Il film: Proiettile vagante 2, 2022. Regia: Guillaume Pierret. Cast: Alban Lenoir, Stéfi Celma, Pascale Arbillot, Sébastien Lalanne, Diego Martín. Genere: Azione, poliziesco. Durata: 98 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima in lingua originale, su Netflix.
Trama: Lino, geniale meccanico, è parecchio scosso in quanto ha da poco perso il fratello, ucciso da poliziotti corrotti. Il giovane medita vendetta, ed è disposto a tutto pur di catturare gli assassini del fratello.
Nel 2020 sbarcava su Netlfix l’action francese, a tinte motoristiche, Proiettile vagante; la pellicola era diretta con la giusta dovizia da Guillaume Pierret e interpretata da Alban Lenoir, ex stuntman ora attore piuttosto noto dalle parti di Parigi.
Il primo capitolo sorprese un po’ tutti, poiché da accennate atmosfere neo-noir si passava a un impianto action altamente avvincente, laddove stilisticamente parlando era esattamente a metà strada tra i primi film del franchise Fast & Furious e la trilogia cinematografica The Transporter con Jason Statham protagonista. Quindi un film all’insegna della velocità e delle mazzate. Binomio amatissimo dal pubblico, al punto da renderlo il film francese più visto di sempre su Netflix.
Pertanto il sequel era destinato ad arrivare, e infatti eccoci qua, con la nostra recensione di Proiettile vagante 2.
La trama: a caccia di giustizia
Lino è un geniale meccanico, le sue abilità sono note a tutti e non a caso collabora con la polizia. Il ragazzo è parecchio scosso in quanto ha da poco perso il fratello, ucciso da poliziotti corrotti. Lino medita vendetta, gli assassini sono clamorosamente a piede libero e lui è disposto a tutto pur di catturali.
Un bel giorno squilla il suo telefono; un numero anonimo lo invita a recarsi in un determinato luogo, laddove potrebbe trovare ciò che cerca.
Uno dei principali colpevoli della morte del fratello, Marco, è vivo e vegeto protetto dalle mani della polizia; il criminale è una sorta di super testimone, in riferimento a un importante caso a cavallo tra la giurisdizione francese e quella spagnola. Ad ogni modo la sua incolumità non è garantita, in quanto Lino è pronto a farsi giustizia da solo.
Il nostro protagonista rapisce il pericoloso Marco. Lino vuole risposte, si sente tradito e deluso dalla polizia e ha compreso molto bene che da ora in poi dovrà agire in solitaria e vedersela contro tutto e tutti.
A tutto gas
Guillaume Pierret si conferma essere un solido regista action, a suo agio sia con cruenti corpo a corpo sia con inseguimenti al cardiopalma.
Il regista riprende svariate scarrozzate in auto, distinte da una regia non troppo elaborata ma neppure così scolastica. Siamo di fronte a inseguimenti dinamici, molto realistici e messi in scena abilmente, laddove spicca una camera spesso fuori dall’abitacolo pronta a immortale le folli corse tra Lino, la polizia e malavitosi vari.
Non mancano semi-soggettive frontali ad altezza cofano, oppure inquadrature altamente ravvicinate con la camera al di là del finestrino, quasi a imprigionare e a schiacciare il nostro protagonista. Validi poi gli effetti speciali (attenzione, speciali, non visivi), rimbombanti ma discretamente realistici.
Interessanti altresì i vari corpo a corpo, distinti da approcci multipli. Guillaume Pierret passa da frangenti muscolari ed estremamente essenziali, tali da richiamare un certo cinema americano anni Ottanta/Novata, a sequenze nettamente più complesse con decine e decine di soggetti in scena. Sequenze che provano a rievocare, un po’ alla lontana, sia un certo cinema coreano (The Man from Nowhere) sia un certo action indonesiano (The Raid). Certamente Guillaume Pierret non è minimamente paragonabile a Gareth Evans oppure a Lee Jeong-Beom, tuttavia se la cava egregiamente.
L’oscuro inizio
Il film si apre in maniera assai accattivante proiettandoci in una stanza buia d’ospedale, laddove un piano sequenza in carrellata obliqua tende a presentarci un determinato degente: Lino.
La camera avanza delicatamente verso l’uomo e parallelamente emerge, quasi fuori campo, un secondo soggetto inizialmente fuori fuoco: Julia (Stéfi Celma). A questo punto si inseriscono, con alternanza, una serie di flashback introduttivi e chiarificatori.
Pochi minuti e tramite un montaggio ellittico, un po’ troppo confusionario, Lino è già in piedi, pronto a vendicarsi tra appostamenti automobilistici in sperdute viuzze periferiche, nel pieno della notte, e brutali combattimenti. Si respira proprio una certa atmosfera vicina al tipico neo-noir francese.
Atmosfera intrigante che dura molto poco; ed è un vero peccato, infatti mediante un aggressivo timeskip veniamo catapultati avanti di un anno. Un altro film sta per iniziare.
Tra semplicità e introspezione mancata
Proiettile Vagante 2 è sicuramente un film in grado di ammaliare un pubblico altamente diversificato. Come in parte già detto, presenta una serie di ingredienti tipici dei più vari action movie contemporanei. Inoltre espone un soggetto ormai ben saldo nell’immaginario collettivo: la vendetta.
Ad ogni modo il film risulta troppo semplice e laddove cerca di ampliare gli orizzonti narrativi con frecciatine sociali (poliziotti corrotti) o mediante la presentazione di oscuri malavitosi, fallisce miseramente. Attenzione, non lo stiamo criticando aspramente, tuttavia bastava davvero poco per renderlo molto più accattivante. L’inizio, per quanto intrigante, è un po’ confusionario laddove situazioni e personaggi sembrano comparire con troppa casualità, poca precisione logica e un pathos drammatico non troppo sviluppato.
I tanti soggetti in scena non sono gestiti egregiamente. Anche in questo caso non presentano degli stereotipi dannosi o chissà quale malefatta narrativa, semplicemente sono privi di elementi distintivi e risultano facilmente dimenticabili.
Per intenderci, manca quel fascino ammirato in tanto cinema asiatico dove un semplice dettaglio d’abbigliamento o un tic specifico possono rendere unico un qualsiasi personaggio.
La recensione in breve
Proiettile vagante 2 è il degno sequel del film del 2020. Ritroviamo praticamente tutto il cast precedente, dal regista Guillaume Pierret all'attore Alban Lenoir. Il film dispone di un impianto action molto valido, non troppo virtuosistico ma neppure così scolastico. Pecca molto invece a livello narrativo, abbastanza lineare e poco incisivo.
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