La serie: Strada senza uscita, 2002. Creata da: Dorota Trzaska. Cast: Anna Ilczuk, Juliusz Chrząstowski, Łukasz Garlicki. Durata: 30 minuti ca./6 episodi. Dove l’abbiamo vista: su Netflix.
Trama: Padre e figlia in rapporto conflittuale tra di loro partono alla volta della Repubblica Ceca insieme a un ragazzo e a una donna come passeggeri supplementari. Ma a causa di un equivoco, il gruppo si ritrova alle calcagna un rapinatore.
Crime, umorismo nero, personaggi imprevedibili, momenti grotteschi, soldi e scoppi di violenza che ricordano le opere di Quentin Tarantino, Guy Ritchie e i fratelli Coen, sono gli esplosivi ingredienti della nuova serie Netflix in sei episodi proveniente dalla Polonia e diretta da Dorota Trzaska di cui vi parleremo più dettagliatamente in questa nostra recensione di Strada senza uscita.
La trama: un viaggio, degli sconosciuti e tanti guai
Vedovo con problemi economici e d’alcol, Leon vive un rapporto alquanto difficile con Dianka, la figlia adolescente la quale, dopo l’ennesima bravata costata la visita a casa degli assistenti sociali, confida al padre di essere incinta. L’indomani, l’uomo parte con la ragazza in direzione della Repubblica Ceca e, insieme a loro, si uniscono Klara, mental coach che ha lasciato il marito e Wojtek, ragazzo problematico che finge di essere chi non è, per condividere auto e costi del tragitto.
Durante una sosta presso una stazione di servizio, Dianka si scontra con un uomo alquanto sospetto e, per errore, scambia le chiavi dei veicoli che, ironia della sorte, sono identici. Una volta fuori, i quattro salgono sull’auto dell’uomo per poi scoprire successivamente che, nel bagagliaio, non ci sono i loro effetti personali bensì un carrellino della spesa ricolmo di denaro mentre, di fianco al sedile del conducente, vi è una pistola.
Tramite il notiziario alla radio il gruppo si capacità che, la refurtiva, è quella di una rapina in banca avvenuta da poche ore. Difatti, l’uomo con cui si è scontrata Dianka altri non è che uno dei malviventi che, nel frattempo, si è impossessato del veicolo dei viaggiatori e, tramite il navigatore satellitare dello smartphone di Leon, sa dove è diretta la sua auto, lanciandosi così all’inseguimento.
Una black comedy dalla Polonia
Fresca di uscita su Netflix Strada senza uscita è davvero una piacevole sorpresa per gli amanti delle serie TV sui generis che mescolano diversi generi ottenendo un amalgama ben bilanciato e divertente. Ci troviamo di fronte a una vera e propria black comedy in sei puntate dal minutaggio sì esiguo ma funzionale alle vicende. Non per niente, proprio per via di questa peculiarità, Strada senza uscita è fruibile come un film di circa tre ore di durata senza, tuttavia, risultare didascalico nel suo format pensato per la serialità. Al suo interno un insieme di situazioni e momenti di certo non nuovi o esclusivi ma, ciò nonostante, la creatura creata da Dorota Trzaska riesce perfettamente nel suo intento di intrattenere e tenere alta l’attenzione dello spettatore.
Merito soprattutto dei personaggi in scena, protagonisti comuni e ognuno con il proprio scheletro nell’armadio: Leon con il debole per l’alcol, Dianka ribelle e bugiarda, Wojtek che si finge un uomo di successo per fare colpo su giovani ragazze conosciute sulle app di dating e, infine, Klara, pseudo donna di successo sull’orlo di una crisi di nervi. Un gruppo eterogeneo, questo, che fa da carburante, da propulsore per il plot che affonda, a piene mani, in una certa visione d’insieme d’oltreoceano, con particolare enfasi sul cinema di Quentin Tarantino ma anche e soprattutto a quello british di Guy Ritchie.
Siamo dalle parti del pulp nudo e crudo in cui l’alternanza di umorismo nero, situazioni al limite dell’incredibile e scoppi di violenza fanno da padrone in un crescendo iperbolico che, a ogni fine episodio, crea la giusta aspettativa per tutto ciò che deve ancora succedere.
Quasi come un film ma in formato serie
Come già affermato Strada senza uscita vanta un minutaggio complessivo di durata davvero breve. Siamo intorno alle tre ore o giù di lì, spalmate in sei episodi che, al momento, non lasciano intuire la possibilità di una stagione due e, difatti, ora come ora si potrebbe considerare come una serie autoconclusiva con trama e sottotrame portate a compimento. Forse risiede proprio in questo il punto di forza di tale prodotto, fruibile nell’arco di una sola sera o di un pomeriggio, per chi può o preferisce, e non è cosa da poco poiché, da un episodio all’altro, non vi è spazio per la noia anzi, il coinvolgimento aumenta minuto dopo minuto.
Ci troviamo quindi di fronte a una serie che rompe, per certi versi, gli attuali canoni e standard della serialità televisiva dimostrando come l’imprinting di fondo sia fortemente legato all’impianto scenotecnico del grande schermo, con particolare attenzione alle inquadrature (panoramiche, dolly dall’alto, piani americani), alla fotografia sottoesposta, desaturata e fredda che mette in risalto, ancor di più, gli ambienti d’azione delle vicende e, infine, il ricorso in più di un’occasione allo split screen per mostrare, in simultanea, ciò che succede nello stesso momento ma in luoghi differenti.
Una tarantinata con un pizzico di Coen
Ebbene sì, Strada senza uscita vive e anzi, ha fatto suo un certo background che guarda a Tarantino e Guy Ritchie, in particolare per quanto concerne la presenza/omaggio di un mexican standoff così come lo stesso gruppo eterogeneo di protagonisti inetti, borderline, raggirati e diventati, per forza di cose, balordi a loro volta e che stravolgono i propri ruoli da persone comuni per portare a casa la pelle. È impossibile, quindi, non trovare delle affinità con i personaggi e le situazioni dei due registi a cui si aggiunge anche un pizzico di fratelli Coen in questa rocambolesca, dissacrante e molto piacevole serie polacca.
Sono un insieme di aspetti ben dosati e miscelati alla perfezione questi che compongono Strada senza uscita che trova anche il giusto spazio, nei suoi sei episodi, per approfondire tramite flashback la storia di ogni singolo personaggio, in modo tale da creare un’affettività tra questi ultimi e lo spettatore. Un “legame” che, questa serie, ha trovato il suo giusto spazio di risalto.
La recensione in breve
Strada senza uscita è una serie che si fa guardare tutta d'un fiato, merito della sua durata alquanto esigua e paragonabile a quella di un film di circa tre ore. Tra personaggi sui generis e situazioni grottesche, si conferma come un prodotto capace di intrattenere divertendo.
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