La serie: Ti dico un segreto?, 2024. Creata da: Liza Williams. Genere: Documentario, True crime. Durata: 1 ora circa/2 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Quando un pericoloso cyberstalker si insinua nei loro account social, tre donne vedono la loro vita cambiare per sempre. Ciò che non sanno è che sono solo una piccolissima parte delle vittime dell’uomo…
Ad arricchire il già nutrito (e frequentatissimo) catalogo di genere crime della piattaforma Netflix arriva una docuserie in due parti che porta sullo schermo l’agghiacciante storia di Matthew Hardy, cyberstalker britannico che, dal 2009, ha infestato le caselle di posta di oltre sessanta donne, molestandole tramite Facebook, Instagram e WhatsApp. Tristemente noto per essere stato uno degli cyberstalker più prolifici del Regno Unito, Hardy ha potuto operare quasi indisturbato per molti anni prima di vedersi assicurato alla giustizia nel 2022 ed essere finalmente condannato a 9 anni di carcere, la detenzione più lunga inflitta per questo genere di reato. Questo perché, come vedremo nella nostra recensione di Ti dico un segreto?, le testimonianze delle donne vittime di abusi non sono state inizialmente ascoltate, con un conseguente tragico ritardo nell’avvio delle indagini.
La docuserie in due parti esplora prima il modo in cui lo stalker ha saputo insinuarsi negli account social e nella quotidianità delle donne poi, una volta prese sul serio le dichiarazioni delle vittime, racconta l’inizio dell’inchiesta di polizia, con il delinearsi del profilo del sospettato. Uno show che ha il merito di porre l’accento sulle giovani perseguitate – e non sul criminale, come spesso accade -, mostrando il drammatico impatto che le azioni dell’uomo hanno avuto sulle loro vite, in rete e offline. Purtroppo, però, la complessità del caso mal si adatta alle sole due ore di Ti racconto un segreto? che, a questo punto, avrebbe potuto essere meglio strutturato come un semplice lungometraggio.
Il terrore viaggia sui social
Come abbiamo già accennato, la docuserie Ti racconto un segreto? è strutturata in due parti, come a dividere le due differenti fasi che hanno avuto luogo nell’identificazione e nella successiva cattura dello cyberstalker più prolifico del Regno Unito, poi individuato nella persona di Matthew Hardy. La prima parte si concentra su tre delle numerose donne che Hardy ha molestato durante la sua carriera criminale: Abby, Zoe e Lia, tre giovani attraenti e dalle brillanti carriere, sicure di sé e con una forte presenza sui social, che consideravano come parte integrante della propria personalità. Vediamo come l’uomo, con un semplice messaggio (il “Ti racconto un segreto?” del titolo) e spacciandosi per qualcun altro – solitamente altre utenti di sesso femminile alle quali aveva hackerato il profilo – iniziava a perseguitare le sue vittime, insinuandosi nelle loro vite e facendole precipitare in uno stato di angoscia perenne. Osserviamo anche come, nonostante le ripetute denunce alla polizia, le donne non vengano inizialmente prese sul serio e, anzi, in alcuni casi addirittura accusate di aver provocato determinate attenzioni nei loro confronti a causa dei contenuti social pubblicati.
Nella seconda parte dello show vediamo invece emergere il nome di Matthew Hardy, grazie alla tenacia delle vittime e all’interessamento dell’agente Kevin Anderson. Quest’ultimo inizia finalmente a indagare sull’uomo, delineando il suo profilo dai giorni solitari di un adolescente con autismo non diagnosticato allo stalker mutaforma che è stato in grado di dare il tormento a decine e decine di donne.
Le vittime prima dello stalker
Il documentario, soprattutto nella sua prima parte, fa un buon lavoro nel mettere insieme i fatti salienti di un caso tentacolare che ha coinvolto così tante persone e ancor più identità social, focalizzandosi sull’operato criminale di Hardy e sull’impatto devastante che le sue azioni hanno avuto sulla vita delle vittime. Lo fa senza rendere lo cyberstalker la star dello spettacolo, come, invece, accade spesso – seppur in buona fede – in questo genere di documentari. La narrazione è qui affidata in prima persona alle giovani coinvolte nel caso (e all’agente Anderson), un aspetto che permette di evocare in modo molto efficace l’idea di quel terrore insidioso e sempre in agguato forse noto a molti uomini ma, sicuramente, a tutte le donne. Emerge appieno quella sensazione di sentirsi impotenti di fronte a qualcuno che, inspiegabilmente, sembra odiare te e tutti i tuoi simili, e la consapevolezza che certi tipi di reati – come appunto il cyberstalking – non solo sembrano non essere presi abbastanza sul serio dalla società ma hanno dalla loro anche una tecnologia che pare quasi nessuno abbia interesse nell’imparare a controllare.
A fine documentario, ricordiamo sicuramente più il volto delle vittime che quello del loro carnefice. E questa è una buona cosa.
Perché non un lungometraggio?
Nonostante le storie delle vittime e gli orribili crimini di Hardy siano gestiti con grande attenzione e sensibilità, sembra che a Ti dico un segreto? non sia stato concesso sufficiente spazio per riuscire ad articolare una storia tanto complessa e con risvolti così numerosi. Dopo una prima parte (la migliore delle due) trascorsa ad esaminare l’effetto che le molestie dell’uomo hanno avuto sulla vita delle sue vittime, il documentario – pur non spostando mai l’attenzione da loro – tenta di esaminare il motivo esatto per cui lo cyberstalker ha compiuto certe azioni, fallendo miseramente. Ci viene infatti fornito solo un rapido assaggio del suo background, attraverso un paio di superficiali interviste ai suoi ex compagni di scuola che lo definiscono sommariamente come un’outsider. Allo stesso modo, non viene concesso uno spazio significativo nemmeno all’iniziale rifiuto di indagare da parte delle attività competenti, elemento invece chiave per l’intero sviluppo della vicenda.
Quel che viene da chiedersi, quindi, è perché sia stato scelto il formato seriale – in due episodi da un’ora ciascuno – quando, probabilmente, Ti dico un segreto? avrebbe funzionato meglio come lungometraggio, con una narrazione più coesa e senza un’inutile “pausa” nel mezzo.
La recensione in breve
Uno show che ha il merito di porre l'accento sulle giovani perseguitate - e non sul criminale, come spesso accade -, mostrando il drammatico impatto che le azioni dell'uomo hanno avuto sulle loro vite, in rete e offline. Purtroppo, però, la complessità del caso mal si adatta alle sole due ore di Ti racconto un segreto? che, a questo punto, avrebbe potuto essere meglio strutturato come un semplice lungometraggio.
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