Ricostruiamo la storia dell’omicidio di Paolo Vaj, l’uomo che fu ammazzato a Vittorio Veneto dalla sua compagna e da un’amica di lei. Secondo la versione di Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, si trattò di legittima difesa, perché l’uomo voleva ucciderle. La Procura ritiene che il delitto sia premeditato, le due donne avrebbero deciso di uccidere Paolo Vaj per incassare una serie di polizze assicurative, il cui valore ammonta a più di 400mila euro.
Paolo Vaj, 57 anni, fu ucciso il 19 luglio 2019 a Serravalle di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. Il suo corpo presentava numerose ecchimosi e segni di soffocamento. Il delitto arrivò al culmine di una lite con la compagna Patrizia Armellin e l’amica di lei, Angelica Cormaci, rispettivamente di 52 e 24 anni.
Le due donne, interrogate dagli inquirenti, confessarono dopo poche ore l’omicidio, sostenendo di essere state aggredite dalla vittima. Dopo essere arrivate in ospedale per farsi medicare alcune lievi escoriazioni, le due raccontarono di essersele procurate per difendersi dai colpi di Paolo Vaj.
Dopo la prima confessione, Patrizia Armellin e Angelica Cormaci fecero scena muta nel corso del primo interrogatorio. In ospedale avevano affermato di aver commesso l’omicidio colpendo il Vaj a bastonate e averlo soffocato con un cuscino. Secondo il loro primo racconto, l’uomo, ubriaco, le aveva aggredite, da qui la lite e il tragico epilogo.
Le prime indagini stabilirono che Patrizia Armellin e Angelica Cormaci si erano conosciute su Second Life, il mondo virtuale online lanciato il 23 giugno 2003 dalla società statunitense Linden Lab. Il pubblico ministero definì il loro rapporto patologico, tanto da considerarsi madre e figlia. Dopo essersi conosciute in rete, le due donne, sei mesi prima dell’omicidio, decisero di andare a vivere insieme a Vittorio Veneto.
Patrizia Armellin raccontò che il suo rapporto con Paolo Vaj era stato segnato da numerosi episodi di violenza. Alla vittima, in passato, era stata tolta la patente per guida in stato di ebbrezza. Il litigio fatale era nato proprio dalla richiesta di Paolo di essere accompagnato in macchina. Quando la sua compagna gli aveva negato il passaggio, era scoppiata la lite. Secondo la narrazione delle due donne, il primo a colpire era stato l’uomo schiaffeggiando Patrizia. A questo punto Angelica, per difendere l’amica, colpì Vaj con un bastone. La lite sembrava finita, ma Paolo prese un coltello e minacciò le donne: “Ora vi ammazzo tutte e due”. Durante la colluttazione, Angelica, per difendere Patrizia che stava per soccombere, prese un cuscino e lo tenne premuto sul viso di Paolo fino a soffocarlo.
La ricostruzione del Pubblico Ministero è diversa, le due donne avrebbero indotto Paolo Vaj a bere “per attuare il disegno criminogeno“. Durante il litigio, la vittima non si era potuta difendere per il suo stato alterato. Le due donne, secondo questo racconto del Pubblico Ministero, gli avrebbero bloccato le braccia soffocandolo con un cuscino. Il delitto sarebbe premeditato: “Lo voglio morto“, aveva scritto la scrive la Cormaci alla Armellin in un sms qualche settimana prima dell’omicidio di Paolo Vaj. Il movente, secondo l’impianto accusatorio, era economico, le due donne avrebbero commesso il delitto per incassare una serie di polizze assicurative da oltre 400 mila euro.
Nell’arringa finale, la Procura ha chiesto l’ergastolo per Patrizia Armellin e 14 anni di carcere per Angelica Cormaci. Alla lettura della sentenza, i giudici hanno condannato a 26 anni di carcere l’ex compagna Patrizia Armellin e a 16 anni di carcere Angelica Cormaci. Sia il Pubblico Ministero che la difesa hanno annunciato appello.