I Used to Be Famous è il primo film di debutto del regista Eddie Sternberg per Netflix. Grazie al trailer possiamo dare il primo sguardo alla pellicola con Ed Skrein. Il film è uno dei primi a uscire dalla U.K. Original Slate di Netflix, commissionato da Fiona Lamptey, direttore dei lungometraggi del Regno Unito. Verrà distribuito in sale selezionate del Regno Unito dal 9 settembre e su Netflix dal 16 settembre.
Sternberg ha voluto creare un film con “un cuore britannico”, dice. “È realizzato nel filone di ‘The Full Monty’, ‘Billy Elliot’ e ‘East Is East’. Quel tipo di film britannico profondo con un po’ di grinta, con un cuore sincero che non diventa smielato. È più sentimentale che smielato”. Il film è ambientato a Peckham, un quartiere operaio e culturalmente eterogeneo nel sud-est di Londra dove due parti del mondo della musica si scontrano tra loro.
I personaggi principali del film sono due: Vince, ex cantante di una boy band, interpretato da Ed Skrein, e Stevie, un adolescente autistico che è un batterista di talento, interpretato dal musicista Leo Long. Vince rappresenta la scena musicale commerciale corrotta e senz’anima, mentre Stevie rappresenta il mondo più puro degli appassionati dilettanti, che amano la musica.
Il film si basa sull’omonimo cortometraggio di Sternberg. Queste ex pop star “hanno così tanto successo in giovane età, e un eccesso di sesso, droga, rock and roll, poi sono masticate e sputate, e quindi devono fare i conti con quel vuoto“, dice. Sternberg ha usato questa prospettiva per sviluppare il personaggio di Vince, la cui “carriera è iniziata con la premessa della musica – era lì per eseguire musica – mentre in realtà si trattava di tutto tranne che di musica; era un prodotto“.
Per quanto riguarda la musica all’interno del film, in particolare quella suonata dai Tin Men, la band formata da Vince e Stevie. Sternberg dice: “Ho sempre immaginato Vince come qualcuno che non è mai stato un cantante straordinario, ma aveva cuore. E ho pensato al tipo di cantanti da cui ho tratto questa sensazione. Ho guardato a persone come Jim Morrison e Ian Curtis. Avevano questo modo profondo di cantare, e tu credevi a ogni singola parola che dicevano“.