Luca Traini, durante il processo a suo carico, spiegò che la mattina del 3 febbraio 2018 sparò per strada a Macerata per vendicare la morte di Pamela Mastropietro. La donna era stata uccisa nel gennaio dello stesso anno da Innocent Oseghale, un pusher nigeriano. L’uomo raccontò che aveva sparato ai neri non perché fosse razzista ma perché tutti i neri sono spacciatori. Il suo sillogismo è stato respinto dalla Corte Costituzionale che lo ha condannato, in via definitiva, a 12 anni di carcere.
La mattina di sabato 3 febbraio 2018, a Macerata, Luca Traini, armato di una Glock 9×21, seminò il panico sparando dalla sua macchina, un’Alfa 147, a sei immigrati. Tutte le persone ferite erano nere, cinque uomini e una donna. L’uomo fu arrestato poco dopo nei pressi del Monumento ai Caduti dove, dopo essere sceso dall’auto, si era messo sulle spalle una bandiera dell’Italia. Prima di essere ammanettato, come ultimo gesto, si rivolse agli agenti con il saluto fascista.
L’omicidio di Pamela Mastropietro era stata la causa scatenante del raid, la donna era stata uccisa da Innocent Oseghale, un pusher nigeriano che secondo gli inquirenti, dopo averle venduto la droga, l’aveva stuprata, accoltellata e smembrata. Luca Traini in aula ha spiegato il suo gesto: quella mattina intendeva vendicare la donna colpendo gli spacciatori e il suo raid (nelle sue intenzioni) non aveva una matrice razzista infatti, secondo la sua teoria, sparò ai neri perché tutti i neri sono spacciatori. “Il mio non è stato un raid prettamente razziale, ma il fatto che tutti gli spacciatori sono neri. Non è che ho attaccato tutti i neri“, ha detto ai giudici. L’assioma nero uguale spacciatore è stato respinto dai giudici che nella motivazione hanno scritto: “Non potendosi ammettere come vera tale affermazione. La matrice di odio razziale risulta chiara“.
Luca Traini nel 2017 era stato candidato per la Lega Nord alle comunali di Corridonia in provincia di Macerata, ma alla fine dello spoglio risultò non eletto non avendo ottenuto nessuna preferenza. Nessuno degli elettori del paese lo aveva votato, neanche lui aveva avuto fiducia in sé stesso.
Durante l’ultima udienza Luca Trani lesse alcuni fogli in cui si diceva pentito delle sue azioni, e inoltre, negava di essere razzista. Le sue dichiarazioni non sono state credibili per i giudici che, nelle motivazioni della sentenza, hanno scritto: “Il pentimento che ha manifestato in udienza leggendo una breve memoria scritta appare tardivo e poco convincente. Ciò che desta maggiore perplessità è che l’imputato abbia con forza negato la matrice razzista che, invece, deve ritenersi senz’altro presente quale movente ed aggravante della sua condotta“, come riportato da Cronache Maceratesi.