Pietro Maso, che il il 17 aprile 1991 uccise i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessari, ha detto nel corso del programma Cronache Criminali, di sentire la vicinanza spirituale dei suoi genitori. Il parricida commise il delitto con l’aiuto di tre complici. Era stato condannato a 30 anni di carcere, ma già nel 2008 gli era sta concessa la semilibertà e il 15 aprile 2013 fu rimesso in libertà.
Pietro Maso uccise i genitori per intascarne l’eredità, il ragazzo, allora 19enne, aveva bisogno di soldi per emulare lo stile di vita dei personaggi di Miami Vice, la serie televisiva con Don Johnson. Oggi, a distanza di 31 ann,i dice: “Mi sarebbe piaciuto prendere le mani di mio papà, o quelle di mia mamma, e dire loro ‘Ti voglio bene’. Però, purtroppo, non ci sono mai riuscito“. Masi fu aiutato da tre complici, suoi amici, Giorgio Carbognin, 18 anni, Paolo Cavazza, 18 anni e Damiano Burato, 17 anni. “Non aver mai detto ai miei genitori ‘ti voglio bene’, ‘ho bisogno di voi’, è una cosa che adesso mi manca, ne soffro, mi manca la possibilità di dire alle persone, soprattutto ai miei genitori, che ho bisogno di loro“.
“Perché la vita è difficile e avrei bisogno anche io di essere confortato…e di dare i miei valori, i miei sentimenti, le mie emozioni ai miei genitori – aggiunge Maso – Umanamente mi mancano, perché vorrei il contatto fisico, però spiritualmente mi sono vicini e questo è già molto per me”.
Quella concessa a Cronache Criminali, a detta di Pietro Maso, è l’ultima intervista che rilascerà. L’uomo, dopo essere uscito di galera, nel 2016 fu iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Verona per tentata estorsione. Le sorelle, da lui minacciate, da furono mese sotto sorveglianza e lui ricoverato in una clinica psichiatrica per turbe mentali e dipendenza dalla cocaina. Oggi, Pietro Maso, davanti alle telecamere di Rai 1, dice che, nel suo percorso di riqualificazione, ha deciso di “dedicare la mia vita ad aiutare i carcerati a reinserirsi nella società». Lo racconta meglio lui stesso“.
A proposito dei suoi trascorsi, Pietro Maso chiede di “essere dimenticato per il mio passato drammatico” e poi “Il Pietro di oggi fa fatica, perché dentro di me c’è c’è un passato di sofferenza. Questa è l’ultima intervista che rilascerò, quando sono uscito dal carcere ne ho concesse diverse, anche per chiedere pubblicamente perdono. Da allora il mio percorso di cambiamento è stato molto lento, il giorno della condanna pensai di farla finita ma l’indomani mi sono messo le scarpe e ho scelto di vivere per essere una persona migliore, ho deciso di affrontare il passato, di capire il perché di ciò che avevo fatto”
“Dentro di me — sostiene Pietro Maso — ho un peso che sto portando dentro, ed è la mancanza dei miei genitori. Al contrario invece non sento il peso del carcere, mi sembra di essere stato in cella un giorno, non 22 anni, non sento che mi sia stata tolta per così tanto tempo la possibilità di uscire“. All’epoca del processo l’opinione pubblica fu colpita dall’atteggiamento freddo e distaccato dell’imputato ed i suoi complici, oggi Pietro Maso confida “Se potessi vorrei solo tornare indietro per ridare la vita ai miei genitori, d’ora in poi desidero essere dimenticato, vorrei avere quel poco spazio che mi permetta di fare questa cosa che per me è importantissima infatti con altre persone mi sono dedicando a tempo pieno al reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti che stanno espiando una giusta pena. Quando ascolto i loro racconti sento che hanno ricevuto poco, io invece ho ricevuto troppo rispetto a quello che ho dato. Scusate se ancora una volta sono entrato nelle vostre vite, spero che sarà l’ultima“.