Il film: Spy Kids: Armageddon, 2023. Regia: Robert Rodriguez. Cast: Zachary Levi, Gina Rodrugez, Connor Esterson. Genere: commedia action. Durata: 97 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Un pericoloso virus informatico minaccia il mondo. Soltanto la famiglia Torrez, composta da due spie in incognito e due bambini indomabili, potrà fronteggiare un temibile nemico, nascosto dietro un videogioco.
Robert Rodriguez deve tenerci molto ai suoi giocattoli, e non ha alcuna intenzione di lasciarli andare. La saga ludica di Spy Game è sempre stata roba sua. Fin da quando, nel lontano 2001, diede il via a un piccolo fenomeno cult in cui parodia di genere e avventura familiare si contaminavano a vicenda. Facile immaginare un regista creativo come lui, passato di recente anche dalle parti della galassia lontana lontana di Star Wars, sempre voglioso di nuove sfide, intenzionato a lasciarsi il passato alle spalle. Invece non è così. Rodriguez vuole bene ai suoi giocattoli.
Apriamo la nostra recensione di Spy Kids: Armageddon, disponibile su Netflix, chiarendo subito la paternità di un film che vuole rinnovare un franchise senza rinunciare agli ingredienti basilari del suo storico successo: voglia di divertire i bambini senza dimenticare i genitori. Sano intrattenimento per tutta la famiglia senza grandi pretese. Una formula che Rodriguez ripropone anche in questo reboot della saga, dove il cinema cede il passo allo streaming. Proprio come le nuove generazioni superano quelle vecchie. E non è un caso che Rodriguez abbia scritto film proprio assieme a suo figlio. Si gioca in famiglia, insomma.
Una trama hi-tech
In casa Torrez ci sono tanti segreti, perché mamma e papà sono spie in incognito con visioni diversi dell’essere genitori. Papà Terrence è quello rigido, fissato con le regole e con la sicurezza. Mamma Nora, invece, pensa che per crescere e imparare si debba anche sbagliare. I loro figli, Tony e Patty, fanno un po’ quello che vogliono, disobbedendo spesso e volentieri guidati dalla loro curiosità indomabile. Peccato che il fratellino, appassionato di videogame, combini un bel guaio, permettendo per sbaglio a un virus informatico di rubare un prezioso codice che permetteva ai Torrez di proteggere il mondo intero. Ha così inizio una lunga battaglia contro uno spietato nemico che utilizza i personaggi di un celebre videogioco per minacciare la sicurezza del pianeta, ormai succube della tecnologia.
Fin dalle premesse è facile capire quanto Spy Kids: Armageddon sia una commedia molto connessa al mondo di oggi, almeno dal punto di vista tematico. Dai dilemmi genitoriali sull’onnipresenza della tecnologia nelle vite dei figli alla mania del controllo nei confronti di una generazione quasi indomabile. In questo senso il più grande pregio del film è nel cambiare sempre prospettiva, prima calandosi nei dubbi degli adulti e poi scendendo a misura di bambino, cavalcando la loro meraviglia e la loro contagiosa voglia di strafare.
Imparare dai piccoli
Eppure, in mezzo ai nuovi linguaggi e ai nuovi ritmi imposti anche dallo streaming, il film resta fedele alla cara, vecchia abitudine del franchise: raccontare una storia in cui sono i bambini a prendere in mano il timone dell’avventura, collaborando con i genitori e magari persino insegnando loro qualcosa. Magari a lanciarsi nella vita senza pensarci troppo, senza paura. In questo senso la semplicità della scrittura e la chiarezza delle intenzioni di tutti i personaggi (immaginati proprio per un pubblico giovanissimo) rende la narrazione scorrevole, tutta affidata all’azione.
Interessante come Rodriguez cambi di continuo il campo d’azione della storia, che passa dal contesto domestico ad ambientazioni sempre più ampie e complesse. Perfetta metafora di una piccola epopea familiare che sconvolge la quotidianità per lasciare un segno indelebile in tutti i componenti della squadra. Grandi o piccoli che siano. Peccato che a svettare siano comunque i genitori (affidati ai divertiti Zachary Levi e Gina Rodriguez), sicuramente personaggi più riusciti dei due piccoli protagonisti, forse troppo sicuri di sé e poco impacciati per ispirare la giusta simpatia (come facevano bene i loro predecessori nella saga).
Qualche inciampo
Spy Kids: Armageddon funziona davvero come un videogame. E in questo senso assomiglia molto al recente Space Jam: New Legends (anche quello tutto basato sul rapporto genitori-figli in un contesto ludico). Come detto la storia è divisa in livelli di difficoltà crescente, con tanti di antagonisti con classi e abilità che aumentano col procedere dell’avventura (con tanto di boss finale, ovviamente). Se questa idea è semplice, furba e funzionale al racconto, lo stesso non si può dire della sua resa estetica.
Purtroppo questo reboot (che non risparmia qualche citazione agli altri film della saga) pecca proprio sul fronte degli effetti speciali e visivi, davvero molto grezzi e retrò. Ci sono scelte artistiche davvero strambe (come alcuni personaggi in stop motion) e stranianti, soprattutto se immaginate per i bambini di oggi, sicuramente abituati ad altri standard e linguaggi. La sensazione è quella “vintage” di un film direct-to-video di fine anni Novanta. Quelli che ti gustavi in un bel sabato pomeriggio autunnale sul divano con mamma e papà. L’effetto è sicuramente voluto. Anche perché Rodriguez sa come giocare con i suoi vecchi giocattoli.
La recensione in breve
Aggiornato soltanto nei temi legati alla tecnologia, Spy Kids: Armageddon è un reboot che ricalca i grandi classici della saga. Dall'avventura familiare alla morale sui piccoli che insegnano ai grandi. Peccato per un'estetica davvero grezza e una messa in scena non proprio al passo coi tempi.
- Voto CinemaSerieTV