Disney concede in licenza alcuni dei suoi contenuti di minor rilevanza a Netflix: a confermarlo, lo stesso CEO Bob Iger, che, rispondendo alla domanda di un reporter nel corso dell’assemblea degli azionisti, ha confermato l’intenzione di sub-licenziare, in modalità non esclusiva, alcuni prodotti alla piattaforma concorrente; una pratica che, a onor del vero, la Disney sta già attuando da qualche tempo; ad oggi, non è comunque dato sapere quali contenuti Disney siano, o saranno a breve, effettivamente disponibili anche su Netflix.
Stando ad Iger, però, una cosa è certa: non saranno concessi in licenza contenuti legati ai quattro brand di punta del marchio, ovvero Disney, Marvel, Pixar e Star Wars, che resteranno quindi esclusiva Disney +.
“Da un po’ di tempo stiamo dando nostri contenuti in licenza a Netflix, e continueremo a farlo; naturalmente non abbiamo alcun motivo sensato per dare in prestito i nostri core brand, quelli cioè che per noi fanno davvero la differenza da un punto di vista di profitto e come posizione sul mercato; e non vedo perché darli in licenza, solo per guadagnare qualche spicciolo alla disperata, quando si tratta delle nostre punte di diamante, per oggi e per domani, sul fronte streaming“.
Il commento di Iger arriva in coda all’annuncio di David Zaslav, CEO Warner Bros che, qualche giorno fa aveva definito un importante accordo di co-licenza con Netflix, per alcuni importanti contenuti Warner e HBO. Durante l’assemblea degli azionisti Warner, Zaslav ha così difeso la sua scelta: “Prestiamo qualche film a un concorrente per tre o sei mesi? Innanzitutto, c’è da dire che lo facciamo solo se le condizioni economiche legate all’accordo sono significative; ma soprattutto, noi abbiamo tutti i film di una determinata saga o filone? La gente se vuole vedersi tutti i film DC, ad esempio, dovrà venire giocoforza da noi; questa mossa aumenta il valore del nostro catalogo“.
Per quanto riguarda Iger e la Disney, la scelta rientra in pieno accordo con il piano generale di ristrutturazione di Disney +: l’emergenza pandemica, infatti, aveva spinto verso una produzione frenetica di contenuti destinati alla piattaforma, a scapito della qualità media, e con spese complessive considerate davvero eccessive: le proiezioni fiscali per il 2024 parlano di una spesa totale attorno ai 25 miliardi di dollari, due in meno dei 27 spesi nel 2023: di questi, circa 15 saranno utilizzati per la produzione di contenuti audiovisivi, mentre la restante decina andrà in diritti sportivi.