Ricostruiamo il caso di femminicidio di Alessandra Maffezzoli, la donna uccisa a Pastrengo (Verona) a soli 43 anni. A compiere l’insano gesto, di cui si parla ad Amore Criminale, fu l’ex compagno Jean Luca Falchetto, che non si rassegnava alla fine della loro relazione. Falchetto fece irruzione in casa della sua ex e le spaccò il cranio con un vaso.
Alessandra Maffezzoli era una maestra elementare, molto amata dai suoi alunni, una madre attenta e amorevole. La donna aveva due figli, frutto di una precedente relazione. A 26 anni infatti, Alessandra era stata lasciata dal padre dei ragazzi, senza un’apparente motivazione. Nel 2013, durante una gita sul Lago di Garda, incontra Jean Luc. Tra i due nasce prima un’amicizia, poi l’amore.
Jean Luca Falchetto è simpatico e ha modi gentili. Alessandra si innamora per la prima volta dopo tanti anni e a 40 anni vuole darsi un’altra opportunità in ambito sentimentale. Purtroppo, lo scenario cambia in fretta, l’uomo, sotto la sua facciata allegra, nasconde un carattere possessivo e geloso. Dopo tre anni, Alessandra decide di chiudere la relazione.
L’ex compagno di Alessandra non si arrende e inizia a perseguitarla. La storia va avanti per dieci mesi, durante i quali la Maffezzoli trova l’auto danneggiata ed è costretta a cambiare la serratura di casa. Il primo giugno 2016, Jean Luca Falchetto entra nell’appartamento della donna e con un vaso le fracassa il cranio e poi l’accoltella numerose volte. La polizia, allertata dai vicini arriva sul posto ma per Alessandra non c’è più niente da fare.
Jean Luca Falchetto, in un primo momento confessa, poi ritratta, accusando la vittima di essere una persona violenta “Temevo mi uccidesse“, dice agli inquirenti. Stesso concetto espresso in un biglietto inviato ai genitori della donna che ha ucciso. Nel settembre del 2017, viene condannato in primo grado a 15 anni e 4 mesi di carcere. Nel luglio del 2021 la Corte di Cassazione ha confermato la pena che è definitiva. “Narcisista e istrionico, ma al tempo stesso lucido e cosciente”, hanno scritto di lui i giudici della Suprema Corte nelle motivazioni della sentenza.