Chloe Ayling è una modella che fu rapita a Milano il 12 luglio 2017: il suo sequestratore avrebbe voluto venderla nel deep web ma, dopo averla rilasciata, l’accompagnò al consolato inglese. Il caso, che ripercorriamo di seguito, nasconde molte controversie e misteri, Chloe Ayling infatti, andò a fare shopping con Lukasz Pawel Herba, questo il nome della persona che la sequestrò per quasi sette giorni, e prima di essere accompagnata al consolato, i due si fermarono al bar per prendersi un caffè.
Chloe Ayling fu attirata in Italia con la scusa di un servizio fotografico. A rapirla fu Lukasz Pawel Herba, 30enne polacco, con la complicità del fratello. I due volevano venderla come schiava del sesso sul deep web. La modella inglese sbarcò a Milano l’11 luglio e dopo aver passato la notte in albergo, il giorno dopo andò all’appuntamento per lo shooting fotografico. Ad aspettarla non c’era nessun set ma i suoi rapitori che la drogarono, la spogliarono, la narcotizzarono e la chiusero in una valigia. Ad assalirla furono almeno due persone. In un’intervista al TG 1, rilasciata dopo la liberazione, raccontò così il suo rapimento “Una persona da dietro mi ha messo una mano sul collo e una sulla bocca, su entrambe le mani indossava guanti neri. Una seconda persona si è posta di fronte, indossava un passamontagna nero“. Subito dopo le fecero “un’iniezione nell’avambraccio destro“, nonostante indossasse un giubbino tipo chiodo. “Quando mi sono ripresa avevo unicamente il body rosa di ciniglia e i calzini che indosso ora“. In quel momento si trovava “nel baule di un’auto”.
Chloe Ayling venne portata nel covo in Piemonte e qui la vicenda diventa meno chiara. Secondo il suo racconto, il rapitore, identificato poi come il polacco Lukasz Pawel Herba, le avrebbe raccontato che il capo dell’organizzazione che aveva orchestrato il suo rapimento era furioso. “Io non dovevo esser presa perché il capo aveva visto sul mio profilo Instagram alcune foto da cui era evidente che sono una mamma con un bambino piccolo e questo era contro le regole”.
Nel frattempo, Lukasz Pawel iniziò a mandare sul deep web email criptate con le foto della ragazza, annunciando che Chloe sarebbe stata venduta all’asta per 300mila dollari. Infatti, dopo il rapimento, nel deep web fu pubblicata la foto della ragazza, stesa sul pavimento dopo essere stata drogata. Con la foto si annunciava che la modella sarebbe stata venduta all’asta.
La ragazza raccontò che i rapitori le si erano presentati come membri di un fantomatico Black Death Group, un violento gruppo rumeno di trafficanti di persone che vendeva le ragazze sequestrate nei paesi arabi, come schiave del sesso: “Quando l’acquirente si è stancato la può regalare ad altre persone, e che quando non è più di interesse viene data ‘in pasto alle tigri’”, disse la modella agli inquirenti. Ma la polizia non ha trovato nessun riscontro sull’esistenza di quest’organizzazione criminale.
Lukasz Herba avrebbe gestito da solo la settimana di prigionia. Dopo aver messo Chloe all’asta per 300 mila dollari, visto che nessuno aveva risposto all’offerta, contattò il suo agente per ottenere un riscatto. L’uomo subito allertò la polizia inglese. Poiché la famiglia della modella non poteva pagare il riscatto, il rapitore le chiese di fare il nome di tre persone facoltose che avrebbero potuto procurargli almeno 50 mila dollari, lui avrebbe aggiunto 250mila dollari, in modo da raggiungere la cifra di 300mila dollari richiesta dai capi del Black Death Group Dopo aver avuto i tre nominativi, il rapitore accompagnò Chloe Ayling al Consolato britannico a Milano.
Prima di andare via, il rapitore le consegnò un biglietto da visita per pubblicizzare il Black Death Group. Sul biglietto in questione “era indicato un indirizzo email che avrei dovuto contattare per avere informazioni, che io stessa avrei dovuto veicolare ai mass media per fare pubblicità ai Black Death, facendo sapere che per le ragazze rapite la cifra d’asta per la vendita partirebbe da 300mila dollari, ma per invogliare al pagamento, si richiede anche una cifra pari a 75mila“, dichiarò la ragazza agli inquirenti.
Il fatto, comunque, presenta numerose controversie. In un’intervista alla BBC, rilasciata un anno dopo il rapimento e riportata da Vanity Fair, Chloe Ayling raccontò che quando Lukasz scoprì che lei aveva un bambino iniziò a corteggiarla “Ho pensato: questa è la mia occasione per scappare. Gli ho fatto capire che c’era la possibilità che tra noi due nascesse qualcosa, in futuro. Lui era molto eccitato dalla prospettiva, non vedeva l’ora e da quel momento non parlava più d’altro. Allora ho capito che dovevo proseguire su questa strada. Dovevo fare tutto quello che potevo per farlo innamorare di me, per farlo contento”. I due condivisero anche il letto matrimoniale, ma lei dichiarò di non essere mai stata molestata, cosa confermata anche dal Pubblico Ministero durante il processo al rapitore.
Un altro punto che ha sollevato parecchi interrogativi è legato alle ore che hanno preceduto il suo rilascio. Un testimone in tribunale raccontò di avere visto Chloe Ayling ridere e scherzare in un bar con Lukasz Pawel Herba: “Perché avrei dovuto avere un atteggiamento distante con l’uomo che stava cominciando a provare dei sentimenti per me? Era proprio quello che mi serviva per essere liberata?”.
I due sono anche andati a fare shopping insieme, cosa che la ragazza non aveva raccontato alla polizia, la storia è emersa solo quando una commessa ha riconosciuto la modella e il rapitore per televisione “Ero interrogata da dodici ore, sotto shock, volevo solo andarmene e così non ho citato quella cosa”. Quando a Good Morning Britain le fu chiesto perché aveva accettato di andare a far shopping con il suo rapitore, Chloe Ayling replicò “Nessuno sa come reagirebbe in determinate situazioni. In quei momenti fai tutto ciò che credi possa renderti libera”.
Vittima della Sindrome di Stoccolma o complice? Il rapitore sostenne che Chloe Ayling fosse d’accordo. L’uomo, definito dagli inquirenti un “mitomane avventuriero”, durante la testimonianza al processo ha spiegato “Il rapimento l’ho pianificato io. Lei quando è venuta a Milano non sapeva nulla, poi, quando le ho raccontato la mia idea, si è detta d’accordo“. Secondo questa ricostruzione, la modella avrebbe accettato la proposta di Lukasz Pawel aiutandolo anche a scrivere le mail per la richiesta di riscatto. Durante il processo, l’imputato ha sostenuto di averla conosciuta su Facebook nel 2015 e che le aveva già parlato del finto rapimento.
Lucas Pawel Herba nel processo di primo grado è stato condannato a sedici anni e nove mesi di carcere, pena ridotta di quasi cinque anni nei successivi gradi di giustizia. Il fratello Michal Herba, considerato complice del rapimento, si è visto ridurre la pena da sedici anni a cinque anni e otto mesi. I giudici, nel suo caso, hanno fatto cadere l’ipotesi di estorsione.
Chloe Ayling, nata a Coulsdon, una cittadina a sud di Londra, al momento del rapimento aveva 20 anni e lavorava a Londra per la Supermodel Agency di Phil Green. Tornata in Inghilterra, i media britannici hanno sospettato che il rapimento fosse una trovata pubblicitaria. Ayling è stata criticata dai giornali per aver usato il rapimento per trarne vantaggio, rilasciando interviste e scrivendo il libro: Kidnapped: The Untold Story of My Abduction. Nell’agosto del 2018 ha partecipato a Celebrity Big Brother Uk, omologo del nostro Grande Fratello Inoltre ha lavorato anche col noto marchio di intimo femminile Victoria’s Secret.