La Forza del Destino, melodramma in quattro atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave (prima assoluta nel 1862 in Russia) è considerata, dagli addetti ai lavori e dai melomani tutti, a metà tra il serio e il faceto, un’opera che porta sfortuna, a causa di svariate disgrazie o eventi negativi capitati durante la sua composizione o rappresentazione nel corso dei decenni. La fama funesta del dramma è tanto radicata che gli stessi orchestrali preferiscono chiamarla con titoli alternativi, come “La forza” o ‘La potenza del Fato’, quando non addirittura facendo ricorso a perifrasi come ‘L’Innominabile’ o ‘la ventiquattresima opera di Verdi’.
L’elenco di sfortunati eventi, più o meno gravi, legati alla storia d’amore tormentata tra Leonora e Vargas, inizia presto, a pochi anni dal debutto, come ricorda Giuseppina Manin sul Corriere della Sera, citando a sua volta il Dizionario verdiano di Eduardo Rescigno (BUR, 2001), oltre alle note di libretto curate nel 2007 da Alberto Mattioli per il Maggio Musicale Fiorentino,
Nel 1866, infatti, il librettista Francesco Maria Piave fu colpito da apoplessia, che lo costrinse a interrompere l’attività. Caduto in miseria, morirà solo e invalido nel 1876. Da una tragedia personale a un’ecatombe collettiva, il passo è breve; si racconta infatti che il primo settembre 1939, il giorno dell’invasione nazista della Polonia, che diede il via alla Seconda Guerra Mondiale, in cartellone, al teatro Wielki di Varsavia, ci fosse proprio l’opera verdiana.
Poco più di 20 anni dopo, il 4 marzo 1960, al Metropolitan di New York, il baritono Leonard Warren fu colpito da emorragia cerebrale pochi istanti dopo aver concluso l’aria Urna fatale del mio destino; sarebbe morto poco dopo il suo arrivo in ospedale. All’esordio del gravissimo terremoto nipponico del 2011, che avrebbe portato agli incidenti di Fukushima, l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino era impegnata in una prova generale dell’opera, a Tokyo.
A questi eventi drammatici si aggiungano vari incidenti, certo non così rari come i suddetti, avvenuti sul palco nel corso di diverse rappresentazioni; a titolo esemplificativo citiamo solo direttori che perdono l’equilibrio precipitando sugli orchestrali, oggetti di scena o costumi danneggiati, interpreti che dimenticano le proprie battute.
Come ricorda Emilio Sala, autore del recente volume Opera, neutro plurale, la fama di ‘dramma menagramo’ ha anche degli addentellati all’interno della trama; le sfortunate vicende di Alvaro e dell’amata nascono difatti da un colpo di pistola partito per sbaglio, che uccide il marchese, padre della promessa sposa Leonora.
Ricordiamo che La forza del destino è l’opera scelta per la Prima della Scala, a Milano, con la regia di Leo Moscato e un cast che annovera Fabrizio Beggi, Anna Netrebko, Elena Stikhina (che si divideranno il ruolo di Donna Leonora in date diverse), Ludovic Tézier, Amartuvshin Enkhbat, Brian Jagde e Luciano Ganci.Infine, una piccola curiosità: sul fronte più strettamente cinematografico, nel thriller Opera, di Dario Argento, si parlava di un’altra opera di Giuseppe Verdi considerata portatrice di sventure, in quel caso il Macbeth, tratto dall’omonima opera di Shakespeare. Nel film, uscito nel 1987, la rappresentazione del Macbeth era segnata da incidenti d’auto, gelosie e una serie di omicidi tra i membri della crew della produzione teatrale. L’autore degli omicidi, si scoprirà poi, è un uomo ossessionato dalla giovane cantante lirica chiamata a sostituire la soprano inizialmente designata come protagonista.