Oggigiorno i vari palinsesti delle più note piattaforme streaming sono, oseremo dire, giustamente invasi da svariati prodotti televisivi e cinematografici asiatici. La hallyu coreana sta ormai spopolando da anni, ed il fenomeno Squid Game lo conferma pienamente; oppure impossibile non citare l’influenza e la freschezza che spesso arriva dai lidi dell’animazione giapponese. Animazione recentemente colpita da molte serie evento: da Jujutsu kaisen al nuovissimo Chainsaw Man (entrambe visibili legalmente su Crunchyroll).
Fin qui nulla di strano tuttavia trovarsi su Prime Video, sottotitolato in italiano, una serie tanto atipica come Kamen Rider Black Sun sorprende e non poco. Attenzione, parliamo di una serie evento, altamente stupefacente per il cosiddetto genere tokusatsu (film/serie con effetti speciali tipicamente giapponesi). Serie correlata ad uno dei media franchise più redditizi dell’emisfero terrestre: Kamen Raider.
Kamen Raider nasce nel 1971 grazie alla cooperazione tra Toei (il celebre studio che ha distribuito, ad esempio, Battle Royale) ed il lungimirante mangaka Shōtarō Ishinomori. Serie che in brevissimo tempo conquista milioni di spettatori giapponesi dando il via ad una sequela infinita di sequel, film, V-cinema e speciali televisivi ancora oggi altamente apprezzati. Vi ricordiamo che Kamen Raider è al 73° posto tra i media franchise che vendono di più al mondo, superando Fast & Furious, Halo, Digimon o il DC Extended Universe.
A questo punto è giusto addentrarci su Kamen Rider Black Sun, evidenziando i motivi per cui lo rendono imperdibile.
1. Apoteosi del genere Tokusatsu
Il 3 Aprile del 2021 i vertici della Toei, in occasione dell’imminente 50° anniversario del franchise Kamen Rider, decido di celebrare una delle loro più redditizie creazioni con una serie evento tanto classica quanto innovativa, rivolta incredibilmente ad un pubblico adulto. Questo è il primo aspetto di rilievo, in quanto tendenzialmente i tokusatsu sono prodotti televisivi destinati ad una fascia di pubblico abbastanza giovane.
L’intento della Toei è quello di realizzare un reboot, cupo e maturo, della particolare serie Kamen Rider Black prodotta dal 1987 al 1988 ed ideata nuovamente da Shōtarō Ishinomori.
La serie essenzialmente raccontava le disavventure di due giovani uomini, cresciuti praticamente come fratelli: Kotaro Minami e Nobuhiko Akitsuki. I due, da giovanissimi, furono rapiti da un’oscura organizzazione, tale Gorgom, la quale li ha trasformati in letali mutanti con l’obiettivo di creare i nuovi imperatori secolari Black Sun e Shadow Moon. Le cose tuttavia non sono andate per il verso giusto, con Kotaro che è riuscito a liberarsi giurando vendetta.
Eventi in qualche modo riproposti, e rielaborati sotto una sfera molto più tragica ed intensa, in Kamen Rider Black Sun. Serie, come vedremo, distinta da epici momenti action resi sfavillanti da effetti speciali tanto artigianali quanto convincenti, il tutto amalgamato in un clima incredibilmente socio-politico tale da rievocare le tensioni degli anni Sessanta e Settanta.
2. Star System al completo
Prima di addentrarci nel dettaglio, della serie, è giusto spendere due parole sul cast. La Toei vista la ricorrenza, non ha badato a spese e ha deciso di ingaggiare il meglio del meglio, a partire dal regista: Kazuya Shiraishi.
Shiraishi è tra i massimi autori del nuovo cinema giapponese contemporaneo; cresciuto professionalmente sotto la scuderia del maestro Kōji Wakamatsu, dal 2010 ha iniziato a muoversi in solitaria realizzando yakuza-eiga o drammi famigliari estremamente intensi, violenti e distinti da uno sguardo sociale degno dei migliori sociologi: The Devil’s Path, The Blood of Wolves o One Night sono solo alcuni dei suoi lavori più pregiati.
Un grande regista merita grandi attori, ed ecco che il protagonista è il fenomenale Hidetoshi Nishijima (Kotaro Minami). Nishijima ad oggi è un punto fermo dello star syster, star totale che ha collaborato con tutti i più grandi registi del suo paese.
Attore che ha interpretato personaggi e generi altamente diversificati: ha recitato per Takeshi Kitano nell’artistico Dools, per Kiyoshi Kurosawa ha rivestito i panni di un marito in difficoltà nel thriller-horror Creepy oppure si è distinto nel pluripremiato Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi o nel recentissimo Shin Ultraman della coppia Shinji Higuchi & Hideaki Anno.
Attore poliedrico che in Kamen Rider Black Sun si è calato perfettamente nei panni dell’eroe, regalandoci una performance entusiasmante e abbastanza sentita.
3. Botte e Politica
Se dovessimo sintetizzare al massimo Kamen Rider Black Sun, potremmo definirla come una versione dark-autoriale dei Power Rangers, il tutto filtrato da richiami politici molto pregnanti. L’analisi critica e sociale è pertanto un aspetto cardine della serie, fin dal primo episodio.
Nella serie vedremo più volte delle vere e proprie proteste, con centinaia di soggetti che accalcano le strade cittadine chiedendo, a gran voce, pari diritti. Shiraishi sfrutta molto bene il tema mutanti per riflettere sul fenomeno del razzismo; le proteste della serie riportano alla mente il Black Lives Matter di Kyoto del 2020, quando 500 persone si sono riunite al parco Maruyama osservando 8 minuti e 46 secondi di silenzio in memoria di George Floyd, ed in seguito avviare una lunga marcia presso le strade trafficate della nota città.
Tuttavia le immagini di Shiraishi sono estremamente tese, vibranti, lontani dal clima sereno della protesta di Kyoto laddove i protestanti hanno seguito alla lettera le indicazioni provenienti dalla polizia. Shiraishi quindi parla di razzismo ma allo stesso tempo rievoca con ardore le ben più violente proteste delle cosiddette Lotte Anpo; ossia una serie di proteste che si sono verificate nel sol levante dal 1959 al 1960 -e riaccese poi nel 1970- contro l’Anpo: il trattato che permetteva agli Stati Uniti il mantenimento delle basi militari americane in territorio nipponico.
Shiraishi infine per non farsi mancare nulla, ragiona anche sulla pericolosità della scienza se applica in ambito bellico. E lo fa servendosi di falsi firmati d’archivio, in pieno stile mockumentary, atti a riprendere l’esercito mentre conduce oscuri esperimenti. Espediente che si ricollega ad un’altra iconicità giapponese: Godzilla.
4. Una grande regia
Un altro aspetto rilevante della serie è l’eccelsa e stratifica regia di Shiraishi. Il noto regista ci delizia con un approccio realistico e semi-documentaristico, degne del miglior Kinji Fukasaku, per quanto riguarda le scene di protesta. Il regista scende in piazza con una camera a spalla inquieta, intenta ad immortalare da vicino le tensioni tra cittadini.
Regia che diventa invece epica, nel momento in cui si trasformano i mutanti. Qui l’autore nativo di Asahikawa si diverte tra particolari e dettagli ravvicinati sul “costume” dei soggetti, lenti e frammentati movimenti estensivi (all’indietro), lens flare (riflesso di luce sull’obiettivo) vicine a J.J. Abrams o campi medi tensivi ed impattivi.
Altro giro altra giostra, ed eccoci arrivati ai combattimenti. Combattimenti estremamente dinamici, rapidi e nuovamente ripresi con un camera vibrante e tonitruante; combattimenti che spesso si concludono con fugaci frangenti splatter alla Takashi Miike, quindi non spettacolari ma pieni di dolore fisico ed emotivo.
5. Introspezione psicologica
Concludiamo il nostro articolo rivelandovi un atro aspetto di rilievo: l’introspezione dei soggetti. Il protagonista Kotaro Minami viene presentato in maniera assai atipica, distante anni luce dal concetto di eroe tradizionale. Kotaro soffre terribilmente la sua diversità (uomo/mutante), il non potersi relazionare con una società aggressiva ed anarchica lo spingono all’isolamento più totale. L’uomo non vuole più trasformarsi, e blocca la sua naturale mutazione iniettandosi ketamina a più non posso. Inoltre non sembra gestire benissimo la sua rabbia; ma tutto cambia nel momento in cui inizia a relazionarsi con una giovanissima studentessa che sogna un mondo migliore, laddove uomini e mutanti possano convivere serenamente.
Audace e brillante poi la rappresentazione delle varie forze politiche. Maschere attoriali in grado di ammaliare la popolazione con retorici discorsi, per poi nel privato perpetrare diabolici piani dediti al profitto personale. Uomini avidi e senza scrupoli.
Kamen Rider Black Sun è una serie estremamente variegata. Ci sono tanti scontri, tante trasformazioni, uomini e donne con improbabili ma dettagliati costumi antropomorfi, marce e proteste, piani politici, entità aliene ed esperimenti scientifici-biologici pericolosissimi. Da vedere.