La serie: Un uomo vero, 2024. Creata da: David E. Kelley Cast: Jeff Daniels, Diane Lane, William Jackson Harper, Aml Ameen. Genere: Drammatico. Durata: 6 episodi/45 minuti circa. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Charlie Croker possiede un’impresa immobiliare, ha sessant’anni e una seconda moglie di soli ventotto anni. Ma la vita di quest’uomo di successo inizia a sgretolarsi quando scopre di non poter restituire il grosso prestito che ha chiesto alla banca per espandere il suo impero del mattone. Croker inizia una discesa all’inferno in cui incrocia un giovane idealista che sopporta stoicamente gli assalti della vita e un avvocato di colore che ha scalato la scala sociale. Questo adattamento del romanzo di Tom Wolfe esplora le crepe di una delle grandi città del Sud: Atlanta. Ne emerge una congrega di conflitti razziali, corruzione del potere politico ed economico, ostentazione e sesso.
A chi è consigliato?
Il libro di Tom Wolfe Un uomo vero è ora diventato una serie tv Netflix dal creatore di Big Little Lies David E. Kelle, con Jeff Daniels nei panni di un magnate alle prese con una crisi contabile e un ego in disfacimento. Un’opera che si immerge con lo spirito del reportage giornalistico nelle crepe sociali e morali di Atlanta e con un protagonista, Charlie Croker, difficile da dissociare dall’onnipresente Trump. Siamo di fronte a una serie completa, ricca di conflitti razziali, ricatti, corruzione, inganni e persino una sottotrama carceraria che si rivela forse la più coinvolgente. Sebbene la serie sia stata paragonata a “Succession”, il progetto di Kelley è molto lontano dai risultati della serie HBO firmata da Jesse Armstrong ma, non per questo, meno interessante, come analizzeremo nella nostra recensione di Un uomo vero.
Un uomo vero o a metà?
Jeff Daniels interpreta un magnate immobiliare che attraversa la vita credendosi immune da tutto, semplicemente perché è bianco e ricco. Incontriamo quest’uomo pieno di dubbi in un momento tanto felice quanto complicato. Poco dopo il suo sontuoso 60° compleanno, durante il quale Shania Twain canta dal vivo “You’re still the one”, ha un incontro fatidico durante il quale Harry Zale (il grande Bill Camp), capo del dipartimento di gestione degli asset immobiliari di una grande banca, gli ricorda che deve 800 milioni di dollari. Scopriamo così che Croker non si limitava a spendere soldi in logiche iniziative commerciali, ma andando in giro con un jet privato o comprando piantagioni per andare a caccia di quaglie.
Il nostro antieroe spera di uscire dall’impasse con l’aiuto di Roger White (Aml Ameen), rispettato consulente legale delle Croker Industries, che ha anche il compito di (cercare di) salvare dalla prigione Conrad Hensley (Jon Michael Hill), marito di Jill (Chanté Adams), la receptionist di Charlie. All’inizio, pensiamo di sapere chi sono i cattivi e chi i nobili d’animo in questo crossover, ma diversi personaggi iniziano a prendere decisioni poco etiche; nel mondo degli affari e della politica, tutto sembra andare bene, persino risvegliare un trauma in una probabile vittima di violenza sessuale solo per racimolare qualche voto.
La scrittura di David E. Kelley, tra oscenità, realismo e inquietudine
Un uomo vero segue quindi la discesa agli inferi del magnate Charlie Croker, proprietario di un’attività immobiliare di successo che gli ha permesso di accumulare un’immensa fortuna, ma tutto cambia quando la banca gli chiede di restituire il grosso prestito che ha contratto per espandere il suo impero. Da quel momento, il potente uomo d’affari, interpretato dall’accuratissimo Jeff Daniels, inizia un’odissea di disperazione volta a svelare il sistema marcio e corrotto delle alte sfere attraverso gli occhi di un uomo disposto a tutto pur di salvare il proprio denaro. David E. Kelly ha sempre osato affrontare i temi più scabrosi, delicati e persino inquietanti, e Un uomo vero non fa eccezione. La scrittura e la regia della serie Netflix, ricca di humour nero, hanno la sua impronta inconfondibile, e la trama, che mantiene una sorta di aura oscura e malvagia, portata avanti anche dalle interpretazioni convincenti di star come Diane Lane e Lucy Liu.
David E. Kelley si diverte a sperimentare con il linguaggio riempiendo i dialoghi di oscenità; a tratti, sembra una versione spinta delle sue serie legali più famose, come “Ally McBeal” o “The Lawyer”. Non mancano, naturalmente, i momenti di “walking and talking” nello stile di “The West Wing of the White House”: dialoghi a mitraglietta che si susseguono in sequenze di corridoi altisonanti. Sotto lo sfarzo, tutto il marcio morale immaginabile, le infinite ragnatele di un Paese ancorato a divisioni troppo vecchie e a una mascolinità obsoleta.
Il pregio maggiore di Un uomo vero è quello di riuscire a raccontare bene la sua storia, fatta di non pochi personaggi coinvolti in un intreccio di interessi, soldi e sesso, con un ritmo veloce e agile e una messa in scena tanto attraente quanto suggestiva. Non si tratta della migliore sceneggiatura adattata da Kelly, che ha alzato l’asticella con il già citato “Nove perfetti sconosciuti” con Nicole Kidman, ma la storia è molto convincente e ha la forza sufficiente per ritagliarsi un posto tra gli attuali cataloghi di streaming.
Virilità è distruzione
La serie di Netflix fa una lettura piuttosto particolare dell’eccellente materiale di partenza, svicolandosi da alcune tematiche e adattando in maniera originale molti dei personaggi che orbitano intorno al protagonista, un uomo d’affari megalomane. Ciò che rimane invariato è il nucleo della storia: la lotta per il potere tra veri caproni ossessionati dall’idea che il mondo sia governato dalla legge del più forte, secondo la quale o si pestano i piedi o si viene pestati. A questo, si aggiunge l’idea che non bisogna mai lasciare che un avversario si rialzi dopo averlo messo al tappeto.
Sullo sfondo, troviamo i conflitti etnici nello Stato della Georgia e la fetida corruzione dei poteri politici ed economici, la cui logica è che i favori si pagano con i favori. Populismo, razzismo e differenze di classe animano una storia in cui c’è ben poco di morale da difendere. L’unico vero antagonista è l’ambizione sfrenata. Un uomo vero mette in discussione proprio quell’innata capacità di distruzione che sembra caratterizzare la virilità come la conosciamo nella società contemporanea.
La recensione in breve
Un uomo vero mette un punto fermo sulla mascolinità incompresa e la disarma nel modo più realistico possibile: portandola all'autodistruzione.
Pro
- Avvincente e facilmente digeribile grazie alla durata limitata
- Osa con il linguaggio e la scrittura
Contro
- Meno puntuale degli altri lavori di David E. Kelle
- Alcune lacune nell'adattamento di un romanzo effettivamente gigantesco
- Voto CinemaSerieTv