+, in lingua originale.
Trama: L’anno è il 1536. La vita dell’avvocato Matthew Shardlake viene sconvolta quando Thomas Cromwell lo invia a indagare su una morte sospetta nel remoto monastero di Scarnsea. Inganni e corruzione sono all’ordine del giorno e ben presto diventa chiaro che l’omicidio non è il primo. Shardlake rimane invischiato in una rete di bugie che minaccia non solo la sua integrità, ma anche la sua vita.
A chi è consigliato? Agli appassionati di narrativa storica o di intrighi e misteri che trasudano atomosfere d’epoca.
Il 2024 sembra essere l’anno delle serie tv storiche: Shōgun, Mary & George, The Sympathizer: ognuna di queste serie ha conquistato gli appassionati del genere in modi diversi e le piattaforme streaming sembrano avere finalmente capito ciò che la televisione sapeva già da tempo: il pubblico ama le storie storiche autentiche, dettagliate e complesse. Ora, a questo filone si aggiunge anche l’ultima uscita seriale di Disney+, Shardlake: Detective delle ombre, un nuovo adattamento dei romanzi best-seller di CJ Sansom.
Il produttore esecutivo Stevie Lee ne ha acquisito i diritti ben oltre 20 anni fa e, come vedremo nella nostra recensione di Shardlake: Detective delle ombre, la serie è un concentrato di melodramma, sguardi furtivi, sussurri strappati. Esattamente quello che ci si aspetta da un prodotto del genere ambientato in epoca Tudor – e che soddisferà gli amanti del genere – ma che potrebbe risolutare troppo prolisso, nonostante la sua durata contenuta, per chi non apprezza continui flashback e soliloqui.
Shardlake: uno Sherlock anti litteram
Il protagonista di Shardlake è Matthew Shardlake (Arthur Hughes), un avvocato affetto da scoliosi nell’Inghilterra del XVI secolo, che si è fatto un nome entrando nelle grazie del potente Thomas Cromwell (Sean Bean). Dopo aver separato l’Inghilterra dalla Chiesa cattolica nel 1534, il re Enrico VIII e il suo ministro capo, Thomas Cromwell (Sean Bean), hanno iniziato a sciogliere i monasteri in tutto il regno e ad appropriarsi delle loro ricchezze. La decapitazione del rappresentante di Cromwell (Michael Rivers) in un’abbazia vicino alla remota e paludosa cittadina di Scarnsea rappresenta un’opportunità per portare avanti questa crociata. Quando un commissario viene assassinato in modo raccapricciante, Cromwell invia una strana coppia di agenti a indagare sull’incidente, ordinando loro di trovare un motivo sufficiente per chiudere l’ordine: questi sono il già citato Shardlake e l’affascinante Jack Barak (Anthony Boyle). L’indagine di Shardlake si addentra così in un mondo di sinistri ecclesiastici e di oscuri segreti.
Shardlake è un personaggio estremamente complesso: una figura assolutamente rispettabile e onorevole dal momento in cui lo incontriamo, è chiaro che possiamo fidarci di lui e fare il tifo per lui, ma anche che è imperfetto, tormentato dai suoi stessi dubbi e che vive in un’epoca in cui la sua disabilità lo rende un emarginato e una vittima di pregiudizi. Questa complessità è perfettamente incarnata dall’interpretazione di Hughes, che riesce a trasmettere in ogni singola scena la dualità di Shardlake: da un lato la sua maestria e sicurezza nell’affrontare le sfide, la sua fiducia nel proprio ingegno e nell’abilità di cogliere i dettagli; dall’altro, la sua fragilità e il peso dei suoi conflitti interiori.
Comprimari di tutto rispetto
Una delle decisioni più importanti prese nel processo di adattamento è quella di anticipare l’arrivo di Jack Barak, la spalla di Shardlake. Barak non è presente nel primo romanzo di Shardlake, Dissolution, su cui si basa questa stagione, ma viene introdotto nel secondo libro. Una scelta azzeccata, dato che la dinamica ostile e conflittuale tra i due personaggi più intriganti dello show si è rivelata un’opportunità preziosa per lo sviluppo narrativo. Barak e Shardlake sono in assoluta antitesi– o meglio, si potrebbe dire che si completano a vicenda nei rispettivi punti di forza – e ciò non solo genera tensione drammatica, ma offre anche molti dei momenti comici più memorabili della serie.
Ad arricchire il nucleo centrale del cast c’è Sean Bean nel ruolo di Thomas Cromwell, anche se il suo impatto è minore rispetto alle aspettative, essendo presente solo in alcune scene, seppur memorabili. La scelta di un attore del calibro di Bean per questo ruolo è dettata dalla necessità di creare un’immediata impressione di Cromwell, nonostante il limitato tempo di schermo. In pochi attimi, Bean riesce a rendere Cromwell una figura imponente e significativa non solo nella vita di Shardlake e Barak, ma nell’intero contesto dello Stato inglese e della sua popolazione.
Gestione della suspense a tratti problematica
Forse uno degli aspetti meno convincenti della serie è il mistero centrale: sebbene sia un’idea avvincente e serva efficacemente da veicolo per esplorare lo sfondo storico, manca un senso di suspense riguardo all’identità del vero colpevole. Tuttavia, Shardlake evita l’eccessiva prolissità tipica di molte serie, anzi, la narrazione risulta sempre avvincente e mai prolungata inutilmente. Oltre a essere una storia efficace di per sé, questa stagione offre anche un solido fondamento per possibili sviluppi futuri, grazie a personaggi accattivanti e a uno sfondo storico affascinante.
Nonostante la poca attenzione che Shardlake riserva ai monaci, il direttore della fotografia Felix Cramer e il regista Justin Chadwick riescono a catturare, tra le altre cose, i loro sguardi maliziosi con un tocco efficacemente voyeuristico. Il monastero viene spesso inquadrato da lontano, mettendo in evidenza le paludi cupe che lo circondano; dall’altra parte, scrutiamo Shardlake da angolazioni elevate o attraverso una fessura nella porta della sua stanza. Non sempre c’è qualcuno che lo osserva, ma questo è il punto, poiché la paranoia affligge le anime imprigionate nel monastero. Questo stile visivo si estende anche a scene relativamente intime di Shardlake, come quando si veste al mattino: l’attenzione prolungata sul suo corpo nei momenti più solitari comunica efficacemente la sua comprensione interiorizzata di come il mondo lo percepisca e lo giudichi.
Sicuramente, la produzione di Hardlake eccelle nel catturare l’essenza dell’epoca Tudor, con un’attenzione meticolosa ai dettagli evidente nei costumi, nella scenografia e nella fotografia. La serie trasporta senza sforzo gli spettatori in un’epoca passata, immergendoli nei luoghi e nei suoni dell’Inghilterra rinascimentale. Le sfumature oscure della narrazione sono accentuate da immagini d’atmosfera che contribuiscono a creare un senso di suspense e di intrigo.
La recensione in breve
Shardlake è un'avvincente serie mistery che potrebbe conquistare i fan del genere storico soprattutto grazie alla sua atmosfera e al cast. L'intrigo poliziesco potrebbe spingersi oltre e probabilmente non si tratta di una proposta per tutti, nonostante la sua scorrevolezza.
Pro
- La componente mystery trova il suo fascino anche nello stile visivo
- Ottime performance di personaggi stratificati
- La durata contenuta
Contro
- Il mistero centrale non convince del tutto
- Potrebbe risultare l'ennesimo dramma in costume ambientato in epoca Tudor
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Voto CinemaSerieTv