Stasera torna Un Giorno in Pretura e affronta il caso dell’omicidio di don Giuseppe Rocco, il sacerdote ucciso nel 2014 da don Paolo Piccoli, anche egli sacerdote. Il processo all’epoca suscitò molta curiosità proprio per l’ambiente in cui si era concretizzato l’omicidio. Ripercorriamo la storia
La puntata di stasera è intitolata L’Ultimo Sacramento e racconta la storia ambientata nella Casa del Clero di Trieste. Il 25 aprile 2014, il corpo di don Giuseppe Rocco, 92 anni, viene trovato senza vita e sulle prime, anche per l’età avanzata della vittima, si pensa ad una morte naturale. Nella stanza non c’è nessun segno di effrazione, sulla salma del prelato non ci sono segni di violenza. Il corpo del presule fu rinvenuto ai piedi del letto.
Il colpo di scena avviene all’obitorio del cimitero, dove gli addetti scoprono qualcosa di anomalo e avvertono la Procura di Trieste che dispone l’autopsia. L’esito dell’esame autoptico è a dir poco sorprendente, l’anziano prelato è stato ucciso per strangolamento. Inoltre, gli inquirenti scoprono che dalla stanza dell’appartamento della vittima è scomparsa una catenina d’oro che il prete aveva sempre con sé.
Le indagini si concentrano su Don Paolo Piccoli, sacerdote di origini venete incardinato nella Curia dell’Aquila, e ad accusarlo è la perpetua della vittima, Eleonora Laura di Bitonto, che alla morte del prelato ha ereditato del denaro e delle proprietà immobiliari, divise con i nipoti di don Giuseppe Rocco. Secondo gli inquirenti i moventi per l’omicidio sono due: il primo è il furto della catenina d’oro, mai ritrovata, nonostante l’abitazione di Don Piccoli sia stata messa a soqquadro. Secondo la difesa però, alcuni testimoni hanno dichiarato di aver visto la suddetta catena (o un gioiello molto simile) al collo della di Bitonto. Il delitto, inoltre, sarebbe motivato dal furto di oggetti sacri, da parte del prelato, scoperto sul fatto da monsignor Rocco.
Durante il processo si parla inoltre di un cuscino scomparso dalla stanza di don Rocco, che era presente nelle foto scattate dai carabinieri il 2 maggio, ma era assente il giorno successivo, quando sono stati effettuati ulteriori rilievi.
Paolo Piccoli, difeso dagli avvocati Vincenzo Calderoni e Stefano Cesco, si è sempre dichiarato innocente: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore. Lui ha scelto per me, questa è la mia croce, la porterò è continuerò il mio cammino di purificazione”, aveva detto in un’intervista a Capoluogo.it.
“Non ho ucciso nessuno, ho rispetto per l’abito di nostro Signore. Il Signore dà, il Signore toglie, sia fatta la Sua volontà!”
Nonostante il processo fosse solo indiziario, Don Piccoli è stato condannato in primo grado a 21 anni e 6 mesi di carcere, l’uomo è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di Don Giuseppe Rocco. La sentenza è stata confermata in appello.