La serie: The Bastard Son & The Devil Himself, 2022. Creato da: Joe Barton.
Cast: Jay Lycurgo, Nadia Parkes, David Gyasi, Kerry Fox, Roisin Murphy. Genere: Fantasy, horror. Durata: 45 minuti ca./8 episodi. Dove l’abbiamo visto: In anteprima su Netflix.
Trama: Nathan è il figlio illegittimo dello stregone più pericoloso al mondo. Per questo è tenuto costantemente sotto controllo dalla Lega dei Fairborn.
Si fa presto a dire fantasy, e si fa presto a dire young adult. Nella recensione di The Bastard Son & The Devil Himself, la nuova serie in streaming su Netflix dal 28 ottobre, vi raccontiamo lo strano caso di una serie fantasy sui generis. Pur essendo tratta da una famosa saga young adult e parlando di stregoni, streghe e magia, non ha niente di incantato, di fantastico e nessun altro aspetto dell’immaginario che siamo soliti legare al fantasy; è invece molto concreta, terrena, violenta. E questa sua peculiarità è anche uno dei suoi grandi limiti.
La trama: il figlio illegittimo dello stregone
Nathan (Jay Lycurgo) ha sedici anni, e non è un ragazzo come gli altri. Infatti è il figlio illegittimo dello stregone più pericoloso al mondo. Questa è cosa nota, e per paura che possa seguire le orme del padre, Nathan è tenuto costantemente sotto controllo, monitorato con domande e test mese dopo mese, dalla sua nascita, dalla Lega dei Fairborn. Ma quando i confini tra il “bene” e il “male” si confondono, il giovane scopre di cosa è veramente capace con l’aiuto dell’impertinente Annalise e del carismatico Gabriel.
Un immaginario fantasy inedito
The Bastard Son & The Devil Himself, scritto da Joe Barton (Progetto Lazarus, Giri / Haji – Dovere / Vergogna) e prodotto da un nome storico del cinema come Andy Serkis, è tratto dalla serie di libri Half Bad di Sally Green. È una saga young adult, che, secondo uno schema tipico di questa letteratura, incontra il mondo del fantasy. Ma la serie Netflix prova a cambiare completamente l’immaginario e lo scenario di questo genere. Intorno al personaggio di Nathan, infatti, viene costruito un immaginario fantasy relativamente inedito. Un mondo dove i diversi vengono chiamati “incanti del sangue” e dove c’è una lega, la lega del Fairborn, che lotta per combatterli. Abbiamo detto fantasy perché quelle sono le premesse, ma è un fantasy sui generis, senza maghi, mantelli, e altre cose di questo tipo. Quello in cui vive Nathan è un mondo realistico, crudo, in cui il protagonista è un ragazzo di colore normalissimo, vestito in tuta da ginnastica, e i suoi avversari sono organizzati in gruppi paramilitari.
Una metafora sull’integrazione
La serie sembra voler essere una metafora sull’integrazione nella società degli stranieri, delle persone di etnia mista. Persone che portano in sé culture diverse, e che si trovano a chiedersi più volte, nella loro crescita, chi sono, una domanda a cui spesso non riescono a dare una risposta. È proprio Nathan a dircelo: “Non so più chi sono”.
L’idea è buona, ma la serie Netflix ha sostanzialmente due problemi. Uno è la qualità generale: la serie ci sembra povera da tutti i punti di vista. A partire dal budget, che la rende povera per quanto riguarda location, costumi, anche se questa potrebbe essere anche una scelta funzionale, voluta. Ma è carente anche in altri contesti: gli attori, partendo dal protagonista, sono piuttosto acerbi e anonimi, poco carismatici. E la sceneggiatura sembra proseguire con un accumulo di situazioni simili, finendo per essere ripetitiva. È una combinazione di fattori che fa sì che, non ci affezioni mai alla storia, né a i personaggi.
Un prodotto eccessivamente violento
Ma il problema più grosso, per quello che, tra fantasy, horror e romanzo di formazione, è un teen drama (il target che ci segnala Netflix è per i maggiori di 16 anni) è che è eccessivamente violento. Vedere Nathan, in più occasioni, massacrato di botte, con il volto livido e tumefatto, è piuttosto sconvolgente e respingente, perché stride con il tipo di progetto e di target. E la storia procede con altre scene di corpi massacrati e sanguinolenti, o con persone a cui vengono chiusi, con un incantesimo, gli occhi e la bocca. Non siamo di quelli che sono contrari alla violenza sullo schermo, anzi, alcuni dei prodotti migliori sono basati proprio su di essa. Ma qui non c’è alcuna ironia, alcuna stilizzazione che in qualche modo attenui questa violenza. Che è esagerata per il target a cui è destinato il prodotto. Una curiosità: nel cast c’è Roisin Murphy, la cantante della band Moloko.
La recensione in breve
Nella recensione di The Bastard Son & The Devil Himself vi abbiamo parlato di una serie che non ha niente di incantato, di fantastico e nessun altro aspetto dell’immaginario che siamo soliti legare al fantasy; è invece molto concreta, terrena, violenta. E questa sua peculiarità è anche uno dei suoi grandi limiti.
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