Stanno facendo discutere le parole pronunciate da Marisa Laurito durante l’ultima puntata de La Confessione di Peter Gomez: l’attrice ha detto che la camorra non è più un problema che riguarda solo Napoli, ma è al nord, a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia. Le sue parole stanno facendo discutere ma probabilmente Laurito si riferiva alle recenti cronache sugli affari della ‘ndrangheta tra Sirmione e Desenzano, di cui ha parlato anche il Corriere della Sera. Ma rileggiamo cosa ha detto l’attrice e le motivazioni a sostegno delle sue dichiarazioni.
Durante l’intervista nel programma La Confessione si parla di Napoli e Laurito dichiara con sicurezza: “La camorra non è solo un problema di Napoli, la camorra è un problema italiano. Oggi la camorra più importante sta al Nord, a Desenzano. Bisogna smetterla di parlare solo di Napoli, è un problema italiano. Camorra, mafia, mafia russa, albanese, cinese… siamo pieni”. L’attrice, che è nata a Napoli, ma ha un compagno originario di Brescia, Pietro Perdini, ha criticato anche la serie Gomorra per aver dato un’immagine negativa dell’Italia: “Ho avuto da ridire sulla serialità di Gomorra e sul fatto che all’estero vada quest’immagine dell’Italia. L’Italia è cultura, made in Italy, abbiamo tante cose belle da raccontare. Ma quest’estate, quando abbiamo girato una serie con Sandra Milo e Mara Maionchi, sono andata in un suk, mi riconoscono perché la televisione mi ha portata anche a Marrakech e Tunisi, e mi hanno urlato Ciao, mafia italiana!”.
Eppure, verrebbe da dire, se c’è una cosa che Gomorra ha mostrato, nell’arco di cinque stagioni di successo, è che la camorra potrà avere le sue sedi principali a Scampia, ma ormai ha affari e imprese ovunque, all’estero, come nel Nord Italia, che è anche quello che Laurito ha voluto affermare con forza.
Le dichiarazioni dell’attrice su Desenzano probabilmente si riferiscono alle indagini e alle vicende di cronaca che riguardano la presenza della ndrangheta proprio nella città bresciana, vicende di cui si parla sui media da molti anni. Ad esempio Già nel 2011 il Fatto Quotidiano parlava di Desenzano come residenza di boss che al nord reinvestono i soldi guadagnati col narcotraffico, e uno di questi, spiegava il giornale è Francesco Scullino, che a Desenzano ha una villa su tre piani e che di recente è stato condannato a sette anni e sei mesi a margine dell’inchiesta Atto Finale che, come riporta Brescia Today, ha visto DDA, procura e Forze dell’Ordine impegnati a dimostrare “condotte intimidatorie ed estorsive, accordi e pagamenti usurari, pressioni e pretese economiche a danno di imprenditori, accordi per la spartizione dei guadagni illeciti, richieste di protezione criminale, situazioni di rischio per l’incolumità individuale”
L’anno scorso poi, Paola Pollini, presidente della Commissione speciale Antimafia di Regione Lombardia. spiegò al Corriere della Sera, che le mafie si erano adattate a gestire i propri affari in diversi settori, anche nel bresciano. “Brescia è stata una delle capitali storiche per il narcotraffico” – spiegò Pollini – “ma oggi si parla di mafia d’impresa. Gli ultimi dati mostrano come la criminalità organizzata abbia investito capitali in diversi settori quali la logistica, i servizi come pulizie e facchinaggio e l’esercizio abusivo del credito”
Inoltre Pollini aggiunse che nel bresciano era stata rilevata la presenza di “tutte le consorterie mafiose, anche se il primato spetta alla ‘ndrangheta”. Nello specifico, spiegò la presidente, “Viene segnalata una forte attività di riciclaggio nel settore immobiliare, a Desenzano del Garda. Sono stati rilevati reati di racket e sono in aumento, complice anche il Covid, i reati di usura. Non mancano le infiltrazioni nel settore turistico-alberghiero e nei locali della vita notturna”