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Home » Streaming » Prime Video » Prisma, la recensione: Gender, adolescenza e ricerca di sé

Prisma, la recensione: Gender, adolescenza e ricerca di sé

La recensione di Prisma, la nuova serie di Ludovico Bessegato, regista di Skam Italia. In onda su Prime Video.
Elisabetta BartuccaDi Elisabetta Bartucca24 Settembre 20225 min lettura
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una immagine di Prisma
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La serie: Prisma, del 2022. Regia di: Ludovico Bessegato. Cast: Mattia Carrano, Lorenzo Zurzolo, Caterina Forza, Chiara Bordi, Lxx Blood, Matteo Scattaretico, Zakaria Hamza.
Genere: Drammatico Durata 45 minuti ca./ 8 episodi Dove lo abbiamo visto: in anteprima stampa.

Trama: Protagonisti del racconto sono due gemelli, Marco e Andrea, all’apparenza identici ma profondamente diversi nelle inquietudini che esprimono: il primo più introverso e inquieto ha appena ripreso gli allenamenti di nuoto dopo una lunga riabilitazione in seguito a un incidente che gli ha cambiato la vita; il secondo, apparentemente più intraprendente e bocciato al terzo anno, si ritrova in classe Nina, la ragazza che qualche tempo prima ha sorpreso a letto con la sua ex fidanzata. Insieme a un numeroso e variegato gruppo di amici affronteranno un complesso e turbolento viaggio di scoperta di sé in un mondo in continuo cambiamento.


Cinque anni dopo il successo di Skam Italia, serie arrivata alla sua quinta stagione e realizzata sulle orme dell’originale norvegese segnando una rivoluzione nella narrazione del teen drama in Italia, Ludovico Bessegato torna a parlare di adolescenza con un progetto ambizioso, Prisma. Otto episodi in onda su Prime Video dal 21 settembre ancora una volta scritti insieme ad Alice Urciuolo per un racconto di formazione tutto italiano. In questa recensione di Prisma proviamo ad analizzare i primi due episodi della serie destinata a diventare un tassello fondamentale nella rappresentazione della Generazione Z.

Tra neorealismo e racconto di formazione

una scena di Prisma

Identità, questione gender, viaggio di formazione, adolescenza e ricerca di un posto nel mondo in una società sfaccettata che fatica ormai a riconoscersi entro i confini di un sistema binario: una realtà pluridimensionale come suggerisce il titolo della serie, Prisma, che ruota intorno a questi temi indagando le ambizioni, i dolori e l’orientamento sessuale di un gruppo di adolescenti di Latina. L’universo che Ludovico Bassegato ritrae, mette al bando il dualismo tipico del retaggio appartenente alle generazioni precedenti e si apre a uno spettro di possibilità infinite; un mondo di un’ampiezza cromatica tale da accogliere al suo interno personaggi altrettanto variegati e unici, a partire dalla coppia di protagonisti Andrea e Marco, gemelli apparentemente simili ma in realtà diversi nelle inquietudini che li attraversano.

Andrea è il fratello più estroverso, Marco il più timido: negli episodi iniziali vedremo il primo innamorarsi segretamente dell’amico Daniele, mentre esplora un corpo che si trova a proprio agio con indosso abiti femminili nei pochi clandestini momenti di verità con se stesso, il secondo alle prese con Carola, la ragazza che gli piace da anni e che non ha mai avuto il coraggio di invitare a uscire. Attorno c’è una girandola di personaggi estremamente reali, frutto di una rappresentazione che restituisce dignità a una generazione per troppo tempo vessata e relegata al nonsense della trap o alla superficialità dei social.

Con un occhio a Euphoria, per scelte estetiche e contenuti, Bessegato mostra al suo pubblico un mondo di giovani per i quali i vecchi concetti di diversità e normalità sono completamente saltati, che si parlano a colpi di storie su Instagram, ma che nello stesso tempo sono capaci di esprimere il proprio dissenso nelle note di un genere musicale tanto bistrattato, di dare sfogo alla propria creatività attraverso l’uso di un cellulare, che indossano protesi senza preoccuparsi di doverle nascondere. È il riscatto di una generazione sorprendentemente fluida, con una innata predisposizione all’accettazione di sé e dell’altro e che tanto avrebbe da insegnare agli adulti, universo non contemplato almeno in questi primi due episodi.

Latina: la provincia italiana

una scena di Prisma

La regia di Bessegato c’è e si vede, complice una scrittura solida e dinamica che incalza lo spettatore con una serrata sequenza di flashback senza correre mai il rischio di farlo perdere tra i diversi piani temporali. Prisma sceglie di indagare l’adolescenza senza filtri, con un approccio straordinariamente realista: nel ritratto autentico dei protagonisti e nell’uso di un linguaggio che gli appartiene (i social, gli schermi onnipresenti dei telefonini, i brani trap).

Un’istantanea schietta e neorealista a partire dalla cittadina in cui la serie è ambientata, Latina. Non un luogo qualsiasi, ma una provincia che si erge a simbolo di ciò che siamo stati, fondata durante il fascismo sulle terre dell’Agropontino, dominata da una centrale nucleare in via smantellamento e dall’undicesimo grattacielo più grande d’Italia, la Torre Pontina, che svetta su piazze silenziose, periferie anonime, distese di verde e spazi incontaminati. Vi si contrappone una gioventù vitale, inquieta, fragile, spesso incasinata, ma consapevole del mondo in cui vive.

Le sorprese del cast

una scena di Prisma

Giovanissimi sono anche gli interpreti dei personaggi che impreziosiscono questo coming of age nell’era della fluidità, un cast che spesso punta sugli esordienti come nel caso di Mattia Carrano, viso pulito, occhi azzurri e una bellezza androgina, ventitré anni appena e nessun set alle spalle; dalla sua un talento raro nell’impresa di sdoppiarsi e dare vita ai due gemelli protagonisti con l’autenticità dei più grandi.

Carrano è in ottima compagnia, da Lorenzo Zurzolo (nei panni del bullo appassionato di trap) a Caterina Sforza (Nina, una ragazza lesbica, una dura all’apparenza, ma con un mondo dietro fatto di una sensibilità a lungo taciuta) fino a Chiara Bordi, che in una delle scene si sfila la protesi (che l’accompagna da quando aveva 13 anni) con una naturalezza tale da lasciare che la disabilità decanti sullo sfondo.

La recensione in breve

8.0 Fluida

Ritratto neorealista di un gruppo di adolescenti tra tematiche gender e ricerca di sé, Prisma è il riscatto di una generazione troppo spesso incasellata tra il nonsense della trap e la superficialità dei social. Ludovico Bessegato torna a parlare di adolescenza dopo il successo di Skam Italia, che aveva diretto seguendo le tracce dell’originale norvegese, e fa il miracolo: una serie autentica, un racconto di formazione in un mondo molto più complesso, fluido e multidimensionale di quanto si possa immaginare. E a insegnarcelo sono i giovanissimi. Il cast fa il resto.

  • Voto Cinemaserietv 8
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